PROPAGANDA DEMOCRISTIANA - COME ANDREOTTI STRONCÒ IL NEOREALISMO ITALIANO CONTRO “L'AGNOSTICISMO” DEI REGISTI “ROSSI” - LA MISSIONE DELL’ALLORA SOTTOSEGRETARIO CON DELEGA ALLO SPETTACOLO (DAL ’47 AL ’54): “CONVERTIRE IL CINEMA AL CATTOLICESIMO” PER CONTRASTARE L'EGEMONIA CULTURALE DEL PCI - GIULIO IL CENSORE: NEL FILM “EUROPA '51” DI ROSSELLINI, CENSURÒ LA SCENA INIZIALE DELL’ALTERCO TRA UN COMUNISTA E UN AMERICANO SUL TEMA DELLA PACE”…

Luigi Mascheroni per "il Giornale"

Dispensò benefici, impose censure, appoggiò finanziamenti alle opere gradite, li rallentò a quelle non «opportune», incrementò il potere dei cattolici nel mondo dello spettacolo, contrastò la nascente egemonia culturale del Pci in ambito cinematografico, criticò con tutta la sua influenza le opere considerate anticlericali, e in qualche caso forzò direttamente la mano ai registi per tagliare o modificare alcune scene diseducative sul fronte della religiosità o del messaggio (demo)cristiano.

Così, un giovanissimo Giulio Andreotti - dal maggio 1947 fino al gennaio 1954 ininterrottamente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spettacolo - intervenne in prima persona nella produzione cinematografica italiana, con una particolare attenzione all'estetica «neorealista» che, sviluppatasi nell'epoca di passaggio tra il regime fascista e la Repubblica, nacque nel giugno '43 con l'uscita di Ossessione di Luchino Visconti e, di fatto, si concluse nel '52 con Umberto D. di Vittorio de Sica. Una parabola politico-artistica alla cui sorte contribuì in modo determinate il «Divo» Giulio. Nessun critico fu così influente, come lo fu il politico Andreotti, nel determinare la morte del neorealismo. Di fatto, lo stroncò.

Che fra l'Italia democristiana e il neorealismo cinematografico non si sia mai manifestata una grande simpatia, è storia nota. Ma con ancora punti oscuri. Ora, un nuovo capitolo della intricata vicenda viene scritto da Giovanni Sedita con un saggio pubblicato sull'ultimo numero della rivista Nuova storia contemporanea dal titolo «Giulio Andreotti e il neorealismo. De Sica, Rossellini, Visconti e la guerra fredda al cinema».

Autore del fortunato libro Gli intellettuali di Mussolini (apparso da Le Lettere nel 2010), Sedita sulla base di numerosi documenti inediti conservati all'Istituto Sturzo, dove è confluito alcuni anni fa il leggendario archivio di Giulio Andreotti, cerca di dimostrare come il neorealismo si estinse anche (o soprattutto) a causa dell'azione costante del più influente e longevo politico democristiano, all'epoca appena agli inizi di una carriera destinata a prolungarsi sino a oggi.

Dal suo intervento all'Assemblea Costituente nell'aprile del '47, quando presentò un emendamento all'articolo 21 della Costituzione (poi non accettato) che avrebbe sancito la libertà di espressione per la stampa ma non per il cinema e il teatro, sino al termine del suo mandato, Andreotti perseguì un obiettivo preciso: favorire una produzione cinematografica «costruttiva sotto il profilo cristiano» cercando di organizzare gli uomini e i mezzi del cinema e di contrastare l'egemonia culturale del Pci. La missione era combattere l'agnosticismo (di registi e produttori) e lo scetticismo (delle sceneggiature e dei film) imperanti nelle «cosiddette formule neoveriste». Per Andreotti e i vertici della Dc il neorealismo era, semplicemente, nemico della «cristianizzazione» della cinematografia italiana.

In particolare Sedita cita una lettera confidenziale del 1949 scritta dal sottosegretario Andreotti (che bene aveva in mente lo scontro «culturale» che avrebbe caratterizzato la Guerra fredda) a Giovanni Battista Montini, pro-segretario di Stato e futuro papa Paolo VI: la missiva può essere considerata il «manifesto» andreottiano sulla gestione dell'arte e della industria dello spettacolo italiano, che dovevano essere «convertito» al cattolicesimo.
E così fu bandita la «crociata» contro le formule estetiche neorealiste, lontane dai valori cristiani.

Riviste e giornali cattolici iniziarono a denunciare l'assenza dai film neorealisti di ogni speranza cristiana, si criticò la disumanità del cinema neorealista (contro De Sica e Ladri di bicicletta si invocò una tutela legale per i bambini-interpreti «immessi in vicende che offendono e intaccano l'integrità del loro stato di grazia»), si tentò - con ottimi risultati - di cooptare i registi neorealisti nell'area cattolica sostenendo, attraverso produttori amici, i loro progetti. Come nel caso della società Universalia, vicina ad Andreotti, che finanziò (dopo che il Pci rinunciò a contribuire alla realizzazione del film) quello che sarebbe diventato, dopo una lavorazione travagliata, La terra trema di Visconti.

Addirittura, nel caso di Europa '51, girato da un Roberto Rossellini in piena «svolta spiritualista» (lavorò fianco a fianco con il critico Gian Luigi Rondi e con padre Felix Morlion, i due teorici del «neorealismo cattolico»), Andreotti intervenne direttamente sull'opera ultimata («la final cut version fu determinata direttamente dal sottosegretario», scrive Sedita), esponendo alcune sue perplessità al regista.

In particolare sul dialogo iniziale in cui il personaggio comunista sembra prevalere su un americano in un alterco sul tema della pace. «Nessuno nega che anche i comunisti amino la povera gente - scrisse Andreotti in una lettera privata a Rosellini - ma non vogliamo riconoscerne il monopolio». E la scena, nella versione definitiva, scomparve.
La politica aveva avuto la meglio sull'estetica.

 

Giulio Andreotti - Copyright PizziGIULIO ANDREOTTI CON VITTORIO DE SICA E ALBERTO SORDI ALLA BEFANA DEI FIGLI DEI DIPENDENTI PUBBLICI NEGLI ANNI CINQUANTAvittorio desica01LUCHINO VISCONTI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…