DI MALE IN CASALEGGIO - DAVIDE È PASSATO IN FRETTA DA LEADER DISCRETO E SILENZIOSO DEL M5S A INTRUSO: PER I PARLAMENTARI GRILLINI NON SA TRATTARE, È TROPPO BRUSCO ED È SEMPRE RIMASTO SULLE SUE POSIZONI ISOLAZIONISTE - NEL 2018, NONOSTANTE IL 32,7% PRESO ALLE ELEZIONI, VOLEVA CHE AL GOVERNO CI ANDASSERO GLI ALTRI - QUELLA VOLTA CHE IL PADRE GIANROBERTO DISSE: "SE IL MOVIMENTO SI ALLEA COL PD LO SCIOLGO NELL'ACIDO"...
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
«Vorrei farti un regalo». Il futuro senatore Alberto Airola aveva atteso a lungo, perché davanti a lui, in attesa di rendere omaggio, c'erano almeno altri cinque suoi colleghi. Quando giunse il suo turno, si chinò con trepidazione accanto all'uomo seduto da ore in prima fila, e gli consegnò un pacchetto regalo. Dentro, protetta da una custodia di cartone, c'era una foto di Beppe Grillo, in compagnia di Gianroberto. Davide Casaleggio gli rivolse uno sguardo meno gelido del solito, e sussurrò un grazie, il minimo sindacale. Avanti un altro.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quella prima edizione dell'omaggio pubblico che il figlio aveva organizzato per ricordare il padre nella «sua» Ivrea, nel cuore del distretto industriale creato da Adriano Olivetti. E l'insofferenza montata sabato scorso nelle innumerevoli chat di M5S, almeno una per fazione, quindi tante, per la presenza dell'erede del cofondatore alla riunione di deputati e senatori con Beppe Grillo, è come minimo una prova ulteriore della volatilità della politica, nonché di una eterna propensione alla memoria corta. Imbucato, a che titolo parla, lui che diceva di non ambire a un ruolo ufficiale. Come fosse una presenza estranea, nonostante quel cognome e quel passato ancora molto recente.
GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA
Davide Casaleggio non ha colpa per essere figlio di suo padre, ma è colpevole di non essersi mai mosso dalle sue idee, dettaglio non da poco nel M5S che dopo avere teorizzato con orgoglio lo splendido isolamento ha fatto alleanze con l'intero arco parlamentare, quasi nessuno escluso, e ora si appresta a provare l'unica posizione che ancora gli mancava, l'abbraccio con un governo più o meno tecnico.
Nessuno più di lui rappresenta la parabola di un Movimento capace di divorare a cuor leggero se stesso e i suoi principi per la propria sopravvivenza quotidiana. Certo, ci ha messo del suo, per cadere in disgrazia, ma sempre con il peccato originale imputato prima o poi ai figli che ereditano il potere per via dinastica. Agire e pensare come suo padre, senza essere suo padre.
E la memoria, e le promesse fatte sull'onda emotiva di una scomparsa dolorosa, stingono in fretta, figurarsi in politica. In fondo Davide non si è mai mosso dal programma lanciato con voce spezzata dal pulpito della chiesa di Santa Maria alle Grazie, il giorno dei funerali. «Chi condivideva il suo sogno, lo persegua fino alla fine, senza mollare mai. Ciao papà».
A lui come a Gianroberto del resto si addiceva la penombra, e il suo primo gesto da leader in pectore avvenne di soppiatto, a mezzogiorno del giorno precedente, quando si allontanò dalla camera ardente per tornare in ufficio e mettere in rete quella che sarebbe diventata la piattaforma Rousseau, che per tre anni, è bene ricordarlo, fu «insopprimibile strumento di democrazia», definizione di Luigi Di Maio, prima che venisse derubricata a insopportabile balzello, pastoia burocratica che costringe i parlamentari a trecento euro di obolo mensile.
DAVIDE CASALEGGIO E ROBERTO FICO
In un Movimento che dalla nascita ha sempre avuto bisogno di un Elevato al quale guardare, Davide divenne presto un'entità immanente, con conseguente culto della personalità da parte dei sottoposti, una «direzione silenziosa», una «leadership discreta», gli archivi dei giornali servono anche a questo, e non dimenticare quel che è stato.
E via Morrone, sede della Casaleggio & Associati, era considerata una specie di Spectre dove si decidevano davvero i destini di M5S, al netto di leadership politiche prive del carisma di un Grillo che aveva annunciato il ritiro per tornare sulle scene teatrali. La caduta in disgrazia è stata repentina. Ma non è dovuta alla vile pecunia o al ruolo invasivo di Rousseau, quando mai le votazioni online sono state un problema, al massimo se ne ribaltava l'esito.
luigi di maio davide casaleggio
Piuttosto, è cominciata all'indomani delle Elezioni politiche del 2018, quel 4 marzo gaudioso e fatale al tempo stesso per M5S. Fedele all'idea paterna, Casaleggio junior voleva che al governo ci andassero gli altri, nonostante quel 32,7% pesante come un macigno. Una volta sancita l'alleanza con la Lega, espresse le sue perplessità sul reddito di cittadinanza, non per contrarietà al provvedimento, ma perché era convinto che non dovesse essere quella la prima misura di M5S, era meglio aspettare le mosse di Matteo Salvini, che già si agitava parecchio.
beppe grillo davide casaleggio
Dopo la bastonata alle Europee del 2019, propose addirittura di tornare subito al voto, povero illuso. Quanto all'unione con l'ex Pd meno elle, valgono le parole pronunciate da Gianroberto nel 2014, poco prima della sua scomparsa. «Se M5S dovesse mai andare con il Pd, lascerei subito il Movimento», disse in una delle sue ultime apparizioni pubbliche a Milano. Anzi, lo sciolgo nell'acido, aggiunse, salvo poi precisare ai giornalisti presenti che scherzava, ma solo riguardo alla battuta finale.
beppe grillo gianroberto casaleggio
La litania su Davide Casaleggio che «non sa trattare», che è sempre troppo brusco, cominciò a sgorgare allora, quando M5S prese una direzione opposta a quella per cui l'aveva fatto nascere suo padre. I difetti attribuiti dall'interno di M5S al figlio sono uguali alle qualità che venivano elogiate del padre, il decisionismo estremo e una concezione alquanto personale, se non totalitaria, del dibattito.
davide casaleggio partecipa alla battaglia delle arance del carnevale di ivrea 1
Anche la lite sui soldi da versare a Rousseau rappresenta una eredità. Con Gianroberto alla guida di M5S, l'azienda di famiglia andava in perdita ogni anno, cosa che il più pragmatico Davide non può permettersi. Erano cose risapute.
GIANROBERTO E DAVIDE CASALEGGIO A ROMA
Eppure, all'improvviso, il figlio è diventato un corpo estraneo, quasi un intruso, che nell'ultima settimana trascorsa a Roma ha potuto parlare solo con i «suoi» senatori, il partito degli scontenti.
Negli ultimi tempi ha ricucito i rapporti con Grillo, dopo un chiarimento di cui avevano entrambi bisogno. Ma resta inviso a gran parte dei parlamentari che ha contribuito a scegliere. Forse perché con la sua espressione indecifrabile, il Davide Casaleggio sempre uguale a se stesso ricorda loro cosa pensavano di essere in un tempo ormai lontano, e cosa invece sono diventati oggi.
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