LE CRISI ECONOMICHE GENERANO MOSTRI - NEL ’29, LA GRANDE DEPRESSIONE SPIANÒ LA STRADA AL FÜHRER, OGGI IN GRECIA GLI ESTREMISMI FANNO LEVA SULLE STESSE PAURE - A DESTRA, I NEONAZISTI DI “ALBA DORATA”: IL MALE ASSOLUTO? IMMIGRATI E GRANDI BANCHE IN MANO AD “AMERICANI ED EBREI” - A SINISTRA, I COMUNISTI DI “SYRIZA”: TASSE AI RICCHI E TAGLI ALLE SPESE MILITARI - BASTA DIRE “VIA DALL’EURO” E LA VITTORIA È ASSICURATA…

Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

Ha vinto il voto di protesta e di ribellione contro il duro piano di austerity imposto dalla Ue in cambio dei salvataggi alla Grecia. Ha vinto la rabbia ma anche la paura degli immigrati e della miseria crescente che ha gonfiato i partiti di destra e di sinistra schiacciando in una morsa le due tradizionali formazioni moderate Pasok e Nuova Democrazia che hanno retto per qualche mese la grande coalizione guidata dal «tecnico», dall'ex banchiere centrale Papademos.

Ma nella notte elettorale più attesa dalla fine della dittatura del colonnelli, il paese dell'Egeo è piombato nell'incertezza. L'unico dato inconfutabile è che i vincitori di questa tornata elettorale sono i neonazisti di Alba dorata e il carismatico leader di Syriza, Alexis Tsipras. La sua sinistra federata è diventata addirittura il secondo partito ellenico, superando il Pasok.

Nonostante i capi neghino e continuino a definirlo «nazionalista greco», il partito Alba dorata è indubbiamente un partito neonazista. A partire dal simbolo, il «meandros», un ornamento dell'antica Grecia che richiama la croce uncinata del partito di Hitler. E a proposito del Fuehrer sono inequivocabili le frasi del leader di Chrysi Avgi. Per Nikos Michaloliakos «Hitler è stato un grande personaggio». Fondato nel 1985, questo partito è sempre rimasto sotto la soglia di attenzione, comprese le politiche del 2009 quando ha preso appena lo 0,29%. Ora entra per la prima volta in Parlamento con un mostruoso 7% e una ventina di deputati.

In campagna elettorale ha sfruttato soprattutto due fattori: l'indebolimento del tradizionale partito di estrema destra, il Laos; guidato da Yiorgos Karatzaferis, il partito nazionalista si è macchiato di un peccato imperdonabile, agli occhi degli estremisti: per alcuni mesi ha appoggiato il governo Papademos. Alle ultime politiche aveva incassato il 5,4%, ieri sera sembrava addirittura a rischio il suo ingresso in Parlamento, oscillava attorno al 3%.

Il secondo fattore che ha coagulato un consenso sconcertante attorno ai neonazisti è la paura. Anzitutto, il terrore degli immigrati: Alba dorata ha proposto di mettere le mine antiuomo alle frontiere, di arrestare e rimpatriare gli illegali e di considerare ogni crimine commesso dagli immigrati con un'aggravante specifica.

E ad Atene, dove sono già riusciti a entrare nel consiglio comunale e dove dilettano i colleghi ogni mattina salutandoli con il braccio teso, hanno approfittato di una trovata che li ha resi molto popolari, soprattutto tra gli anziani. Per proteggerli dai criminali comuni offrono di accompagnarli al bancomat o a ritirare la pensione. Ma nella capitale i militanti sono famosi soprattutto per le violenze contro gli immigrati.

Ovviamente un tema centrale anche di questo partito è la crisi e l'austerità imposta dall'Europa. Alba dorata propone di non ripagare il debito pubblico, tout court. In una intervista di sabato a questo giornale, la figlia di Michaloliakos, Urania, ha spiegato che non va restituito perché andrebbe alle banche «controllate da americani ed ebrei». Per risollevare l'economia Chrysi Avgi suggerisce di sfruttare i presunti giacimenti di idrocarburi nell'Egeo.

Dall'altro lato dello spettro politico greco bisognerà invece seguire con grandissima attenzione cosa avverrà attorno ai due partiti principali a sinistra dei socialisti. Il grande vincitore di questa tornata elettorale è anche stato durante la campagna elettorale il più aggressivo antagonista del Pasok, Alexis Tsipras, leader della sinistra federata Syriza. Trentasettenne, è l'uomo che ha definito il memorandum una «barbarie» e che ha salutato ieri notte il balzo del suo partito dal 4,6% del 2009 al 16% come una «rivoluzione pacifica».

In campagna elettorale ha insistito molto sul tema della crisi. Tra i suoi cavalli di battaglia, la cancellazione della gran parte del debito greco, la sospensione del pagamento degli interessi, ma anche l'introduzione di tasse più pesanti per i ricchi e il taglio delle spese militari.

Tsipras ha teso più volte la mano ai trinariciuti comunisti del Kke, che sono rimasti tuttavia inamovibili. Da sempre irriducibile a qualsiasi idea di federarsi con altri partiti di sinistra, Aleka Papariga ha impostato la sua campagna elettorale su una proposta inequivocabile: uscire dall'euro e dall'Ue. Chissà se qualcuno l'ha informata che il Patto di Varsavia è morto da vent'anni.

 

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