I PULCIARI DI “SCORZA ITALIA” - MOLTI ONOREVOLI BERLUSCONES S’OPPONGONO ALLA SPARIZIONE DEL SENATO, FORTI DEI 40 MILA EURO DI QUOTA CHE DEVONO ANCORA SBORSARE AL PARTITO: SE SPARISCE LO SCRANNO DI PALAZZO MADAMA, CHE SENSO HA SCUCIRE QUEI SOLDI?
Ugo Magri per “La Stampa”
silvio berlusconi e maria rosaria rossi
A cospirare contro le riforme non sono soltanto alate considerazioni politiche. Pesano sull’atteggiamento dei senatori pure calcoli più meschini, per esempio lo spirito di autoconservazione. E addirittura contribuiscono questioni di basso conio, nel senso più letterale. Già, perché certi maldipancia nelle file berlusconiane sono aggravati da una richiesta perentoria del partito: 25 mila euro da versare a testa, relativi al contributo della campagna elettorale 2013.
Tra i parlamentari «azzurri», quasi nessuno si era ricordato di staccare l’assegno. Vere mosche bianche sono quelli che in un anno e mezzo di legislatura hanno regolarmente pagato gli 800 euro mensili di sostegno a Forza Italia. Nei giorni scorsi a San Lorenzo in Lucina si sono stancati di attendere, anche perché ormai non sanno più come pagare lo stipendio dei dipendenti.
Così è stato intimato ai ritardatari di provvedere, e in fretta. L’incarico di battere cassa compete all’onnipotente Mariarosaria Rossi, donna di polso alla quale non manca il know-how (è imprenditrice proprio nel ramo del «recupero crediti»). I pochi senatori in regola plaudono all’iniziativa. I tanti morosi invece si stanno domandando, molto prosaicamente, che senso abbia scucire circa 40 mila euro per uno scranno così traballante. Da cui verranno sloggiati, non appena completate le riforme, per far posto a sindaci e a consiglieri regionali...
Fare nomi violerebbe la privacy e porterebbe querele. Ma nonostante l’indennità (tra una cosa e l’altra oltre 10 mila euro netti al mese), svariati senatori-cicale confessano in privato di non poter pagare tutti quei soldi cash e anzi, piuttosto che farseli anticipare da qualche amico o parente, sono pronti a mollare Forza Italia per rifugiarsi nel Gruppo misto. Di sicuro, mai richiesta di saldare i debiti è caduta in un momento più delicato.
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO MARIA ROSARIA ROSSI FRANCESCA PASCALE
Viziatissimi, abituati da sempre a ricevere invece che a dare, i «berluscones» di Palazzo Madama si sentono improvvisamente tartassati. Addirittura snobbati. C’è chi da mesi attendeva invano un’udienza dal Capo: ora pare che verrà esauditi, ma solo in quanto Berlusconi, Verdini e Gianni Letta hanno incominciato a chiamare per telefono questo e quello affinché non facciano scherzi, la riforma del Senato va approvata punto e basta.
Difficile prevedere fino a che punto verrà assorbita una «zona grigia»che l’«Huffington Post» ha censito, stimando addirittura tra i 24 e i 27 senatori dissidenti (il gruppo berlusconiano ne conta complessivamente 59).
Numeri esagerati, secondo i consiglieri del leader. Al quale garantiscono che i «ribelli», Minzolini compreso, si conteranno alla fine con le dita di una sola mano. Sennonché dalle parti di Arcore mai ne hanno azzeccata una. Peccando sempre di ottimismo. Quando Silvio cacciò Fini, i cortigiani gli avevano detto: «Tranquillo, con Gianfranco toglieranno il disturbo 18 deputati al massimo» (furono invece 34). Nell’ottobre scorso altro svarione, gli alfaniani dovevano essere una quindicina o giù di lì, ma raggiunsero quota 33. Come regola generale, le previsioni berlusconiane vanno sempre moltiplicate per due.
Intervento di Maurizio Gasparri
Al malessere generale contribuisce, pur con nobili motivazioni, la battaglia della Pascale per i diritti delle coppie «omo». Oggi a Napoli la fidanzata di Berlusconi ritirerà la tessera dell’Arci-gay, e tra i senatori «azzurri» i mugugni risuonano violenti. E non solo tra i senatori. La redazione del «Giornale» di famiglia è letteralmente sommersa dalle proteste dei lettori meno aperti al nuovo, che per loro natura a destra non sono pochi.