CULATELLO STASERA AL QUIRINALE: MOLLA O ‘’BERSANONI’’?

1. STASERA BERSABI SALE SUL COLLE
Radiocor - 'Dopo qualche ora di riflessione, entro sera, mi rechero' al Quirinale per riferire le mie valutazioni'. Cosi' il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, annuncia alla stampa a Montecitorio la fine del giro di consultazioni con forze sociali e politiche. 'E' stato - ha sottolineato Bersani - un giro di ricognizione che ha dato, vi assicuro, un quadro molto preciso, pertinente e realistico della situazione sia economico-sociale che politica'.

2. CULATELLO TORNERÀ ALL'OVILE DEL POMPETTA?
Franco Bechis per "Libero"

La prima battuta segnala il maldipancia. L'ha citata ieri sera Enrico Mentana attribuendola a un alto dirigente del Pd: «Abbiamo iniziato le consultazioni sentendo Roberto Saviano e ora finiscono all'inseguimento di Gianfranco Miccichè».

La seconda battuta l'abbiamo raccolta noi di Libero, e arriva confidenzialmente da un altro dirigente: «Pier Luigi Bersani è come Fonzie, quel personaggio della serie tv Happy Days che non riusciva a dire né "scusa" né "ho sbagliato". Lui non riesce a pronunciare l'apertura al Pdl».

È una battuta che indica l'ultima speranza: «mancano poche ore, ma gran parte del partito sta cercando di allenarlo perché sia pure in extremis riesca a pronunciare quelle parole», confida ancora lo stesso dirigente Pd. Certo, il partito è in grandissima sofferenza in queste ore, e lo è ancora di più perché deve fare finta di essere tutto unito e felice.

Ma così non è, e alla guerra interna per bande manca davvero un soffio. Si aspetta solo la parola fine per il tentativo di Bersani, e se il tentativo del leader di formare un nuovo governo dovesse fallire come già è rovinosamente fallita la campagna elettorale, l'esplosione della guerra interna sarebbe assicurata.

Con il leader a cui verrebbe concesso l'onore delle armi (forse), ma con fine rovinosa del suo gruppo di comando, (dalla Moretti ad Orfini), odiato da gran parte del partito con la sola eccezione del neo capogruppo alla Camera, Roberto Speranza (cui si riconosce nonostante la giovane età una ragguardevole gavetta interna al partito).

Una cosa è certa: ben oltre la metà dei gruppi parlamentari farebbe qualsiasi cosa pur di non interrompere subito la legislatura. E quindi concorda con la strada più realistica: cercare una intesa con il Popolo della Libertà. Oggi nessuno parla apertamente, eppure le confidenze girano continuamente con la garanzia dell'anonimato almeno per fare comprendere gli umori del corpaccione Pd.

Ci sono i fedelissimi di Massimo D'Alema - ormai una minoranza fra gli eletti - che dopo lo sconcerto per l'inizio giustizialista e grillino di Bersani stanno cercando di spingere la svolta che nelle ultime disperate ore si intravvede: l'apertura al Pdl.

Lo stanno spingendo a trattare davvero, e a fare dichiarazioni pubbliche, accettando di esplicitare la promessa di concordare con il Pdl e con Scelta civica la nomina del prossimo capo dello Stato. Su questa identica linea sono gran parte degli eletti che avevano le radici nella storia del partito popolare e nella Margherita: dal gruppo di Dario Franceschini a quello di Beppe Fioroni, con la sola esclusione di Rosy Bindi. Stanno incrociando le dita per la possibilità che si intravede di portare al Quirinale Franco Marini, ed è già motivo più che sufficiente per spingere ad esplicitare il dialogo con il Pdl.

Sono incerti i circa 50 parlamentari che fanno riferimento a Matteo Renzi. Il loro leader è stato il primo a chiedere di cambiare passo, includendo in ogni trattativa anche quel centrodestra che ha ottenuto quasi gli stessi voti di Bersani & compagni. L'intesa però in questo momento rischia di fare nascere un governo dall'orizzonte più lungo di quel che servirebbe a loro. Più si allontanano le prossime elezioni, più Renzi sarebbe costretto a fare passi indietro: dovrebbe ricominciare da capo, affrontare altre primarie e i congressi del Pd per arrivare prima alla segreteria del partito. E sulla sua strada si troverebbe anche l'inciampo delle amministrative: perché il prossimo anno si vota di nuovo per il sindaco di Firenze, e bisogna decidere se ricandidarsi o meno entro il prossimo autunno.

Tutti però - ex popolari, renziani e dalemiani - giudicano rovinosa l'umiliazione subita in queste settimane da Pier Luigi Bersani e ovviamente dal Partito Democratico nell'ostinato inseguimento dei parlamentari a 5 stelle e dei loro temi di governo.

Ancora per poche ore cercheranno di convincere Pier Luigi Fonzie a pronunciare le parole che non gli vengono naturali. Se non riuscirà, per il Pd inizierà tutta un'altra storia.

 

GOVERNO DI SCOPO E SCOPONE BERSANI GRILLO BERLUSCONI NAPOLITANO BERSANI, BERLUSCONIVIGNETTA BENNY BERSANI E BERLUSCONI INSIEME A LETTO bersani napolitanoRoberto Saviano UN PO D ACQUA PER MASSIMO D ALEMA FOTO ANDREA ARRIGA MATTEO RENZI CON LA MANO NELL'OCCHIO

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