1. CROLLA TUTTO? MACCHÈ! LETTA: “IL CAVALIERE LO SA: SE CADIAMO, NON SI VA AL VOTO” 2. “BERLUSCONI SA BENE CHE, METTENDO IN CRISI QUESTO GOVERNO, NON INTERROMPE AUTOMATICAMENTE LA LEGISLATURA”, PERCHÈ RESTEREBBE APERTA LA POSSIBILITÀ DI UN GOVERNO DEL PD CON I DELUSI DEL CINQUE STELLE, IN QUEL CASO DESTINATI A MOLTIPLICARSI 3. DI PIÙ: BERLUSCONI SA CHE SE SI PRECIPITA VERSO ELEZIONI, SI CANDIDA MATTEO RENZI, IN QUESTO MOMENTO “BACIATO” DAI CONSENSI (TENERE DISTINTA GIUSTIZIA E POLITICA)

Fabio Martini per La Stampa

Alle cinque della sera, a palazzo Chigi, nello studio del Presidente che fu di Prodi (ma non di Berlusconi), Enrico Letta sta ascoltando lo sfogo della statuaria Josefa Idem e proprio mentre la ministra sta dicendo al suo premier che per lei «è finita», in quel preciso momento sopraggiunge la notizia della sentenza di Berlusconi.

Un ministro che si dimette e un leader della maggioranza duramente condannato: due "botte" nel giro di pochi minuti, roba da destabilizzare chiunque. Ma Letta, si sa, è una sfinge e anche in questa occasione non tradisce emozioni. Più tardi si premurerà di non farne trapelare e d'altra parte in queste circostanze il mantra lettiano di tradizione democristiana - il silenzio è d'oro - diventa una sorta di imperativo categorico.

Naturalmente, ad incontro finito, il presidente del Consiglio si affretta ad informarsi, chiede a chi di dovere come Berlusconi l'abbia presa e d'altra parte in casa Pdl, Letta non manca di interlocutori e informatori affidabili, a cominciare dallo zio Gianni.

I resoconti che arrivano a palazzo Chigi in qualche modo sono incoraggianti: il Cavaliere è furibondo e offeso, ma poiché ritiene che la condanna sia palesemente persecutoria, lui stesso sta accarezzando la suggestione di proporsi più che mai come «un martire», per usare una delle espressioni usate dal Cavaliere. Arrivando a notare, ma questo non è arrivato alle orecchie di Letta: «Anche Mandela è stato in carcere». Un tipo di reazioni che - nella sfera privata, come in quella pubblica - escludono rappresaglie a breve scadenza sul governo.

E, a fine giornata, dalle riflessioni a voce alta di Letta con i ministri amici, emergeva un certo ottimismo e un'analisi interessante. Assieme a considerazioni ispirate ad un fisiologico istinto di sopravvivenza («giorno per giorno facciamo parlare i fatti e non le polemiche»), si faceva strada anche un ragionamento politico: «Berlusconi sa bene che, mettendo in crisi questo governo, non interrompe automaticamente la legislatura», perchè resterebbe aperta la possibilità di un governo del Pd con i delusi del Cinque Stelle, in quel caso destinati a moltiplicarsi.

Di più: Berlusconi sa che se si precipita verso elezioni, si candida Matteo Renzi, in questo momento "baciato" dai consensi. E dalle chiacchierate a palazzo Chigi di Letta, emergeva una considerazione fuori dal seminato: «Sta accadendo, nei partiti, quel che sembrava impossibile: riuscire a tenere distinte questione giudiziaria e questione politica».

La rappresentazione abbastanza ottimistica fatta a palazzo Chigi è indirettamente dimostrata dalla conferma dell'incontro, previsto per questa sera, tra Letta e Berlusconi, per parlare di agenda di governo. E d'altra parte lo stesso Letta, anche nei colloqui informali, continua a pensarsi sul medio periodo. Da questo punto di vista «è davvero interessante il discorso fatto che ha fatto a noi della delegazione Anci», come racconta uno dei sindaci presenti.

Nel corso di uno degli incontri pomeridiani, quello con la delegazione Anci guidata dal sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, Letta ha tratteggiato in modo pragmatico e sincero lo scenario dei prossimi mesi: «Ci troviamo in una congiuntura difficile e un primo passaggio importante sarà la decisione dell'Ecofin, che dovrà formalmente accogliere la richiesta della Commissione di chiudere la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia».

Un traguardo - ecco il primo punto interessante dell'analisi - dopo il quale l'Italia non potrà assumere un atteggiamento da finanza allegra, ma dovrà continuare a muoversi «con responsabilità», anche perché il contesto resta critico, con lo spread che è tornato a livelli di guardia. In altre parole il messaggio di Letta è stato questo: dobbiamo attraversare l'estate con le cinture di sicurezza allacciate e poi in autunno, dopo le elezioni in Germania, si potrà ricominciare a ragionare, compreso lo sblocco del patto di stabilità che tanto sta a cuore all'Anci. E a fine anno con una situazione dei conti pubblici che dovrebbe essere stabile, si inizieranno a vedere i segni di una ripresa e nei primi mesi del 2014 dovrebbe «ripartire l'economia».

Un'analisi sincera che ha finito per convincere i sindaci di diverse tendenze, come ha fatto capire il capofila della delegazione, Cosimi: «L'incontro di oggi è stato soddisfacente, soprattutto per il metodo usato».

 

 

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