de vito di maio raggi

LA BANDA DEGLI “ONESTI” – “DE VITO E’ UNA MELA MARCIA”, FURIA DI MAIO CHE CHIAMA LA RAGGI E CHIEDE DI FARE PULIZIA, MA NEL M5s C’E’ TIMORE PER LE NUOVE CARTE: "E SE SONO COINVOLTI ALTRI DEI NOSTRI?" - L' INCUBO DI LUIGINO IN VISTA DELLE EUROPEE E’ DI PRECIPITARE SOTTO IL 20 – IL SILENZIO DI GRILLO - LA SINDACA: "CHI SBAGLIA, PAGA. TUTTI SANNO CHE DE VITO E LA LOMBARDI NON MI AMAVANO… SULLO STADIO NESSUNO STOP: L' ITER AMMINISTRATIVO PER I PM È REGOLARE”

Ernesto Menicucci per il Messaggero

MARCELLO DE VITO A REGINA COELI

 

In Campidoglio è quasi notte, le finestre sono ancora illuminate, la sindaca Raggi va avanti e indietro tra la sua stanza e quella in cui si tiene la riunione di maggioranza con i consiglieri pentastellati. Il clima è quello del 13 giugno, quando vennero arrestati Luca Parnasi e Luca Lanzalone, oppure quello di altre epoche, quando altre inchieste giudiziarie travolsero come uno tsunami le giunte di centrodestra e di centrosinistra. Raggi si dice «fuori di sé dalla rabbia», prova a passare al contrattacco, l' arma di difesa che ha utilizzato spesso in questi due anni e mezzo.

 

Sindaca, si aspettava questo coinvolgimento di De Vito, uno degli esponenti di punta di M5S, nell' inchiesta sullo stadio?

«Sono furiosa. Da due anni e mezzo stiamo riportando legalità e trasparenza nel governo di Roma per poi scoprire che qualcuno, invece di giocare in squadra con noi, pensava ai suoi interessi personali e non al bene della città».

di maio

 

Lei oggi ha sentito Luigi Di Maio. Cosa vi siete detti?

«Che il Movimento 5 Stelle ha gli anticorpi vivi e che a Roma bisogna andare avanti per portare a termine ciò che è stato iniziato nell' interesse dei cittadini. Sono sempre stata garante della legalità e continuerò ad esserlo».

 

Eppure, in due anni e mezzo, siete passati dal grido «Onestà, onestà», agli arresti per corruzione. Cosa rimane della diversità cinquestelle da voi sbandierata?

«Rispetto agli altri partiti, M5S ha reagito immediatamente con l' espulsione di De Vito, già poche ore dopo la notizia dell' arresto.

MARCELLO DE VITO A REGINA COELI

Questa è la differenza. Chi sbaglia paga. Non c' è spazio per chi sfrutta la politica per perseguire interessi personali».

Qualcuno le imputa i due pesi e due misure: condanna per De Vito, garantismo ad esempio per il direttore generale del Comune, indagato per la vicenda Ama.

«Sono due situazioni non paragonabili».

 

Forse perché con De Vito c' è stata qualche scaramuccia? Lo considera un avversario politico?

«Be', è noto che lui e Roberta Lombardi non mi amavano. I nostri erano rapporti d' aula».

 

Ha mai conosciuto l' avvocato Camillo Mezzacapo, l' amico di De Vito?

«Gli ho fatto un colloquio, insieme ad altri, per il Cda di una società partecipata della Città Metropolitana. L' ho scartato perché non mi convinceva».

 

Ma se fosse all' opposizione, non chiederebbe le dimissioni del sindaco?

«Io e la mia maggioranza andiamo avanti determinati e compatti. C' è un programma da portare a termine. L' ho detto anche ai consiglieri: abbiamo un progetto comune».

 

Ma, alla luce dei fatti, che fine fa il progetto stadio?

«Parlano le carte. Gli inquirenti hanno ribadito che l' inchiesta non riguarda gli atti amministrativi relativi allo stadio. Io ho fatto comunque avviare un' ulteriore indagine presso il Politecnico di Torino, un ente terzo, per verificare se si tratti di un progetto realmente utile alla città».

 

Ma come potete andare avanti con questo clima?

CARLA RUOCCO - DI BATTISTA - VIRGINIA RAGGI - LUIGI DI MAIO

«A testa alta. E con la consapevolezza che non si devono mai abbassare le barriere nei confronti della corruzione. In questi anni c' è stato un continuo tentativo di infiltrazione da parte del vecchio sistema. Con il contributo determinante della magistratura siamo riusciti a respingere ogni attacco. Se c' è qualcuno che ha sbagliato, è giusto che paghi. Non faccio sconti».

 

Ma non sente almeno la responsabilità di non aver fermato il progetto stadio a giugno, quando vennero arrestati Lanzalone e Parnasi?

de vito

«Per prima cosa ricordo che questo è uno dei progetti ereditati, che se avessi bloccato senza una valida motivazione, avrebbe determinato pesanti obblighi risarcitori a carico di Roma Capitale con connesso danno erariale per l' ente. La conferenza dei servizi che coinvolge tutte le istituzioni competenti e per i pm il progetto è regolare. Se non lo fosse, sarei la prima ad intervenire. In ogni caso io e la mia maggioranza abbiamo migliorato un progetto sbagliato, dimezzando le cubature».

 

Ma perché si è tanto intestardita sullo stadio?

«Mi intestardisco su mille progetti che porto avanti per Roma, ma forse qualcuno non ne parla: i 600 bus nuovi acquistati, le nuove corsie preferenziali, i bus turistici fuori dal Centro, lo sblocco di un miliardo di euro di investimenti per Roma, l' aver raso al suolo le ville dei Casamonica... Vuole che continui?

 

» Nelle carte dell' inchiesta, però, ci sono altri progetti nel mirino: gli ex Mercati Generali, l' hotel a Trastevere, l' ex Fiera di Roma. Possibile non si fosse mai accorta di nulla?

«Ho chiesto agli uffici di avviare una nuova due diligence, un' ulteriore verifica su tutta la procedura che riguarda gli altri progetti attenzionati dall' inchiesta».

 

Non si sente un po' come l' ex sindaco Ignazio Marino, anche lui «ignaro di tutto»? E non è una colpa non aver saputo fare da filtro, visto che in Campidoglio continuavano a prosperare gli stessi imprenditori di prima?

luigi di maio roberta lombardi virginia raggi

«Non è così. Se qualcuno pensa di poterci infettare sappia che non ci riuscirà. Siamo stati eletti per scardinare l' intreccio perverso tra politica e affari in questa città e lo stiamo facendo».

 

Mancano poco più di due anni alla fine del suo mandato. Su questo punto lei è stata sempre molto evasiva: si ricandida o no?

«Lavoro per il bene di Roma.

Non penso ad altro».

 

 

 

DI MAIO CHIAMA RAGGI

Simone Canettieri per il Messaggero

 

MARCELLO DE VITO A REGINA COELI

Il colpo è come una frustata alle spalle. Luigi Di Maio aveva incontrato Marcello De Vito venerdì scorso all' Opera, per la prima di Orfeo ed Euridice. Il leader M5S aveva presentato «il nostro presidente del consiglio comunale di Roma» anche al ministro dell' Economia Giovanni Tria. Ieri Di Maio si è svegliato sconvolto e «furioso». «Io non permetto - dice - a uno che ha venduto l' anima a qualche delinquente di rovinare l' immagine del M5S, di distruggere il lavoro di ognuno di noi, degli attivisti che ogni giorno da anni con le loro forze ed energie portano avanti il progetto del Movimento. Lo caccio via io, a De Vito. E subito. Non resta nel M5S un minuto in più, non ne voglio sapere».

 

Dopo poco esce un post durissimo: espulsione, via. «Si tratta di una mela marcia». Nel messaggio su Facebook il capo politico del M5S, già alle prese con il voto delicatissimo sul caso Diciotti-Salvini in Senato, non cita mai Virginia Raggi. Nel pomeriggio però scatta la telefonata con la sindaca di Roma. Per dirle che «il Movimento c' è» e «non lascia soli i suoi consiglieri», ma, ammonisce Di Maio, «fate tutte le verifiche del caso, aprite una commissione interna, se ci sono mele marce anche tra qualche tecnico, io lo voglio fuori. I romani si meritano trasparenza, dobbiamo lavorare per i romani e non dimenticarci mai da dove veniamo.

 

RAGGI DI MAIO

Mai. Siamo noi stessi cittadini, nelle istituzioni». Nella telefonata il vicepremier pentastellato dice a Raggi di «continuare con lo stadio della Roma». Questione di popolarità, ma anche consapevolezza che se salta quest' opera la narrazione sull' incompetenza potrebbe spiccare il volo ancora una volta. «Le infrastrutture devono andare avanti, lo stadio della Roma va fatto. Se c' è qualcuno in malafede viene messo fuori, ma non per questo si ferma un' opera che serve anche a rilanciare a città», è il pensiero di Di Maio. Il suo obiettivo è quello di circoscrivere il caso, il più possibile.

 

Ma all' interno del Movimento ci sono paura e rabbia. «Usciranno fuori altri nomi? Si tratta solo dell' inizio di un' inchiesta più ampia?». Il momento è duro. La senatrice Paola Taverna viene vista piangere dal nervoso e dallo sconforto. All' esterno la linea è quella della compatezza totale. Tutti i ministri ringraziano «Luigi» per la dura posizione espressa a tutela del Movimento. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si esprime pubblicamente, ringraziando «per la sua leadership».

 

DI MAIO RAGGI 2

IL CONTATTO La telefonata più importante arriva però da Alessandro Di Battista, ormai fuori da quasi un mese dalla scena politica e con la valigia in mano pronto ad andare in India. C' è sintonia, nel momento di difficoltà il M5S si sente di nuovo unito e forte su uno dei suoi principi più solidi. Fin qui il clima interno, che fa rima anche con la consapevolezza. Il capogruppo Stefano Patuanelli al Senato si sfoga con i suoi colleghi: «Roma è un disastro, e questa bomba non toglie né aggiunge nulla: certifica i problemi».

de vito

Beppe Grillo ribolle rabbia e sconforto. Davide Casaleggio cerca di capire come uscire dal punto di vista comunicativo.

 

Nel M5S arriva l' ordine perentorio ai giornalisti: «D' ora in poi se parlate di Marcello De Vito dovete dire che è un ex del Movimento».

 

I TIMORI Ma la bufera è appena iniziata.

«Questa storia ci costa almeno tre punti percentuali alle prossime Europee», è il ragionamento dei vertici. Andare in televisione e spiegare la differenza tra il presidente del consiglio comunale e il resto della compagnia sarà difficile. I leghisti ridono mentre passeggiano su e giù nella Sala Garibaldi: «Questi fanno tutto da soli». E ce l' hanno ovviamente con i grillini. C' è da capire adesso la portata della grana e quanto peserà. Domenica il primo test in Basilicata, dato per perso. E i dunque i primi effetti saranno palpabili tra poche ore.

LUIGI DI MAIO E VIRGINIA RAGGI

 

Ma la vera angoscia rimangono le elezioni di maggio, quelle da cui dipendono gli assetti del governo. L' incubo che si è affacciato ieri si leggeva nel volto di un sottosegretario: «Con questa botta rischiamo di scendere sotto il 20%». E per Di Maio adesso inizia l' ennesima marcia in salita. Tenere tutti dentro, a partire dalle anime rivoltose. Non a caso ieri davano tutti per scontata la salvezza delle tre senatrici dissidenti (Fattori, La Mura e Nugnes) che hanno votato contro l' ordine di scuderia sul caso Diciotti: «Come facciamo ad espellerle dopo quello che è successo?».

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