IL RITORNO DELLA DESAPARECIDA - LA PRESIDENTESSA ARGENTINA CRISTINA KIRCHNER RICICCIA IN PUBBLICO DOPO PIÙ DI UN MESE DI SILENZIO

Filippo Fiorini per "La Stampa"

In abito bianco con i bottoni neri, le scarpe laccate bianche con i tacchi neri. L'orologio, gli anelli e gli orecchini d'oro, tutto abbinato con la fibbia del vestito, non sono bastati a dare un'immagine entusiasta a una presidenta dalla voce roca, il tono dimesso e una cerchia dei fedelissimi sempre più ridotta.

Cristina Kirchner è tornata a farsi vedere dopo 35 giorni di assenza dalla scena pubblica argentina (42 giorni dall'ultimo discorso), in cui l'intera società civile pretendeva di sapere chi tenesse il timone dello Stato, ma non ha parlato di nessuno dei problemi che hanno segnato questo mese di festività, saccheggi, blackout e inflazione al 25% (con il peso che dall'inizio del 2014 si è deprezzato di quasi il 19% nei confronti del dollaro).

Un tempo, questa donna (che ha confermato la sua presenza la prossima settimana all'Avana per il vertice sudamericano Celac) iniziava i suoi discorsi gridando: «Argentine e argentini!», davanti a uno stadio pieno, come se stesse conducendo il popolo in battaglia. Adesso dice: «Buonasera a tutte e a tutti», quasi si rivolgesse solo ai presenti e non all'intera cittadinanza. La scelta di dismettere il lutto, iniziato con la morte del marito Nestor nell'ottobre 2010 e lasciato dopo la sconfitta elettorale dell'ottobre scorso, aveva lo scopo di mostrarla proiettata sul futuro. Invece, ha ottenuto l'effetto di farla sembrare un ufficiale in borghese dopo l'armistizio.

Le stesse parole di Cristina tradiscono lo scoramento di un governo che prima vantava una grande ispirazione d'avanguardia, reale o presunta che fosse, ma che adesso può permettersi solo ambizioni piccole, come quella di dare 40 euro al mese al milione 500 mila giovani che non studiano o lavorano, su un totale di 5 milioni di coetanei impiegati, e in un Paese dove un menù di McDonald's costa 4 euro, dove la scuola è gratis e dove c'è solo il 6,6% di disoccupazione.

Nel frattempo, dicembre è stato segnato da un duro sciopero di polizia, che ha liberato un'ondata di saccheggi su tutte le città dell'entroterra ed è costato 15 morti. La paghetta annunciata ieri (in cambio della quale si deve studiare e andare dal medico) ha certo il fine di integrare nei valori della convivenza i giovani vandali che prima di Natale hanno distrutto i negozi e le macchine dei loro concittadini. Ma basterà a creare un uomo nuovo in questi figli di campesinos, che hanno ceduto le terre all'espansione dei latifondi di soia e sono emigrati nelle baraccopoli?

«Uno Stato da solo non ce la può fare», ha detto ieri la Kirchner. «Nessun governo ce la può fare da solo e neanche una presidente». Ma la società che chiama a raccolta non ci sta più. La promessa di un'Argentina migliore dopo la crisi del 2001 è stata in parte mantenuta, finanziando il benessere con la domanda estera di grano, latte e soia, ma ora si è spenta.

Oltre i giovani idealisti, i militanti di professione e le imprese amiche del governo, c'è chi vive di uno stipendio che aumenta una volta l'anno, pagando cose che aumentano una volta al mese. C'è la frustrazione dei mille residenti di Buenos Aires che hanno passato le feste senza elettricità, perché non si è investito sulla rete. E c'è una presidente stanca, nonché sempre più lontana dalla realtà che deve comandare.

 

CRISTINA FERNANDEZ DE KIRCHNER DA PAPA BERGOGLIO A SAN PIETRO CRISTINA FERNANDEZ DE KIRCHNER E PAPA FRANCESCO BERGOGLIO CRISTINA KIRCHNER Cristina Fernandez de Kirchner Cristina Fernandez de Kirchner Cristina Fernandez de Kirchner

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