“MONTI? E’ UN BANANA COL LODEN!” – L’ABBAIANTE BERSANI FINALMENTE L’HA CAPITO CHE MONTI MORDE: LE BOTTE PIU’ DURE SU MPS VENGONO DAL PROF - I SINISTRATI ACCUSANO LE PRIME PERDITE NEI SONDAGGI, VITTORIA NON PIU’ SICURA? - “DOBBIAMO REAGIRE!” GRIDA IL POLIT-BUREAU, MA PIU’ CHE ALTRO CI SI AFFIDA ALLA BEATA MISERICORDIA DI SANTA PROCURA DA SIENA: ARRESTI E INDAGATI DOPO IL VOTO…

Carlo Bertini per "la Stampa"

«D' ora in poi, per un mese tutti spareranno addosso a noi che siamo i favoriti ed è chiaro che useranno questa storia del Monte Paschi, a cominciare da Monti che se vuol prendere voti al centrodestra deve per forza dar botte al Pd». Ecco se questo è l'umore disincantato di uno dei big di area cattolica, quello del segretario è più combattivo, se non altro per rassicurare la pancia ex diessina che quelli che vogliono strumentalizzare questo caso come fu per la vicenda Unipol non ci riusciranno. Bersani aveva messo nel conto che sarebbe stata «una campagna durissima in cui avremo tutti contro», ma ora è dell'attacco «a freddo» del professore che non si capacita.

«Perché è una cosa non da persona seria quale dovrebbe essere lui», si sfoga con i suoi. Dunque lo stato maggiore si cala l'elmetto sperando che il colpo di immagine su Mps non faccia da volano al trend già discendente dei sondaggi, vissuto fin qui senza troppi patemi. Ma questa vicenda apre una ferita seria con Monti: che «se punta a togliere voti a Berlusconi bene, ma deve stare attento a non esagerare altrimenti rischia una strada senza ritorno e forse questo non fa piacere a Casini...», avvertono sibillini i bersaniani.

Il grado di preoccupazione cresce e non c'è dubbio alcuno: a lanciare il primo campanello d'allarme su un'erosione a caldo dei consensi del Pd di uno due punti, uno studioso autorevole come Paolo Natale ieri su Europa, uno dei due quotidiani del partito. Convinto che «se politici e media faranno di questo caso un insistente cavallo di battaglia è anche possibile che il credito di fiducia di cui tuttora gode il Pd possa venir eroso in maniera sensibile». E si capisce con quale ansia ai piani alti attendano i sondaggi dei prossimi giorni, ufficiali e più riservati, dei vari istituti. Che prima che esplodesse il caso Mps avevano pure segnalato una frenata della rimonta del Cavaliere.

Dopo che già venerdì alcuni segretari regionali riuniti in plenum con i big invocavano una reazione più dura agli attacchi, i toni di Letta e Bersani si sono alzati fino a mollare sberle verbali come quelle di ieri. E per far vedere che fa sul serio, Bersani è arrivato a evocare un commissariamento della banca. Dalla sede del Pd si premurano di far sapere che lo scopo di questa proposta è quello di «interrompere il rapporto incestuoso tra la fondazione e la città e anche quello di affrontare i problemi senza impacci.

La Banca d'Italia può proporre al ministero dell'Economia anche il commissariamento, che sospende i poteri delle assemblee, un modo per interrompere il rapporto tra potere politico cittadino e la banca e anche per consentire di tirar fuori tutto ciò che si deve. Insomma vogliamo far vedere che non c'è nessun timore reverenziale a spezzare questi legami».

Ma sul piano politico la conseguenza immediata è un «cambio di passo» nei rapporti con Monti. Perché il refrain dei bersaniani è che così facendo il professore sembra una brutta copia del Cavaliere e si sa cosa succede quando gli elettori devono scegliere tra una copia e l'originale. «Il tema di questa campagna dovrebbe essere come uscire dalla più grave crisi del dopoguerra. Gli altri la impostano secondo lo stile dei guru americani: Berlusconi lo ha imparato, il motto è "lascia stare i problemi e attacca gli avversari".

Ma siamo stupiti del prof. Monti», scandisce il leader Pd in un teatro ligure incassando uno scroscio di applausi dei militanti arrabbiati. Ma la musica che intonano i suoi è più aggressiva perché «Monti sa che problemi ha questo paese, dovrebbe essere uno di quelli che parlano un linguaggio di verità. E' un grave errore fare il Berlusconi col loden. Se rosicchia uno o due punti alla destra in Sicilia recitando il ruolo dell'antipolitica in doppio petto a noi conviene. Ma se la critica prende una piega etica o morale, rischia di minare la collaborazione tra i due poli e in quel caso ci rimette il più debole».

 

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