renzi marchese grillo

1. CRASH! IL CROLLO DEL PREMIER CAZZONE: AL PARI DI SALVINI, RENZI SI ATTESTA OGGI AL 36%, ERA AL 61% AL MOMENTO DELL’INSEDIAMENTO ED ERA SALITA A OLTRE IL 70% IMMEDIATAMENTE DOPO IL SUCCESSO DELLE EUROPEE. ANCORA ALL’INIZIO DELL’ANNO ERA VICINA AL 50% 2. SEGUE BEPPE GRILLO, COL 30%, NON ENTUSIASMANTE MA IN CRESCITA RISPETTO AD INIZIO ANNO (+7%), TALLONATO DA GIORGIA MELONI (29%)

OBAMA SENSI RENZIOBAMA SENSI RENZI

Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

 

Il clima nel quale si trovano oggi i cittadini italiani è piuttosto confuso. Se da un lato è cresciuta a partire dagli inizi di quest’anno la fiducia nella capacità del paese di riprendersi economicamente, anche se con qualche contrazione negli ultimi mesi, dall’altro si riduce la fiducia nel ceto politico e nelle classi dirigenti, non solo politiche.

 

Gli ultimi mesi sono stati dominati da tre fenomeni: la corruzione politica con la vicenda di Mafia Capitale, i risultati delle elezioni locali (regionali e comunali) che hanno evidenziato lo scollamento nel Pd fra centro e periferia con la percezione di una diffusa rete di potentati locali difficilmente controllabili, l’acuirsi dei flussi migratori e le risposte disarticolate degli stati europei. 

renzi su chi e salvini su oggirenzi su chi e salvini su oggi


Tutti questi aspetti contribuiscono a rendere sfiduciati da un lato e dall’altro a creare paura. Tanto più che i segnali di miglioramento dell’economia, che pure come detto gli italiani colgono, non sembrano riverberarsi sulle condizioni concrete di vita: il Paese migliora almeno un po’ ma le mie condizioni personali rimangono al palo. 


Questo sentimento di disagio emerge con nettezza anche dalle valutazioni sulle principali cariche dello Stato e sui maggiori leader politici che abbiamo testato in questo sondaggio. 
Cominciamo dalle cariche dello Stato. Spicca tra di esse il presidente della Repubblica, l’unico ad avere un rilevante consenso: due terzi degli italiani nutrono fiducia nei suoi confronti. Con una piccola contrazione, peraltro fisiologica, rispetto al dato rilevato al momento dell’insediamento di Sergio Mattarella (71%).

renzi grasso mattarellarenzi grasso mattarella

 

È un dato che si ripete. Lo vedevamo per i presidenti precedenti (Ciampi e Napolitano), si conferma per l’attuale. In una situazione di difficoltà, quando le prospettive sembrano negative e la classe politica non è percepita all’altezza del momento, si tende ad affidarsi al presidente della Repubblica, un uomo che per il ruolo che riveste e per l’autorevolezza che lo contraddistingue, viene pensato come capace di indirizzo e orientamento nei confronti della direzione politica. 

BEPPE GRILLO A OSTIABEPPE GRILLO A OSTIA


Molto distanti le altre cariche. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha la fiducia del 40% degli italiani, in calo rispetto al momento dell’insediamento, ma in crescita in relazione al dato di inizio anno. Dopo le polemiche che hanno caratterizzato alcuni momenti della sua gestione dell’aula, tornano per la seconda carica dello Stato, segnali positivi di apprezzamento per quanto la fiducia complessiva rimanga contenuta.

 

GIORGIA MELONIGIORGIA MELONIgiorgia melonigiorgia meloni

Più bassa invece la fiducia nella presidente della Camera Laura Boldrini, che si attesta al 33%, con un calo molto consistente rispetto al momento del suo insediamento (era allora il 57%). Le attese degli elettori per un personaggio con un profilo diverso dal solito (donna, giovane, non «politica») sembrano essere disattese. Infine il presidente del Consiglio, delle cui difficoltà abbiamo più volte parlato recentemente. 


La fiducia in Matteo Renzi si attesta oggi al 36%, era al 61% al momento dell’insediamento ed era salita a oltre il 70% immediatamente dopo il successo delle Europee. Ancora all’inizio dell’anno era vicina al 50%. Si è conclusa la luna di miele, le aspettative dei cittadini non sono state, se non parzialmente, corrisposte. Ma oltre a questi aspetti, in qualche modo fisiologici, hanno pesato molto le vicende sopra indicate e nelle ultime settimane una certa difficoltà di gestione (gli annunci di retromarcia sulla riforma della scuola poi rientrati, il ritiro della revisione del catasto, ecc.) che sembrano indicare un certo affanno, sicuramente non coerente con l’immagine che il presidente del Consiglio cerca di dare di sé. 

ALFANO E SCHIFANI ALFANO E SCHIFANI


Per i leader politici è stata testata non la fiducia ma la valutazione dell’operato, dato più sensibile alle variazioni dei comportamenti. Per tutti prevale nettamente il giudizio negativo. Detto questo, spicca Salvini che con un dato al 36% si colloca allo stesso livello di Matteo Renzi. Ma la crescita rispetto all’inizio dell’anno è poco rilevante. L’impressione è che il leader della Lega abbia raggiunto il livello massimo di consensi e che fatichi ad estenderli.

 

Il suo posizionamento «radicale» gli ha consentito di massimizzare i voti ma, come abbiamo detto più volte, non gli consentirà presumibilmente di posizionarsi come leader di un centrodestra che ha al proprio interno ampie componenti moderate. Segue Beppe Grillo, con una valutazione del 30%, non entusiasmante ma in crescita rispetto ad inizio anno (+7%), tallonato da Giorgia Meloni (29%). Fortemente distanziati gli altri, all’ultimo posto Angelino Alfano, penalizzato in particolare dalle vicende dell’immigrazione. 

BOLDRINI GAD LERNER BOLDRINI GAD LERNER


Prevale quindi la negatività mentre cresce il consenso per le formazioni di «protesta» e «antisistema». Ma è comunque un consenso minoritario che si basa, per la gran parte degli elettori, sulla rabbia e il disagio e non sulla proposta. In attesa di una ripresa che incida veramente sulle concrete condizioni di vita dei cittadini, abbiamo di fronte un periodo di difficoltà e di ulteriore scollamento politica/popolo che sarà molto difficile ricomporre a breve. 

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO