de luca delukashenko

“NESSUNO HA DETTO CHE IN UCRAINA STAVANO FACENDO UN'OPERAZIONE DI PULIZIA ETNICA A DANNO DELLA COMUNITÀ RUSSA” – NON DITE AL PD CHE VINCENZO DE LUCA PARLA COME ORSINI: “NELLA COMUNICAZIONE PUBBLICA, SE SONO RUSSI SONO TUTTI OLIGARCHI, SE SONO UCRAINI SONO TUTTI DEMOCRATICI OXFORDIANI. SE C'È UN MEGA YACHT È DI PUTIN, SE C'È UNA MEGA VILLA IN TOSCANA DI PROPRIETÀ DI ZELENSKY NON SE NE PARLA – LA NATO? ABBIAMO DETTO CHE È UN'ALLEANZA DIFENSIVA, MA QUESTO È FALSO. NEGLI ULTIMI 30 ANNI È STATA UN'ALLEANZA ANCHE AGGRESSIVA CHE HA VIOLATO LA LEGALITÀ INTERNAZIONALE…”

Marco Demarco per il “Corriere della Sera”

 

VINCENZO DE LUCA

Quello di Renzi fu «un tentativo di rinnovamento radicale finito con una sconfitta». E quello di Letta? «È un tentativo da sostenere. La sfida è aperta». Nel libro appena pubblicato ( La democrazia al bivio, Guida editore) Vincenzo De Luca parla anche del Pd, oltre che della guerra, della giustizia e della palude burocratica, e subito colpisce il tono. Col solito sarcasmo accenna, è vero, a un partito che ancora «si propone ai cittadini con la chiarezza e l'efficacia comunicativa dell'aramaico antico», ma l'intenzione sembra buona.

Sembra, appunto, perché si sa che in De Luca convivono moltitudini. Chiamava «mezze pippe» i grillini.

 

PUTIN ZELENSKY

Ora, preso dal declinante destino della democrazia, pensa a «un grande soggetto riformatore», e naturalmente è anche da quella parte che guarda. Aveva dato dell'asino ragliante a Salvini. Lo hanno visto tutti, poi, come è andata a finire: insieme su un palco a sostenere le ragioni e le contorsioni del pacifismo «pragmatico» , dell'atlantismo iper-critico, e di una occidentalizzazione dei sistemi politici vista quasi come una calamità.

vincenzo de luca stretta feste di piazza in campania

 

Fuori dalle pagine stampate, De Luca ha ormai un chiodo fisso: contraddire la linea del suo partito sul conflitto in Ucraina e dire l'esatto opposto di quello che dice Letta. Un'eresia geopolitica, scrive lo storico Paolo Macry sul Corriere del Mezzogiorno , che ha lo stesso scopo di quella di Salvini: «Entrambi difendono il proprio peso specifico nei rispettivi partiti e nelle rispettive coalizioni».

 

Ma De Luca suona su più tastiere, non si sa mai. Nel libro quasi si mimetizza e scrive che «dobbiamo, con intelligenza, inglobare l'Ucraina nell'Unione Europea e, con tenacia, costruire anche in modi nuovi, rapporti, vincoli, forme di collaborazione con la Russia. Dobbiamo "incatenare a noi" quel popolo; sottrarlo al destino di un'umiliazione bruciante, foriera di nuove tragedie». Davanti a Salvini, invece, è così che parla dell'Ucraina.

 

putin zelensky

«Altro che democrazia liberale! Nessuno ha detto che stavano facendo un'operazione di pulizia etnica a danno della comunità russa. Solo che nella comunicazione pubblica, se sono russi sono tutti oligarchi, se sono ucraini sono tutti democratici oxfordiani». Di più, in nome della par condicio tra aggressore e aggredito: «Se c'è un mega yacht è di Putin, se c'è una mega villa in Toscana di proprietà di Zelensky non se ne parla».

putin zelensky biden

 

L'8 aprile aveva cominciato chiedendo prudenza al governo: «Siamo schierati nettamente con l'Europa e con la Nato, ma siamo diventati il Paese che grida di più». Quindici giorni dopo, la Nato è già condannata: «Abbiamo detto che è un'alleanza difensiva, ma questo è falso. È difensiva quando vuol essere difensiva, ma negli ultimi 30 anni è stata un'alleanza anche aggressiva che ha violato la legalità internazionale».

 

vincenzo de luca contro salvini 4

Passa qualche giorno e Stoltenberg, il segretario dell'Alleanza, si ritrova tra gli analfabeti di ritorno. Nel frattempo, nel golfo di Napoli staziona la portaerei Truman: c'è un invito a bordo, ma De Luca clamorosamente declina. Il 9 maggio, tocca invece all'amministrazione Biden: «Peccato che negli Stati Uniti non ci siano più Kissinger e Brzezinski, quei grandi diplomatici che avevano innanzitutto senso della storia, non questi tangheri.». Con Brzezinski, però, gli va male. Il giorno dopo lo intervista La Stampa e l'ex sottosegretario alla difesa è categorico: «È Putin il problema». Punto. De Luca non lo cita più.

salvini de luca

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...