COME SI DICE ITALICUM IN INGLESE? - D’ALIMONTE: “VISTO? CAMERON CON IL 36,9% HA PRESO IL 51% DEI SEGGI. UNA LEZIONE AI CRITICI PROVINCIALI” - SOFFICI: “IMPARAGONABILE: LORO HANNO IL MAGGIORITARIO E CANDIDATI CHE CI METTONO LA FACCIA”
1. LA LEZIONE INGLESE
Roberto D’Alimonte per “Il Sole 24 Ore”
Con il 36,9% dei voti il partito conservatore di Cameron ha conquistato il 51% dei seggi. Un premio pari a 14 punti percentuali. Con il 30,4% dei voti i laburisti hanno perso ma hanno ottenuto il 36% dei seggi.
È andata molto male invece ai liberal-democratici che con l’8% dei voti hanno preso solo 8 seggi (l’1%). A differenza del partito nazionalista scozzese che con il 4,7% dei voti, di seggi ne ha presi 56 (sui 59 dell’intera Scozia). Dulcis in fundo, lo Ukip di Farage con il 12,6% di voti ha preso un solo seggio.
Siamo di fronte a un sistema elettorale indiscutibilmente incostituzionale secondo i criteri della nostra Corte. Non solo. Secondo i critici nostrani dell’Italicum non c’è alcun dubbio che la democrazia inglese sia in grave pericolo. La deriva autoritaria è dietro l’angolo. La più antica democrazia parlamentare del mondo è ormai moribonda. Come è possibile che un premier eletto da poco più di un terzo degli elettori possa governare legittimamente?
È il maggioritario, bellezza! A casa nostra non piace a molti. A Londra invece tanti hanno tirato un sospiro di sollievo. Fino all’altro ieri la Gran Bretagna sembrava sull’orlo della ingovernabilità. Si parlava non solo di governi di coalizione, ma addirittura di governi di minoranza. Una vera iattura in quel paese. E invece gli elettori britannici oggi hanno un governo di maggioranza.
Questo esito è il prodotto del sistema elettorale. Un sistema maggioritario fortemente disproporzionale, imperniato su 650 collegi uninominali dove basta arrivare primo per vincere il seggio. Winner-takes-all. Il vincitore si prende tutto è la definizione gergale di questo sistema. Chi arriva primo si prende tutta la posta e agli altri non resta niente. Quando il sistema funziona gli elettori eleggono “direttamente” il governo del paese, come è successo questa volta. La governabilità fa premio su tutto. Ma il costo è la disrappresentatività. Anche Tony Blair nel 2005 vinse le elezioni con il 35% dei voti.
Naturalmente è un sistema che ha i suoi critici anche in Gran Bretagna. Tra questi spiccano i sostenitori dei partiti minori che nel corso della storia elettorale inglese sono stati sistematicamente svantaggiati. In particolare i liberal-democratici. Quando cinque anni fa Cameron non riuscì ad arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi e fu costretto a fare un governo di coalizione proprio con i liberal-democrattici la prima richiesta del loro leader fu un referendum sul sistema elettorale. Si svolse il 5 maggio 2011.
Quel giorno i cittadini inglesi potevano decidere di abbandonare il sistema uninominale maggioritario e sostituirlo con il voto alternativo. Invece il 68% ha votato contro il cambiamento. Hanno preferito mantenere il vecchio disproporzionalissimo sistema. Hanno scelto la governabilità rispetto alla rappresentatività.
renzi incontra cameron a londra
Ma veniamo ora alla buona notizia per tutti coloro che hanno seri dubbi sulla bontà della evoluzione maggioritaria nel nostro paese. Con l’Italicum quello che è successo in Gran Bretagna accadrà in maniera diversa. E in meglio. Infatti, il vantaggio dell’Italicum sta nel fatto che chi vince avrà 340 seggi e chi perde se ne dividerà 278. Poi ci sono i 12 seggi della circoscrizione estero. Per questo e per altri motivi legati a Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta in realtà chi vince ne avrà di più e chi perde qualcuno meno.
Ma questi sono dettagli. Il punto è che l’Italicum è sì un sistema majority-assuring, cioè assicura che ci sia un vincitore certo, ma a differenza di quello inglese non è un sistema winner-takes-all. Il vincitore infatti non si prende tutta la posta in gioco ma solo il 54%.
Certo, per garantire che la sera delle elezioni ci sia un vincitore certo si deve sacrificare in parte la rappresentatività. Ma solo in parte. Da noi un partito con il 13% dei voti, come l’Ukip, non viene escluso dal parlamento. Questo è il vantaggio dell’Italicum rispetto al sistema inglese, e anche rispetto a quello francese. Tra due anni in Francia assisteremo ad un altro caso analogo a quello dello Ukip inglese.
Infatti il Front National di Marine Le Pen potrebbe arrivare addirittura al 20% dei voti ma senza prendere seggi o prendendo una manciata. Questo per dire che nemmeno il maggioritario a due turni francese con i suoi collegi uninominali può impedire esiti fortemente disrappresentativi. Da noi grazie all’Italicum Salvini e Grillo possono dormire sonni tranquilli. Mal che gli vada porteranno comunque in parlamento una bella pattuglia di deputati.
Insomma, l’esito delle elezioni inglesi è la migliore dimostrazione della bontà dell’Italicum. Con buona pace di tutti quei critici provinciali che hanno investito tanto nella sua demonizzazione.
2. L’ITALICUM E LA DEMOCRAZIA PURA
Caterina Soffici per “il Fatto Quotidiano”
Con il 36 per cento dei voti il partito conservatore britannico ha vinto le elezioni. Allo stesso tempo con 3,2 milioni di voti (12,5%) il partito dei nazionalisti di Nigel Farage ha conquistato solo un seggio, mentre gli indipendentisti scozzesi, con appena un 1 milione e mezzo di voti, si sono aggiudicati 56 seggi a Westminster. È democrazia questa? Sì, ai massimi livelli. Difficile spiegare a un lettore ed elettore italiano che questo avviene proprio nella culla della democrazia.
In Italia si è già scatenata in rete (ma anche nelle telefonate degli ascoltatori di Radio3 Mondo o di Prima Pagina su Radio3) una ridda di commenti per dire che questo non è un sistema democratico e che la volontà del popolo non è rappresentata. Qualche populista di quelli che guardano il dito ma non vedono la luna, ha paragonano il sistema britannico con l’Italicum. Senza rendersi conto che se così fosse, sarebbe un mangnifico complimento per l’Italicum.
Confrontare l’Italicum con il sistema elettorale inglese è pura eresia. Anche il premier Renzi ha usato l’esempio delle elezioni inglesi per tirare acqua al mulino dell’Italicum: “Deriva autoritaria? Con l’Italicum Cameron al 36 per cento sarebbe dovuto andare al ballottaggio”. Ovviamente il paragone non regge. Il problema è che in Gran Bretagna non contano le percentuali, perché per l’appunto è un sistema maggioritario. Incidentalmente ricordiamo che nel 1993 ben 9 milioni di italiani votarono sì un referendum indetto da Mario Segni (uno dei tanti dove davvero la volontà popolare non è stata rispettata) per dire che volevano il maggioritario e non più il proporzionale, per finirla con lo strapotere delle segreterie dei partiti, le manfrine post elettorali eccetera. Sappiamo come è finita.
Essendo quello britannico un sistema maggioritario, è ovvio che non è proporzionale e non rispecchia la percentuale dei voti. Nel sistema maggioritario uninominale britannico vince il primo arrivato in un collegio, anche se ha preso solo un voto in più del secondo. L’Ukip, per dire, è arrivato secondo in ben 120 collegi, ma ha vinto in uno solo. C’è forse un problema di distorsione maggioritaria, ma è il prezzo che si paga alla stabilità. Governabilità e rappresentanza sono due entità in lotta continua, non si possono avere entrambe. Per avere un paese più governabile, si sacrifica sul piano della rappresentanza. Ma questo non significa che è un sistema antidemocratico.
Anzi. La Gran Bretagna è democrazia allo stato puro, perché i cittadini decidono i loro candidati e questi rispondono ai propri elettori, prima che alla segreteria del partito. C’è un forte legame con il territorio e non ci sono capilista di facciata presentati in 30 collegi, gli “acchiappagonzi” che uno vota e poi il partito sceglie a chi dare il seggio. In Gran Bretagna un fenomeno come Razzi non è possibile.
snp la nuova stella ventenne la studentessa mhairi black
Qui il trasformismo è una parola sconosciuta. Non sono le segreterie dei partiti a scegliere i candidati. Questo ha permesso a tal Mahiri Black, una ragazzina di appena 20 anni, la più giovane deputata mai eletta a Westminster dal 1667, di sconfiggere Douglas Alexander, vecchia volpe della politica. Democrazia è quando governa chi vince, con parlamentari scelti dai cittadini, senza tanti trucchetti e premi di maggioranza (quelli sì, antidemocratici). E chi perde si dimette, prendendosi le proprie responsabilità. Ieri, in meno di sessanta minuti, si sono dimessi in tre.