L’INCREDIBILE, ULTIMO CARTEGGIO FRA MUSSOLINI E LA PETACCI - “NON È IL FASCISMO AD AVER GUASTATO GLI ITALIANI SONO GLI ITALIANI AD AVER GUASTATO IL FASCISMO” - CON LA PETACCI EMERGE LA FIGURA DI UNA DONNA CAPACE DI LUCIDE ANALISI POLITICHE. MA SORPRENDE CHE A POCHI GIORNI DALLA FINE PARLINO DI SESSO - IL DUCE SI DEFINIVA UN “CADAVERE VIVENTE” …

Giovanni De Luna per "La Stampa"

Il documentario "Mussolini. Il cadavere vivente" di Giuseppe Giannotti, Davide Savelli e Clemente Volpini, con la regia di Fedora Sasso sarà trasmesso domani, alle 21, su Rai3. Nasce da un progetto de La grande storia di Rai3 in collaborazione con l'Archivio Centrale dello Stato. Michele Placido e Maya Sansa, leggeranno le lettere. Il documentario anticipa la serie prodotta da Rai Educational per RaiStoria: Ben e Clara. Le ultime lettere. Quattro puntate, in onda dal 22 settembre ogni sabato alle 23, su Rai Storia, Digitale Terrestre e TivùSat

L'ultima lettera di Mussolini a Claretta Petacci è del 18 aprile 1945. Manca poco più di una settimana al tragico epilogo che porterà i loro corpi allo scempio di Piazzale Loreto. Pure, nel marasma in cui si sta consumando il crollo della Repubblica Sociale, quella lettera è scritta solo per rassicurare l'amante, di frenarne la gelosia («Vedo che sei sempre bene informata. Ieri sera ho ricevuto la signorina Pia Piazzi - e naturalmente sono accadute tremende cose. Non è accaduto assolutamente niente...»), introducendo toni da commedia rosa in una tragedia che stava assumendo le tinte fosche della violenza e della morte.

Non c'è niente di epico in quella lettera, nessuna «ultima raffica di Salò», niente propositi di un'ultima disperata resistenza in Valtellina. Questa dimensione privata del Duce è uno degli aspetti più rilevanti delle lettere scritte tra l'ottobre del 1943 e l'aprile del 1945 da Mussolini alla Petacci. Il carteggio, depositato all'Archivio centrale dello Stato, ha già attirato l'attenzione degli studiosi ed è l'oggetto di un libro curato da Luisa Montevecchi, uscito nel 2011.

Grazie alla disponibilità dell'Archivio centrale dello Stato è stato reso accessibile nella sua completezza agli studiosi e viene ora riproposto in una trasmissione televisiva, dall'eloquente titolo Mussolini il cadavere vivente, con una selezione delle lettere più significative affiancate dalle risposte di Claretta, in un dialogo interpretato da Michele Placido e Maya Sansa.

Le lettere di Mussolini confermano molte certezze storiografiche sul suo ruolo di leader impotente (la definizione del titolo della trasmissione è dello stesso Duce), sul fallimento della Rsi, incapace di darsi un apparato istituzionale credibile, sul dominio assoluto esercitato dai tedeschi. In più, la scelta della trasmissione di intrecciarle con quelle di Claretta restituisce a quest'ultima un'immagine lontanissima dallo stereotipo dell'«amante del Duce». In particolare, quella del 20 luglio 1943 è assolutamente sbalorditiva.

Accompagnata da un appunto («Non distruggere: è storia! È la verità su di me e su di te») la lettera comincia con un approccio dimesso ( «Ben - ascoltami... io sono una povera donna - una creatura semplice e che mai ha voluto occupare un posto oltre quello che spetta alla donna-mamma-amante e sorella...) ma poi va subito al sodo di questioni cruciali per la sopravvivenza del regime. Siamo alla vigilia del 25 luglio, nell'imminenza di quella riunione del Gran Consiglio in cui la «congiura monarchico-badogliana» prenderà la forma del colpo di Stato contro Mussolini.

E Claretta scrive: «Ben rifletti... rifletti prima di riunire il Gran consiglio... io sento che questo è il famoso passo verso la fine... Ricordati che tutti sono contro di te... L'esercito tradisce tutto - la massoneria lavora - i ministri che tutto ti devono sono venduti ai loro interessi alla loro smodata smisurata ambizione - quelli in cui tu hai fede. Casa Reale ti tradisce credimi - e ti tradisce perché mai ti perdoneranno di essere più grande di loro tu figlio di un fabbro - tu nato dal popolo... Nessuna gratitudine in loro... solo interesse e freddo disprezzo... Tu non mi credi quando ti dico che Badoglio lavora... mi hai risposto - "Badoglio giuoca a bocce..." e io ti ripeto quanto ti dissi.. "si gioca a bocce ma con la tua testa...!" ».

Possibile che Claretta abbia intuito tutto quello che Ben sembrava ignorare? «Io sento - continua - questo lavorio di forze contrarie - io sento che si prepara il grosso colpo... io sento che l'inglese Grandi credendo di sostituirti in un domani - ti tradirà...!!! ».

Si tratta di «previsioni» così esatte da far pensare che la lettera sia stata scritta «dopo» il 25 luglio, che Claretta l'abbia rimaneggiata «conoscendo» già quello che era successo. O si tratta quindi di un «falso» consapevolmente architettato nell'atmosfera mefitica di Salò per mostrare a posteriori la propria lungimiranza o siamo in presenza di una lucidità politica davvero notevole. Ma anche nelle lettere successive Claretta si mostra una consigliera sollecita per un Duce sempre più solo e che lei rassicura con l'impeto di una fiducia assoluta nell'uomo e nel fascismo.

Claretta, in realtà, non è solo la donna innamorata che perseguita il Duce con la sua gelosia; le si offre come una collaboratrice «alla pari», gestisce una sorta di potere parallelo con la sua corte di intrighi e di spie, sceglie di morire per essere fedele non solo all'amore ma anche a una fede fascista professata fino all'ultimo.

Da Mussolini, giustamente preoccupato per la propria immagine frantumata dalla crudele sincerità di quelle lettere, arriva in maniera ossessiva l'invito a distruggerle. Claretta invece le conservò gelosamente, così da offrirle oggi agli occhi impietosi degli storici. Ed è questo il suo unico, vero tradimento nei confronti del Duce.


ESTRATTI DI ALCUNE LETTERE:

NON SEMBRI AVER ALTRO PENSIERO PER LA MENTE
10 aprile 1945 - «Clara, vi è qualcosa di sommamente antipatico nelle tue lettere e cioè l'ossessione del mio fatto sessuale e del tuo. Non sembri avere altro pensiero per la mente, la tua preoccupazione è questa: che io prenda altre donne. Tutto ciò è tremendamente stupido. Penosoffensivo. Tu dici di conoscermi? Una volta. Oggi non più. Non sono questi giorni da donne, nemmeno se si trattasse di Veneri redivive...»

NON È IL FASCISMO AD AVER GUASTATO GLI ITALIANI SONO GLI ITALIANI AD AVER GUASTATO IL FASCISMO
29 marzo 1944 - «Delle tre nazioni totalitarie comunisti e nazisti hanno mostrato la loro tempra, la terza quella dei fascisti, è crollata. Non è il fascismo che ha guastato gli italiani, ma sono gli italiani che hanno guastato il fascismo. E le cose non sono granché migliorate, salvo che nelle immediate vicinanze del governo, il quale governa come può. Ti ringrazio delle parole che mi dici per quanto riguarda Edda. Nulla mi viene risparmiato e nulla mi verrà risparmiato. In fondo sarà in gioco questo miserabile straccio di vita che qualcuno si prenderà un giorno. Circondati da spie come siamo, è per questo che ti dico di distruggere tutto, di non lasciare in giro nemmeno la più innocente delle carte, che domani canaglie e malvagi potrebbero convertire in un documento. Addio, cara, vi è per ogni uomo un destino e il mio è segnato»

CONTO MENO DEL DUE DI COPPE
18 giugno 1944 - «Clara, quando io ti dicevo che io conto meno del due di coppe, tu protestavi. Era la verità. Questo è un governo che non dispone di armi. È disarmato. È peggio che disarmato: poiché il suo simulacro di armamento è ridicolo. Fucili senza cartucce e cartucce senza fucili. I ribelli riforniti dai nemici lo sanno e fanno quello che vogliono. Vaste zone del popolo italiano, sono entrate in uno stadio confinante colla vera e propria follia...»


2- CARO BEN, CARA CLARA: L'AMORE AL TEMPO DI SALÃ’
Emilia Costantini per il "Corriere della Sera"

«Cara piccola Clara, ti ringrazio per ciò che hai sopportato. Io sono ormai veramente un cadavere vivente... Ti amo, tuo Ben». «Caro Ben, sei troppo grande, il popolo non ti merita. Il destino dei grandi è di essere tradito. Tua Clara».

Credevamo di sapere tutto sul rapporto tra Mussolini e la Petacci. Non è così. Dai sotterranei dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma riaffiorano 318 lettere inedite che il dittatore e la sua amante si scambiarono tra il 10 ottobre 1943 e il 18 aprile 1945, il periodo più duro, buio e tempestoso del regime fascista: i 600 giorni della Repubblica di Salò. Il prezioso carteggio di lettere finora secretate riemerge dal Fondo Petacci dopo 70 anni di silenzio ad opera dei tre storici Mauro Canali, Giovanni De Luna, Emilio Gentile ed è stata necessaria l'autorizzazione del Ministero dell'Interno per renderlo pubblico.

Ora diventa materia di un documentario di Giuseppe Giannotti, Davide Savelli, Clemente Volpini, realizzato da Raitre e Rai Storia, in onda domani sulla terza rete in prima serata con la regia di Fedora Sasso. E dal 22 settembre, verranno trasmesse altre quattro puntate, «Ben e Claretta», in versione maggiormente approfondita su Rai Storia in seconda serata.

Lettere cariche di passione e di intimità. Cariche soprattutto di storia, perché documentano giorno per giorno, momento per momento, l'evolversi degli eventi politici e bellici. A dar voce ai due amanti, ormai ridotti a compagni di sventura legati indissolubilmente fino alla tragica fine, sono gli attori Michele Placido e Maya Sansa.

«L'aspetto curioso di questa vicenda - spiega il direttore di Rai Storia Silvia Calandrelli - è che Mussolini su ogni lettera aggiungeva in rosso "stracciare, stracciare", cioè non voleva che Claretta conservasse il carteggio. Volontà assolutamente disattesa, perché non solo lei conservava le missive, ma trascriveva anche molte telefonate che intercorsero tra loro in quegli anni. Insomma, la Petacci non accetta il ruolo di amante relegata nell'ombra, ma vuole trasmettere ai posteri la sua avventura non solo e non tanto sentimentale, quanto politica».

Si dipana così una vicenda umana di profonda complicità. Si firma Ben, il capo della Repubblica sociale, come negli anni felici, ma non è più lui: si sente come un grande artista che vede distrutta la sua opera. È stanco, invecchiato, malato. «La mia tragedia è grande - scrive Mussolini - Nulla di ciò che ho costruito rimane. Ho 60 anni ormai e il tempo per ricostruire mi manca. Questo vecchio cadavere ti saluta». Claretta, che è innamorata di Benito ma soprattutto del Duce, cerca di incoraggiarlo, stimolarlo, lo incita al riscatto e reagisce alla cupa tristezza del suo uomo con frenetico vitalismo: «Tu ricostruirai - gli risponde - sei longevo, sei d'acciaio».

Ma il destino dei due amanti è segnato: al crepuscolo del dittatore si aggiunge la fine ingloriosa del famigerato ventennio.

 

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