DAGOREPORT – COME MAI SCHOLZ NON ACCOMPAGNERÀ MACRON E VON DER LEYEN IN CINA PER INCONTRARE XI JINPING? IL CANCELLIERE TEDESCO HA VOLUTO EVITARE INUTILI POLEMICHE, VISTA LA STORICA VICINANZA TRA BERLINO E PECHINO – MACRON E URSULA VOGLIONO CONVINCERE IL PRESIDENTE CINESE A PRENDERE LE DISTANZE DA PUTIN, UNICA POSSIBILITA’ PERCHE’ XI DIVENTI UN MEDIATORE “CREDIBILE” NELLE TRATTATIVE PER LA PACE IN UCRAINA – IL TENTATIVO DI BRUXELLES DI INTERLOQUIRE CON IL DRAGONE È ANCHE UN MODO PER SMARCARSI DALLA LINEA DEGLI STATI UNITI, SEMPRE PIU’ IMPEGNATI IN UN "UNO CONTRO TUTTI"
DAGOREPORT
emmanuel macron ursula von der leyen
Gli attenti osservatori degli affari europei si sono chiesti come mai il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, abbia deciso di non accompagnare Emmanuel Macron e Ursula Von Der Leyen nel viaggio diplomatico in Cina per incontrare Xi Jinping.
Scholz ha desistito per evitare inutili polemiche, visto che la Germania è sempre stata molto vicina a Pechino, sia economicamente che politicamente (grazie ai tre lustri di cancellierato di Angela Merkel), e la presenza del primo ministro tedesco in un viaggio di rappresentanza dell’intera Ue avrebbe riproposto la vecchia questione della Germania ventre molle dell’Unione rispetto all’influenza cinese sul continente.
Quel che è certo è che Macron e Ursula non hanno certo preparato i bagagli per discutere con Xi Jinping del piano di pace predisposto dalla Cina, che è già stato sostanzialmente bocciato da più parti, persino dall’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Borrell.
I due voleranno a Pechino per avere un chiarimento definitivo con Xi. Della serie: vuoi davvero essere coinvolto nel processo di pace per l’Ucraina? Perché, se vuoi essere il mediatore, devi stare “nel mezzo”, quindi non puoi essere così vicino a uno dei due contendenti, cioè la Russia di Putin.
Il rendez-vous punta a disarticolare Pechino da Mosca, per dare una vera chance al dialogo. Solo in quel caso, l’Unione europea potrebbe, davanti a un serio progetto per il cessate il fuoco, fare pressione sugli Stati Uniti per “ammorbidire” la netta contrarietà di Washington all’interposizione cinese nel conflitto. La serietà dell’operazione diplomatica è confermata dal tempo che i tre si concederanno per discutere: gli incontri dureranno due giorni.
Il tentativo di Bruxelles di interloquire direttamente con il Dragone è anche un modo per smarcarsi dalla linea dura della Casa Bianca. Gli Stati Uniti, che sono sempre stati i “Gendarmi della democrazia” e forti del loro strapotere economico e militare hanno spesso guidato i processi diplomatici, si sono impelagati in un "uno contro tutti". L’amministrazione Biden si è avventurata in un confronto muscolare con Cina, Russia, Iran e più recentemente anche l’Arabia Saudita. Troppo, anche per la reticente Ue.
L’Europa, che ha risentito più pesantemente dei riflessi economici della guerra in Ucraina (a partire dal costo dell’energia), non è più in condizione di prolungare il proprio totale impegno nel conflitto.
E, fattore non secondario, non può fare a meno del mercato e dell’industria cinese, come ha ammesso la stessa Ursula Von der Leyen questa mattina: “Non credo che sia percorribile - né nell'interesse dell'Europa - sganciarsi dalla Cina. Per questo motivo dobbiamo concentrarci sul de-risking, non sul de-coupling”.
VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - INCONTRO A PARIGI
Sostenere Kiev costa, economicamente e politicamente. Anche perché, mentre i cittadini dell’UE pagano dazio con il rincaro di luce e gas e l’aumento del costo della vita, Oltreoceano la lobby americana delle armi, i produttori di petrolio, gli esportatori di gas, i trader di materie prime (rame, ferro, eccetera), di commodities (grano, zucchero, cereali), stanno portando a casa ricchissimi profitti.
xi jinping joe biden al g20 di bali 3
Il piano di Macron e Von Der Leyen, che proverà a rendere Xi Jinping equidistante tra Mosca e Kiev, potrebbe avere riflessi geopolitici non solo a Washington, ma anche a Londra, visto che i britannici restano i più arcigni oppositori di Putin e dell’espansionismo russo, sia per i casi di avvelenamento da polonio e novichhok da parte delle spie russe, “in casa”, sia perché non dimenticano l’arroganza degli oligarchi russi, che avevano trasformato la City in “Londongrad”.
emmanuel macron ursula von der leyen 6XI JINPING VLADIMIR PUTIN emmanuel macron olaf scholz volodymyr zelensky VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - INCONTRO A PARIGI xi jinping con vladimir putin a mosca ZELENSKY - MACRON - SCHOLZxi jinping joe biden al g20 di bali 2