juncker

A CIASCUNO IL SUO EURO-CETRIOLO - JUNCKER PRESENTA LA RIFORMA DI BRUXELLES: FONDO MONETARIO UE, SUPERMINISTRO, FISCAL COMPACT - UN’ISTITUZIONE “À LA CARTE” CHE SCONTENTA UN PO' TUTTI CON UN LIVELLO ESTREMO DI EQUILIBRISMO: INFATTI DOVRA’ ESSERE APPLICATA DALLA PROSSIMA COMMISSIONE (CIAO CORE!)

 

Antonio Pollio Salimbeni per Il Messaggero

 

JUNCKER TUSK

Approfittare della crescita per permettere all' Eurozona di fronteggiare le prossime crisi senza ripiombare in un baratro politico-finanziario. E farlo nei prossimi mesi, arrivando al voto europeo nella primavera 2019 con strumenti, poteri e politiche chiari. È una visione forse troppo organicista quella della Commissione Juncker, ma certo il pacchetto di proposte per la riforma dell' Unione monetaria varato ieri costringerà i governi a schierarsi. Si capirà su quale lunghezza d' onda sono i governi al Vertice Ue fra una settimana.

 

Quattro le proposte di Juncker. La prima è la trasformazione del fondo salva-stati Esm in Fondo monetario Ue (Fme) che assisterà gli Stati in difficoltà, sarà il prestatore di ultima istanza per il Fondo di risoluzione (liquidazione delle banche in crisi).

 

MAY JUNCKER

I SALVATAGGI

A parte decisioni strategiche che hanno un impatto finanziario, voterà in casi di urgenza deciderà a maggioranza dell' 85% (ma ciascuno dei grandi Paesi può mettersi di traverso). Non avrà invece poteri sui bilanci pubblici come vorrebbe Berlino. Tra le proposte è quella con maggiori chances di essere realizzata quantomeno perché il Fondo monetario internazionale non vuole più impegnarsi nel salvataggio di uno Stato Ue.

 

Seconda proposta, l' integrazione nel diritto Ue del Fiscal compact, il trattato che vincola al pareggio di bilancio e alle correzioni obbligatorie dei conti pubblici. Mossa delicata perché il patto di bilancio è contestato da vari settori politici europei e in diversi Paesi (Italia compresa). Juncker, praticante convinto della linea della flessibilità, propone di inserire nella direttiva le possibili deroghe per tenere conto delle riforme avviate e delle circostanze eccezionali (recessioni, difficoltà economiche estreme). Non cambierebbe nulla rispetto a oggi.

GENTILONI JUNCKER TAJANI

 

IL MODELLO

Terza proposta, uno strumento parte del bilancio Ue per sostenere le riforme strutturali degli Stati e la convergenza di quelli che devono adottare l' euro, finanziare il salvagente per il sistema bancario attraverso il Fme e un meccanismo di stabilizzazione per mantenere i livelli di investimento in caso di gravi choc economici. E pure sostenere un sistema di riassicurazione anti-disoccupazione, sulla scia della proposta Padoan, e un fondo per i tempi difficili. Non ci sono indicazioni quantitative, ma si vocifera di un centinaio di miliardi in 7 anni. Pochissimo.

 

Juncker1

Macron ha proposto che il bilancio sia pari al 2% del Pil Eurozona. Bruxelles ricorda: sono gli Stati a decidere. Infine, la creazione di un ministro europeo dell' Economia e delle finanze con il doppio cappello di vicepresidente della Commissione e presidente dell' Eurogruppo. Duplicando così il modello dell' Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza (attualmente Federica Mogherini). Il superministro permanente coordinerebbe l' Eurogruppo, gestirebbe il bilancio, presiederebbe il Fme e in quanto vicepresidente della Commissione sarebbe politicamente responsabile di fronte al Parlamento.

 

JUNCKER RENZI

Questa la novità per rispondere alle critiche alla solita tecnocrazia europea che sfugge al controllo democratico. Quando si deciderà? Tra molto tempo. Il 2018 sarà dedicato alle discussioni, ai negoziati tra i governi e in Parlamento. E entro metà 2019 dovranno essere adottate le regole per i sostegni alle riforme, alla stabilizzazione economica e alla convergenza dei paesi non euro, per il Fme, così come la direttiva sul Fiscal compact.

 

Per il superministro ci si augura almeno di raggiungere una visione comune: vedrebbe la luce solo dopo il 2019. Tanta prudenza è ovvia: da un lato ci sono molti sospetti tedeschi e del fronte del Nord che dietro la Grande Riforma si nasconda il rischio di un sistema di trasferimenti finanziari permanenti agli Stati; dall' altro lato si sa che prima dell' insediamento a Berlino di un nuovo governo non ha molto senso agitarsi. 

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