beppe grillo

GRILLO VUOLE LA TV A SUO USO E CONSUMO - IL DECALOGO DI BEPPEMAO PER I TALK SHOW CHE VOGLIONO OSPITARE I GRILLINI: VIETATE LE INTERRUZIONI DA PARTE DI ALTRI OSPITI O DALLA PUBBLICITÀ, NO AL CAMBIO DI INQUADRATURA E DIVIETO DI “RIPRENDERE LE SCARPE”: “QUESTO MODO DI FARE TV NON SERVE A INFORMARE, MA A PROPINARE LE POSIZIONI DI EDITORI O CONDUTTORI DI TURNO E QUESTE NON INTERESSANO AI CITTADINI” - MENTANA: “SONO RICHIESTE IRRICEVIBILI, CHIEDO AI RAPPRESENTANTI M5S DI PRENDERE POSIZIONE SULLE DISPOSIZIONI DATE DA BEPPE GRILLO”

Luca Telese per “la Verità”

 

BEPPE GRILLO DAVIDE CASALEGGIO

Allarme catodico in casa 5 Stelle. Beppe Grillo emana un nuovo decalogo sui rapporti tra il Movimento e la tv, accompagnando questo diktat con l' immagine inquietante di un vecchio monoscopio. Il segnale che (un tempo) segnava il silenzio radio, la fine di ogni programma. Dopo aver letto questo messaggio del Garante si possono immaginare solo tre ipotesi: o si tratta di uno scherzo; o si tratta di un tentativo di censura camuffata da battaglia libertaria oppure chi lo ha stilato non capisce nulla di televisione. Dato che nel caso di Grillo la terza non si dà, resta una sola possibilità: si tratta di una burla o di un bavaglio.

beppe grillo su rai uno 1993

 

Perché il tema è questo: il garante Pentastellato pone come condizioni discriminanti delle richieste tecnicamente inattuabili per i talk show. Leggete ad esempio questo passaggio del diktat di Grillo: «Non è più ammissibile che l' ospite in trasmissioni televisive (rappresentante politico, esperto, opinionista, eccetera) venga continuamente interrotto quando da altri ospiti, quando dal conduttore, quando dalla pubblicità, che determina il livello del programma fomentando la litigiosità ed immolando il rispetto della persona sull' altare dell' audience».

 

beppe grillo con casco da astronauta al vertice m5s

Ovviamente Grillo sa benissimo che l' interruzione degli spot nella tv commerciale è inevitabile (altrimenti i canali privati, che non percepiscono canone morirebbero), così come sa che i primi a interrompere i soliloqui degli ospiti sono i rappresentanti del suo Movimento. Così come Grillo sa bene che ogni buon conduttore deve limitare la vocazione innata dei politici al pistolotto o al monologo.

 

La cosa che però fa pensare a una burla, leggendo questo decalogo, sono le righe successive, dove si scade quasi nel grottesco. Secondo Grillo, infatti, bisognerebbe attenersi a queste prescrizioni: «Chiediamo che i nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate, affinché l' attenzione possa giustamente focalizzarsi sui concetti da loro espressi».

 

beppe grillo

A parte la gag sulle calzature, viene davvero da sorridere. Nel linguaggio della televisione, la regia rappresenta il pubblico di quelli che sono a casa. Consente, cioè, di capire cosa sta accadendo. Il «controcampo» è l' occhio di chi non può essere in studio perché è lontano. Ovviamente Grillo cerca una motivazione alta al suo veto: «Questo modo di fare televisione non serve a informare, ma a propinare le posizioni degli editori o dei conduttori di turno e queste non interessano ai cittadini».

 

È vero il contrario. Il suo proclama rappresenta un bavaglio in primo luogo per i suoi «portavoce» che (se chiedessero di applicare questo precetti) resterebbero fuori da tutti i talk in cui, invece, si sono conquistati il diritto di parola. Altra postilla: molti ascoltatori non sanno che la scelta dei campi e delle inquadrature è una prerogativa indiscussa che attiene alla libertà professionale del regista. Che più è bravo, più riesce «a far vedere» meglio (in un tempo rapido) ciò che accade in uno studio.

 

VESPA GRILLO

E così, molto spesso, sono i conduttori che entrano in conflitto con i loro demiurghi, tant' è vero che - più di una volta - è capitato che in onda degli anchorman di ogni segno e colore (da Paolo Del Debbio a Lilli Gruber) chiedessero al proprio regista di «silenziare» e di «chiudere i microfoni». Il controllo assoluto dello studio, infatti, corrisponde al silenzio.

Celebre è rimasto lo stop foriero di polemiche della conduttrice di Otto e mezzo a Matteo Salvini: «Sono costretta a togliere l' audio».

 

SELFIE A PORTA A PORTA GRILLO VESPA

Mentre l' ultima perla di Del Debbio - con uno stile decisamente più prosaico e più ruvido - è stato un botta e risposta con Vauro: «Adesso ti chiudo il microfono perché mi sono rotto i coglioni!». Dice ancora Grillo: «Non è più accettabile che le immagini dei servizi e degli ospiti in studio vengano svilite con inquadrature spezzettate e artatamente indirizzate».

 

Ma il punto è questo: Grillo ha in mente sé stesso, e il tempo del monologo di un solo, e di un elevato, in un codice che è quello teatrale, esattamente il contrario del pluralismo, della dialettica, e quindi della democrazia (non solo in tv). Scrive giustamente Enrico Mentana, lanciando una sfida: «Chiedo ai rappresentanti del M5s ospitati in questi anni nelle nostre trasmissioni di prendere posizione sulle disposizioni date da Beppe Grillo riguardo alle presenze tv degli esponenti del Movimento». Aggiunge il direttore del Tg di La7: «Qualora si dovessero confermare quelle linee, dal mio punto di vista irricevibili, saranno adottate dal M5s» , conclude Mentana, «ne dovremo trarre le conseguenze». Un guanto di sfida. Non si può far altro di augurarsi che sia presto raccolto.

GRILLO CON VESPA A PORTA A PORTA

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…