DIO QUANTO MI COSTI! - LE CHIESE TEDESCHE INTASCANO OGNI ANNO 19 MILIARDI DI EURO TRA SOVVENZIONI DIRETTE E INDIRETTE - È UN RECORD EUROPEO, PIÙ DEGLI 11 IN SPAGNA E DEI 10 IN ITALIA - AGGIUNGI I 45 MLD CHE LA CATTOLICA CARITAS E LA PROTESTANTE DIAKONIE RICEVONO DAL GOVERNO CHE GLI HA APPALTATO OSPEDALI E OSPIZI, TOTALE: 64 MILIARDI…

1 - QUANTO È CARO DIO
Stefano Vastano per "l'Espresso"


Sulle amene colline che si distendono sul Reno, nei dintorni di Bonn, Magonza o Colonia, l'aria è meno fredda che nella grigia Berlino. Placida, come nei romanzi che Heinrich Böll ambientò in queste valli renane. «Un'atmosfera estremamente cattolica», sintetizza Bernadette Knecht, 47 anni, ex direttrice di un asilo religioso a Königswinter, a12 chilometri dall'ex capitale tedesca. «Dopo dieci anni di lavoro, lo scorso autunno l'amministrazione mi ha licenziato».

Il motivo? L'insegnante si è separata dal marito e trasferita nella casa del nuovo partner. Commenta Ulrike Keller, portavoce della diocesi di Bonn: «L'abbandono del tetto coniugale è incompatibile con i principi della nostra fede». E sufficiente, nella Germania del 2013, a sbattere per strada un lavoratore. Nonostante lo Stato laico, che dovrebbe garantire uguaglianza di diritti tra tutti i cittadini, spenda ogni anno, tra contributi alle Chiese e finanziamenti alle scuole e agli ospedali delle istituzioni cattoliche e protestanti, 65 miliardi di euro.

La disavventura di Frau Knecht non è un caso isolato. E il proliferare di casi simili sta provocando un acceso dibattito in Germania non solo sui "costi di Dio" ma anche sul prezzo da pagare in termini di ingiustizia sociale. Nina Lockmann e Sarah Lühamn erano due insegnanti della "Liebfrau Schule", una scuola elementare cattolica a Kleve, nel Nordreno-Vestfalia. «Ho dovuto rinunciare all'incarico», dice la Lockmann «perché sono protestante». Identica ragione per cui anche la Lühmann, maestra di musica, oggi non è più di ruolo. «Per noi presidi», spiega Heribert Feyen, della scuola di Kleve, «trovare insegnanti con la "giusta" confessione è difficile».

Con fede e sacramenti - specie con il matrimonio - il clero tedesco non scherza. Nel Nordreno-Vestfalia (il Land più grande in Germania) un terzo delle scuole dell'obbligo sono religiose. In Renania-Palatinato e in Bassa-Sassonia oltre 1.300 scuole sono gestite dalla Chiesa, cattolica o protestante. Il quadro non cambia se dall'istruzione si passa alla Sanità. Dallo scorso settembre, ad esempio, Uwe Schmidt può rimetter piede nella sua clinica a Düsseldorf ma solo dopo una dura battaglia giuridica.

Per anni la direzione dell'ospedale (cattolico) ha provato a licenziarlo perché, nel 2008, l'ex-primario si è risposato. Ma la storia che più ha scioccato i tedeschi è successa all' "Heilig Geist", un ospedale di Colonia. Lo scorso Natale la clinica cattolica ha rifiutato il soccorso a una 25enne che, vittima di violenze sessuali, voleva abortire.

«Per interventi del genere», ha spiegato Sylvia Klauser, portavoce dell'ospedale, «il paziente deve rivolgersi altrove». Quel nosocomio, a Colonia, è una delle 10 cliniche (e 16 ospizi) in mano a uno dei tanti Ordini religiosi alla conquista del sistema sanitario tedesco. «In Germania», commenta Eva Müller, «un ospedale e un ospizio su tre sono gestiti dalle onnipotenti Caritas o Diakonie».

Sono le due associazioni che amministrano la fitta rete di scuole, ospedali, ospizi e servizi sociali che le due Chiese hanno steso sulla società. Una rete così capillare «da trasformare la Repubblica federale in una democrazia pastorale», aggiunge la Müller. Non è una esagerazione. La giornalista ha pubblicato un libro dal titolo "Dio ha costi molto alti". Emerge quanto «il famoso Stato sociale tedesco sia sempre più in mano ai preti», riassume la Müller.

La penetrazione ecclesiastica del welfare è sistematica. Nei 16 Länder federali solo la chiesa cattolica vanta 10 mila asili-nido. In cui lavorano 100 mila insegnanti per 600 mila bambini. Altri 500 mila crescono in uno degli 8.500 asili-nido luterani, che danno lavoro ad altri 80 mila insegnanti. A livello universitario, in Germania c'è l'offerta di 17 facoltà teologiche (e nella bavarese Eichstätt, c'è la sede dell'ateneo cattolico). Tra elementari e licei, si contano 3.300 istituti religiosi. Attualmente,168 mila ragazzi sono iscritti a una delle 1.100 scuole evangeliche.

«Stiamo crescendo specie all'Est», dice Frank Olie, responsabile delle scuole protestanti di Berlino e Brandenburgo. Solo nella capitale, gli istituti protestanti sono 16.
Nulla in confronto all'invasione del clero nel campo della Sanità. Solo la Caritas cattolica, gestisce 405 ospedali (cioè, una clinica su quattro), dando lavoro a 365 mila dipendenti. Tra personale medico e non, altri 405 mila sono impiegati negli ospedali della (protestante) Diakonie.

Se a questi sommiamo gli insegnanti e il personale vario, si arriva a 1 milione e 300 mila persone che hanno un contratto con le Chiese. Conferma Jan Jurczyk, portavoce di Ver.di sindacato del pubblico impiego: «Dopo lo Stato sono le Chiese il più grande datore di lavoro nel settore. Ed è uno scandalo perché nonostante abbiano raggiunto, per fatturato e dipendenti, dimensioni da Bmw o Lufthansa, vescovi e pastori protestanti se n'infischiano di ogni norma sindacale e i sindacalisti sono banditi».

La parola "streik", sciopero, è vietata. Spiega Georg Bier, docente di diritto canonico a Friburgo: «Dipende da motivi storici e giuridici. Per le comunità religiose valgono diritti più estesi che in qualsiasi altro paese della Ue. L'articolo 140 della Costituzione sancisce l'auto-determinazione delle Chiese nella gestione dei loro enti».

Il risultato è quello che è successo di recente a Ulm in Baviera. Dove, dopo 14 anni di servizio, una scuola cattolica ha licenziato un'insegnante perché lesbica. L'autodeterminazione ha riflessi negativi anche nella busta paga. I dipendenti del gruppo protestante Bethel (catena di 25 cliniche della Diakonie con 10 mila dipendenti) sono scesi in piazza a Bielefeld e il perché lo spiega Roland Prehm, rappresentante del locale ospedale: «Il salario è inferiore di 400 euro rispetto ai colleghi statali».

Eppure non sono le preghiere ma i miliardi del contribuente a mantenere le istituzioni del clero. Tramite la "Kirchen Steuer", la tassa per la chiesa, «alle due confessioni entrano 10 miliardi l'anno», ha calcolato Carsten Frerk, il politologo che ha scritto un "Libro Viola" sui finanziamenti statali alle Chiese (vedi box a pagina 80). Quei 10 miliardi coprono solo la manutenzione delle chiese, e le prebende di parroci e pastori.

E dei 45 miliardi che servono per mandare avanti ogni anno scuole e ospedali, le Chiese sborsano appena 800 milioni di euro l'anno, il 2 per cento del totale di spesa: al resto ci pensa lo Stato. E il totale dei finanziamenti tocca la mirabolante cifra di 65 miliardi. Esempio limite: nella ricca Amburgo non sborsano neanche un centesimo. Ancora Eva Müller: «È il colmo. Le chiese discriminano i dipendenti, non tollerano sindacati, e i costi di Dio li pagano i cittadini». E Frerk rincara: «Sono l'istituzione più arcaica in Germania, che non corrisponde più né ai tedeschi di oggi né alle norme europee».

Eppure il potere delle chiese cresce. A causa, secondo il sociologo Norbert Wolhfahr, della riforma del welfare dell'era-Schröder: «Più lo Stato, per risparmiare, si è ritirato da scuole e sanità più vi sono entrate le chiese». C'è poi un altro elemento che spiega la crescita delle scuole confessionali. Dopo i pessimi risultati delle scuole pubbliche ai test-Pisa, «le iscrizioni ai nostri istituti sono cresciute del 30 per cento perché noi diamo un sigillo di qualità», quantifica il protestante Frank Olie.

Sono solo un relitto arcaico, e non democratico, gli istituti e gli ospedali religiosi? «Di sicuro», risponde il socialdemocratico Carsten Scheider, «non è accettabile nella Germania del 2013 che se non sei cattolico o protestante, non lavori in una scuola o ospedale. Ma è una triste realtà, non getta buona luce sul nostro Paese». E nemmeno sui partiti. All'interno della Spd, Carsten Scheider è uno dei pochi a denunciare lo stato delle cose. Persino i Verdi tacciono. «L'amara verità», conclude Schneider, «è che nessun partito osa inimicarsi la Chiesa». Muove ancora oggi, dicono i politologi, il 5 per cento dell'elettorato.

2 - AL CLERO PIÙ SOLDI CHE IN ITALIA
Stefano Vastano per "l'Espresso"

Secondo i dati del politologo Carsten Frerk ogni anno, tra sovvenzioni dirette e indirette, le Chiese tedesche accumulano finanziamenti per 19 miliardi di euro. All'interno dell'Unione europea è un record. Il clero di Germania dispone di 8 miliardi in più degli 11 incassati, in media, dalla Chiesa cattolica in Spagna. Persino 10 miliardi in più del volume di finanziamenti percepiti dalla chiesa italiana. E vanno aggiunte le decine di miliardi (45 annui, secondo Frerk) che la cattolica Caritas e la protestante Diakonie ricevono dal governo tedesco per le loro strutture ospedaliere e ospizi.

Tra i più curiosi oboli statali a loro favore (oltre ai 2 milioni annui per l'assistenza spirituale degli agenti di polizia) le centinaia di milioni per le missioni all'estero delle Chiese. Ogni anno il ministero degli Esteri di Berlino versa 113 milioni sui conti dell'"Eed", l'ente che cura i circa 1.500 progetti della chiesa evangelica in Africa, Asia, America del sud o sul Caucaso.

Sempre spulciando nei bilanci, qualche milione in più, per l'esattezza 161, va alle attività ecumeniche di "Misereor", la potente organizzazione mondiale dei cattolici tedeschi. Mentre sono 83 i milioni che ogni anno Ard, Zdf e le altre pubbliche emittenti spendono per trasmettere, via tv o radio, la parola di Dio. Solo negli asili-nido confessionali, i comuni, i 16 Länder e il governo di Berlino investono 4 miliardi l'anno.

La metà, 2,2 miliardi, per finanziare i licei religiosi. E altri 1,7 miliardi per pagare, nelle scuole statali, le ore di religione. Si capiscono i 18 milioni elargiti dal governo Merkel per il restauro di chiese e monumenti storici. Ma sono davvero necessari, si chiede allibito Frerk, «tutti quei milioni statali per i ‘Kirchen-Tagen?». Sono i due raduni e festival di cultura dei protestanti e dei cattolici: al contribuente tedesco costano, ogni anno, 7 milioni.

 

 

OSPEDALE Heilig Geist DI COLONIA GEORG BIER DIAKONIE LA CARITAS PROTESTANTE TEDESCA OSPEDALE Heilig Geist DI COLONIA carsten frerk papa ratzinger benedetto RATZINGER PAPA BENEDETTO XVI JOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVIvaticano VATICANO vaticano Caritas

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…