salvini di maio mattarella

MATTARELLA BIS! – DITE A “LA STAMPA” CHE MATTEO RENZI NON SARÀ L’AGO DELLA BILANCIA PER L’ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO. PERCHÉ LA LEGA VOTERÀ PER LA RICONFERMA DI SERGIONE INSIEME A FORZA ITALIA, PD, LEU, ITALIA VIVA. SPACCATI I 5STELLE: DI MAIO A FAVORE, CONTE TRAVAGLIATO. VOTO CONTRO DELLA MELONI - IL QUADRO POLITICO È CAMBIATO DA QUANDO SALVINI HA COME OBIETTIVO QUELLO DI ENTRARE NEL PARTITO POPOLARE EUROPEO, DA QUI LA FEDERAZIONE LEGA-FORZA ITALIA, ESSENDO BERLUSCONI IL SOLO CHE PUÒ RIPULIRLO DAL SOVRANISMO

Carlo Bertini per “La Stampa”

 

draghi mattarella renzi partita di poker

Negli scampoli di un’estate povera di fatti politici, il tema tiene banco e pochi dati risultano assodati come questo, che mette d’accordo tutti: nella partita per il Quirinale, nessuno schieramento ha sulla carta i numeri per potersi eleggere da solo il presidente della Repubblica. 

 

Il secondo fattore, è che Matteo Renzi sarà l’ago della bilancia. I partiti di centodestra, infatti, sommano 438 elettori, quelli di centrosinistra (senza Italia Viva) 411, e pur attribuendo a ciascun polo una ventina di parlamentari del gruppo Misto, nessuno arriva alla fatidica cifra di 505: ovvero la metà più uno del plenum che sarà chiamato ad eleggere in febbraio il nuovo capo dello Stato.

 

Mattarella Salvini

Ne deriva che nessuna delle ipotesi di partenza può considerarsi percorribile a scatola chiusa: nemmeno quella più gettonata di una riedizione del mandato di Sergio Mattarella.

 

Pur considerando l’enorme popolarità del Presidente e l’apprezzamento di cui gode in ogni forza politica, il centrosinistra è più propenso del centrodestra a caldeggiare una sua rielezione. E la tirannia dei numeri sgonfia tutte le possibili certezze. 

 

SILVIO BERLUSCONI E MATTEO SALVINI

Enrico Letta fa capire che vedrebbe bene un bis, provando a blindare Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023. Non esclude certo che si vada in altra direzione, ma è normale una preferenza per Mattarella, già parlamentare dem e quindi garanzia per tutta la sinistra. 

 

E infatti anche Leu di Roberto Speranza, pur non avendo ancora discusso la questione negli organismi dirigenti, a quanto si sa, sarebbe favorevole ad un bis. Che se la destra non vorrà accettare però non passerà. Idem per M5s: dopo che Conte ha detto che «per un bis ci vuole la volontà di Mattarella», tutti hanno pensato ad un endorsement. Anche a causa del terrore che paralizza i gruppi grillini (e piddini) quando si ventilano elezioni anticipate, effetto di una scalata al Colle di Draghi.

 

berlusconi Mattarella gentiloni

Ma se l’ipotesi Mattarella è sponsorizzata da uno schieramento solo, il che la indebolisce in partenza, a gelare le aspettative c’è anche la volontà espressa dal Presidente: il quale ha più volte ribadito che sotto un profilo costituzionale non ritiene sia giusto fare un secondo mandato, considerandolo un’anomalia da non ripetere.

 

Per non dire che la sua conferma, a detta dei più smaliziati, lo obbligherebbe a restare altri 7 anni, senza potersi dimettere prima: «Perché se nel 2023 la destra vincerà le elezioni - spiega un dirigente di centro - la sua uscita dal Colle darebbe la stura ad una nomina quirinalizia politicamente meno di garanzia per le cancellerie europee e per una parte del Parlamento, che avrebbe dunque molto da recriminare».

BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA

 

Berlusconi in campo

Dall’altra parte, tenendo per un momento fuori Italia Viva e Forza Italia, pare che allo stato tifino per Draghi Matteo Salvini e Giorgia Meloni, in verità la più determinata a volere urne anticipate in primavera per passare all’incasso. I bookmakers scommettono però su un tentativo che tutta la destra farà intorno al nome di Silvio Berlusconi: per mostrarsi unita su un candidato di bandiera e perché lui pare ci tenga.

 

Salvini lo ha anticipato l’altra sera. «Il centrodestra numeri alla mano, come prima forza, dirà la sua. Berlusconi ha ragione a farci un pensierino. Ha fatto molto bene a questo paese, se avesse questa ambizione avrebbe tutto il titolo per averla». Ma alla prova dei fatti, se non riuscirà nel colpaccio con il Cavaliere, potrebbe rilanciare il nome di Draghi per fare un accordo largo.

meme sulla crisi di governo mattarella e conte

 

Casini for president

E’ vero che «se Draghi schiaccia l’acceleratore, sarà difficile dire di no», per usare l’immagine efficace di un capogruppo, ma pochi riescono a immaginare la scena di un premier in carica che fa trapelare di candidarsi al Colle, in questa situazione col Pnrr da realizzare.

 

Per questo si affacciano altre candidature. Come quella di Pierferdinando Casini, il quale, raccontano fonti autorevoli, va dicendo che lui i voti li avrebbe, forte di un consenso trasversale come ex presidente della Camera benvoluto dai più. In questo si inserisce il fattore Renzi.

 

Matteo darà le carte

SERGIO MATTARELLA MEJO DI BERNIE SANDERS

L’ex rottamatore, regista dell’elezione di Mattarella, a detta dei suoi, «si butta in queste cose con la sua nota maestria e quindi darà le carte pure stavolta». A sinistra temono che si faccia tentare da un accordo con la destra, lui tace («sono in ferie») e non si sbilancia. I suoi colonnelli scommettono però «su un accordo largo, perché nessuno ce la può fare da solo», quindi spunterà fuori un altro nome, uscendo dal dualismo Draghi-Mattarella».

 

Renzi in effetti potrebbe divenire l’ago della bilancia. E sommando i suoi 45 parlamentari ai 460 di centrodestra, si toccherebbe il numero perfetto, quel 505 di cui sopra. Un fattore che avrà il suo peso, anche se l’aritmetica non dominerà una navigazione molto turbolenta come l’elezione di un Presidente: dove il potere dei «liberi pensatori», altrimenti detti «franchi tiratori», è sempre stato enorme. Quindi quei 505 potrebbero venire falcidiati da veti incrociati. 

VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI

 

E stessa cosa se Renzi facesse un accordo con il centrosinistra, debole in quanto privo della maggioranza assoluta sulla carta: il che obbligherebbe ad una caccia di voti nel mare magnum del Misto. Dove siedono ex grillini e centristi vari, quelli che, a sentire le voci di Palazzo, «verranno chiamati uno ad uno dal Cavaliere. Il quale dice a Salvini e Meloni, “voi portatemi i vostri voti ed io mi trovo gli altri”...».

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....