IL SENSO DEL LAVITOLA? Una SQUALLIDA ricattopoli - DALL’INTERCETTAZIONE SILVIO-VALTERINO SI DEDUCE CHE AVEVANO GIÀ PARLATO DELL’INCHIESTA DI NAPOLI: “HAI VISTO CHE AVEVO RAGIONE IO?” - IL RACCONTO DELLA SEGRETARIA MARINELLA: “IL PRESIDENTE INFASTIDITO” (“QUELLO È UN ROMPIBALLE”), MA INTANTO SGANCIA 30MILA € IN TRE TRANCHE - GLI SMS DELL’UDC AMICONE a valterino: “CREDO CHE IL PRESIDENTE, PER QUANTO IMPEGNATO, SE QUALCUNO GLI RICORDASSE CHI SONO”...

Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Ancor prima delle ordinanze di cattura per Gianpaolo Tarantini, per sua moglie Nicla e per il faccendiere Valter Lavitola, Silvio Berlusconi rassicurava quest'ultimo che li avrebbe «tutti scagionati». In una telefonata del 24 agosto scorso, mentre Lavitola è a Sofia e il settimanale della Mondadori Panorama ha anticipato i contenuti dell'inchiesta avviata a Napoli, i due discutono della vicenda.

E il tenore della conversazione dimostra che hanno già affrontato precedentemente la questione. Le nuove carte processuali svelano i contenuti del colloquio, ma anche il racconto della segretaria del premier Marinella Brambilla sui soldi dati ai tre. Berlusconi ha sempre detto che stava «aiutando una famiglia in difficoltà».

Ma lei dice che quando arrivavano le richieste di denaro lui era «infastidito».

«AVEVO RAGIONE IO»
Sono le 20.58 è Lavitola a chiamare.

Lavitola: «Dottore senta, io sto in Bulgaria, sto a Sofia con un telefono di qua, se intercettano pure questo è... che cazzo ne so...».

Berlusconi: «Hai visto che avevo ragione io? Dimmi».
Lavitola: «Eh, sì, purtroppo sì, non lo so... io ho visto pure la sua dichiarazione, che lei ha aiutato questo ragazzo e così come... »

Berlusconi: «Non non non facevo riferimento, tuttavia le cose che ho successivamente letto... che non esistono quindi sono... (...) sono tutte cose che non esistono e su cui io scagionerò naturalmente tutti».
Lavitola: «È per questo voglio di', quello tutto 'na... cioè voglio di'... questo è parto di pura fantasia, perché oltretutto...»

Berlusconi: «Sì, io non so quali sono le vostre affermazioni tra di voi che non conosco...».
Lavitola: «Ma non credo che ci sia nessun tipo di affermazione».

Berlusconi: «Ecco, comunque, insomma io non non... quando posso aiuto, quando non posso non aiuto e quando aiuto sono contento di poter aiutare... tutto qui».
Lavitola: «Senza... senza ombra di dubbio... senta dottore. e... e... vabbe' io mo sono fuori... a 'sto punto...»

Berlusconi: «... è... e resta lì... e vediamo un pò... uhm...».
Lavitola: «Dopodiché proviamo a trovare il modo per contattarci...».

Berlusconi: «Va bene».
Lavitola: «Cerchiamo di non abbandona' a questo qua...».

Berlusconi: «Certamente... certamente... d'accordo eh? ».
Lavitola: «Un bacione, dottore».

Berlusconi: «Bene, buone vacanze».
Lavitola: «Pure a lei grazie».

Berlusconi: «Ciao».

MARINELLA E LA CASSAFORTE...
«Conosco Valter Lavitola dal 2008 in quanto è una delle persone che contatta il presidente telefonicamente. L'ho visto anche personalmente in diverse occasioni quando è venuto a Palazzo Grazioli».

I pubblici ministeri le chiedono se «ha mai consegnato denaro a Lavitola per conto di Berlusconi» e lei ammette: «Devo dire che io effettivamente ho fatto avere anche delle foto del presidente Berlusconi a Lavitola. Si tratta di due tipi di foto che conservo presso le mie segreterie di Palazzo Grazioli e di Villa San Martino di Arcore. Qui ci sono diversi pacchi di quelle foto del presidente Berlusconi già stampate, alcune con dedica generica e altre invece in bianco che il presidente di volta in volta dedica ai nominativi che noi della segreteria gli indichiamo su post it».

I pubblici ministeri insistono per sapere quando diede le foto e alla fine lei ammette che si tratta di soldi: «In una prima circostanza lasciai effettivamente foto che Lavitola mandò a ritirare in portineria di Palazzo Grazioli. Successivamente mi resi conto che Lavitola parlava per telefono di foto in modo sibillino. In questa occasione quando cioè mi resi conto che Lavitola parlava di foto in modo strano, presi tempo e riferii della conversazione al presidente Berlusconi. Dissi cioè a Berlusconi che Lavitola voleva delle «foto» parlando di foto in modo strano, come se volesse alludere a qualcosa d'altro.

Il presidente allora capì subito e mi disse di prelevare 10 mila euro dalla sua cassa privata (una piccola cassaforte dove custodisce il contante) e di suddividere la somma in due buste da 5 mila euro. Mi disse che si trattava di somme destinate a Tarantini e sua moglie, richieste per loro conto da Lavitola. Ho pensato quindi che 5.000 euro fossero per Tarantini e 5.000 euro per la moglie... Ho consegnato le somme all'incaricato di Lavitola...

Tali somme di denaro le ho ritirate direttamente dalla cassa del presidente Berlusconi che mi aveva autorizzato a tanto. Mi pare che il presidente Berlusconi mi abbia detto che i soldi erano per i coniugi Tarantini... Nell'autorizzarmi a prelevare questi soldi il presidente Berlusconi mi disse che si trattava di un prestito».

«BERLUSCONI INFASTIDITO»
I magistrati le chiedono se, quando fu autorizzata da Berlusconi a prelevare i soldi dalla cassa destinati ai coniugi Tarantini tramite Lavitola, il Cavaliere fosse «piccato, indifferente, insoddisfatto o infastidito». La segretaria risponde con certezza: «Ricordo che era infastidito e piccato. Disse qualcosa tipo: "Ma è un rompiscatole...o qualcosa del genere"».

Pm: Ricorda il periodo, il mese, il giorno di tali dazioni?
Brambilla: Non ricordo con precisione il giorno e il mese, tuttavia colloco i due episodi tra giugno e luglio 2011. Preciso che le due dazioni di denaro risalgono al giugno-luglio 2011. La consegna delle foto vere e proprie o meglio il deposito di tali foto in portineria a Palazzo Grazioli da parte mia, risale a un periodo precedente rispetto alla dazione dei soldi. A vostra domanda preciso che per le foto vere e proprie lasciai detto che sarebbero passate a prenderle a nome di Lavitola.

Pm: A chi diede le quattro buste con il denaro (due una volta e due l'altra)?
Brambilla: Le ho date al collaboratore peruviano di Lavitola che telefonicamente chiamo "Giuanin" ma che si chiama Rafael Chavez. La consegna è avvenuta a Palazzo Grazioli.

Pm: Sono capitati episodi simili a quelli del Lavitola, nel senso che è capitato altre volte di dare a qualcuno soldi da parte del presidente Berlusconi?
Brambilla: A tal riguardo voglio precisare che se da una parte il presidente Berlusconi è una persona molto generosa con chi è bisognoso, tuttavia non mi è mai capitato che qualcuno chiedesse soldi con le modalità del Lavitola; dunque l'episodio che ha riguardato il Lavitola lo definirei davvero «unico»... Adesso che ricordo bene voglio spontaneamente precisare che le consegne di denaro fatte al peruviano «Giuanin» sono state tre e non due, quindi complessivamente di un importo totale di euro 30 mila poiché anche la terza che ho ora ricordato era di 10.000 euro. Confermo che anche in questa occasione - dove si parla di dieci foto - ho consegnato due buste da cinquemila euro ciascuna.

Pm: Come arrivano i soldi nella cassaforte di Palazzo Grazioli?
Brambilla: Non lo so. Immagino che li porti Berlusconi con sé: non ci sono altre persone che provvedono a quella cassa.

Pm: Le risulta che altre persone per conto di Berlusconi o lo stesso Berlusconi in prima persona abbiano dato soldi a Lavitola o a Tarantini?
Brambilla: Non sono in grado di rispondere a questa domanda.

IL POSTO PER AMICONE DELL'UDC
Di particolare interesse è anche lo scambio di messaggi del 7 giugno scorso tra Valter Lavitola e Mario Amicone, direttore generale dell'Arta (l'Agenzia abruzzese per la tutela dell'ambiente, nominato nel marzo 2011) ed ex assessore regionale, politico dell'Udc. Quest'ultimo nei primi due sms si lamenta perché si sente preso in giro e afferma che qualcuno deve ricordare al presidente cosa ha fatto lui e quanto gli era stato promesso, aggiungendo che è in attesa di una designazione per un incarico bene definito.

Amicone: «Francamente oltre che sfiduciato sono deluso e mi sento preso in giro. Credo che il presidente, per quanto impegnato, se qualcuno gli ricordasse chi sono...».

E poi il secondo sms: «Cosa ho fatto e le promesse fatte a me, si arrabbierebbe e chi mi dovrebbe designare sa quale è l'incarico possibile».
Lavitola: Ti do la mia parola che farò leggere il tuo sms al Presidente. Ti assicuro che non dimentico.

 

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