renzi pierino alvaro vitali

IL DECRETO SULLE POPOLARI E QUELLA FUGA DI NOTIZIE CHE HA GALVANIZZATO LA BORSA -IMMEDIATAMENTE ALLA VIGILIA DEL “BLITZ” SULLE BANCHE POPOLARI VOLUTO DA RENZI IL 20 GENNAIO, C’È CHI HA FATTO IL FURBO DA LONDRA E HA GUADAGNATO MOLTI SOLDI - C'È UNA PRIMA RICOSTRUZIONE DEL FATTACCIO...

DAGOREPORT

 

LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANOLA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO

E adesso sono tutti – auguri! - alla caccia della gola profonda: quella che ha spifferato in giro la riforma delle banche popolari, facendo fare un sacco di soldi agli speculatori. Tanti soldi, eh. Ma proprio tanti. State tranquilli, la Consob ha acceso il suo faro. M5S e Adusbef, Assopopolari e il ministro Lupi stanno facendo il diavolo a otto. E come dargli torto?

 

maria elena boschi   maria elena boschi

Già prima dell’approvazione del dl Investment Compact il 20 gennaio, come segnalava Gerevini sul Corsera, «alcuni soggetti con base a Londra» avevano «creato posizioni anche rilevanti in azioni delle banche popolari». E tra le banche che hanno maggiormente beneficiato delle speculazioni londinesi (il Banco Popolare ha avuto un balzo del 21%, Ubi del 15, la Popolare Emilia del 24 e Banca Popolare di Milano del 21), «lo scatto più spettacolare  è quello della Popolare Etruria e Lazio di cui è vicepresidente Pier Luigi Boschi, il padre del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi». 

banca etruriabanca etruria

 

Secondo il Fatto quotidiano, tenetevi forte, «in quattro giorni la Banca Popolare dell’ Etruria ha registrato un balzo del 66 per cento, nonostante i ripetuti stop alla negoziazione per eccesso di rialzo, mettendo fine così ad anni di profonde difficoltà che l’hanno portata sull’orlo del commissariamento. Nel gennaio 2010, un’azione valeva 10,69 euro, mentre il 12 gennaio scorso ha registrato il minimo storico: 0,358 euro».

 

E’ tutto chiaro?

 

DAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA DAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA

Insomma: qualcuno ha passato in giro la notizia della riforma favorendo un sacco di operatori finanziari che hanno base a Londra - come l’amico del cuore di Renzi, il finanziere Davide Serra con il suo fondo Algebris -  e beneficiando soprattutto la banca dove lavorano il padre e il fratello della ministra Boschi. E chi è quel qualcuno? si chiede giustamente Gerevini. «Come si è sviluppato l’iter tecnico che ha portato al varo di quel testo? Per quante mani è passato? Raramente un provvedimento legislativo ha avuto un impatto così immediato e violento su una parte del listino. E mentre la norma prendeva forma, a Londra qualcuno preparava le munizioni per la grande speculazione.»

 

maria elena boschi e federica guidimaria elena boschi e federica guidi

In attesa che il faro acceso dalla Consob faccia un po’ di luce su tante questioni fondamentali, dai corridoi del Mise ci arriva qualche notizia interessante. C’è una caccia in corso, dicevamo, che è particolarmente spietata, visto che le nuove «Norme in materia di banche popolari», e dunque la gola profonda che le ha spifferate, sono nate proprio lì. Attenzione, però: all’inizio le norme bancarie non facevano parte dell’Investment Compact ma del ddl Concorrenza. Ed entrambi i testi avrebbero dovuto andare in Consiglio dei Ministri il 20 gennaio.

 

passera e salzapassera e salza

Bene. A scrivere, a blindare, a covare il ddl Concorrenza con grandissima gelosia era il gabinetto del ministro dello sviluppo economico, e in particolare colui che Federica Guidi ha confermato come capo della sua segreteria tecnica: Stefano Firpo. Firpo non è un uomo della Guidi, ma di Passera: è un quarantenne torinese e brillante, un ex London School of Economics che è stato l’ombra di Passera in Intesa San Paolo per molti anni e che è arrivato a Roma nel 2011, quando a Passera hanno affidato il Mise col governo Monti. Al Mise è rimasto con Flavio Zanonato. Oggi lavora con la Guidi.

 

piercarlo padoan e consortepiercarlo padoan e consorte

Cambiano i ministri ma ormai è lui, dicono, la vera eminenza grigia del palazzo. Proprio Firpo ha partorito il decreto Destinazione Italia e i decreti Crescita 1 e 2, si è occupato di start-up, di agenda digitale, di Fondo centrale di garanzia e pagamenti della Pa. Non solo: ha curato, attenzione, anche i rapporti del ministero col Fondo monetario e la Bce, con la World Bank e con l’Abi, l’associazione delle banche italiane.

 

Insomma, è uno che di banche – e di banchieri - mastica parecchio, proprio come il suo mentore Passera, che il 31 gennaio a Roma presenterà un’Italia Unica che ai temi bancari è particolarmente sensibile. Quindi non poteva non sapere, il nostro Firpo, che la riforma delle popolari che stava scrivendo per Renzi sarebbe stata «altamente price sensitive», con effetti clamorosi a Piazza Affari.

 

 Dicono al Mise che, infatti, il testo era blindatissimo. Così blindato che al Mef non ne sapevano nulla, e il buon Pier Carlo Padoan, benchè ministro dell’Economia, dormiva, sull’argomento, molti sonni profondi e tranquilli.

 

poletti martina padoan orlando gentilonipoletti martina padoan orlando gentiloni

La blindatura era tale e tanta che le pochissime bozze distribuite ai piani altissimi del ministero guidato (si fa per dire) dalla Guidi erano “tracciate”,  cioè erano state contraddistinte ognuna con qualche particolare differente, in modo da poter identificare a colpo sicuro la fonte di un’eventuale fuga di notizie.

 

Com’è possibile, allora, che molti lobbisti della capitale ne avessero già una bozza a disposizione il 13 gennaio? Ai ben introdotti bastava andare alle pagine 22 e 23 per trovare le nuove norme sulle popolari e sulle fondazioni bancarie, e poi muoversi sul mercato di conseguenza. L’hanno fatto.

 

STEFANO FIRPOSTEFANO FIRPO

Giovedì 15 gennaio, infatti, cominciavano gli acquisti da Londra. Venerdì 16 per le banche popolari era già allarme rosso. Lunedì 19, verso sera, Renzi annunciava ai senatori Pd che con l’Investment compact avrebbe trasformato le popolari in società per azioni. Il 20 gennaio il CdM approvava il decreto.

 

 E la storia al momento finisce qui.

 

Lasciando a noi miseri parecchi dubbi che non hanno ancora risposta.  Per esempio: chi, al Mise, ha fatto uscire la bozza? E’ già stata identificata la copia tracciata, e dunque la mano che l’ha ricevuta e distribuita? A chi l’ha data? E non è, forse, che la distribuzione a tanti beneficiari, sia pure molto selezionati, serviva a coprire qualche operazione più mirata e massiccia?

 

STEFANO FIRPO STEFANO FIRPO

D’accordo, siamo incontentabili. Ma vorremmo sapere anche qualcos’altro. Per esempio: perché Palazzo Chigi ha spostato le norme sulle banche popolari dal ddl Concorrenza al dl Investment Compact? Forse il Concorrenza era in ritardo. Forse non sarebbe arrivato in Consiglio dei Ministri il 20 gennaio. Forse. E così infatti è stato. Ma perchè le banche, diteci, non potevano aspettare? Perchè è stato necessario fare questo po’ po’ di blitz? Matteo, rassicuraci. Non è perché i giochi, a Londra, erano già stati fatti, e per qualcuno era venuto il momento di passare all’incasso? No, vero?

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…