LA PARTITA (DI GIRO E RAGGIRO) DI RENZI - DOMANI IL GOVERNO APPROVA IL BONUS IRPEF DA 80 EURO PER I REDDITI BASSI - MA IL CDM DARÀ IL VIA LIBERA ALLA GRANDE STANGATA FISCALE SUI REDDITI SUPERIORI A 80-90 MILA EURO (ADDIO CONSUMI)
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Tutti: pubblici e privati. Stavolta probabilmente non si salva nessuno. La scure del governo si abbatte di nuovo sui maxistipendi. E Matteo Renzi - visti i precedenti - prova a confezionare una tosata a prova di «Corte costituzionale». I suoi tre predecessori alla guida del governo (nell'ordine: Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta) hanno provato a sforbiciare le retribuzioni alte o le pensioni d'oro.
E ogni volta è intervenuto (o sta per intervenire) il Giudice delle leggi per bocciare i prelievi illegali sulle buste paga. Il progetto segreto era nell'aria da un paio di mesi e non è stato smentito dal governo che ieri, invece, ha fatto sapere di non voler inserire il pagamento del canone Rai nella bolletta dell'energia elettrica. Non sono trapelati nemmeno ulteriori dettagli.
In ogni caso il silenzio di tutti i diretti interessati (dallo stesso premier fino al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan) lascia immaginare che la stangata è dietro l'angolo. Stangata che servirebbe a coprire, in parte, il taglio al cuneo fiscale. Ancora una volta, dunque, l'ennesima partita di giro. Mentre si assicura uno sgravio alle imprese con il mini abbattimento dell'Irap, si tolgono quattrini ai lavoratori.
Con l'effetto finale sui consumi, che poi sono il motore della ripresa economica, che potrebbe rivelarsi sostanzialmente nullo.
Nel mirino, come spiegato ieri su ItaliaOggi, finiranno anzitutto i dirigenti di ministeri, enti pubblici, agenzie fiscali, regioni ed enti locali (comuni e province). Una platea di circa 300mila soggetti a cui dovrebbero fare compagnia, stando alle inten zioni dell'esecutivo, anche i top manager delle aziende private.
La sorpresa arriverà a ridosso di Pasqua, domani, nello stesso consiglio dei ministri che (salvo sorprese) darà il via libera al decreto legge sul bonus da 80 euro per gli stipendi fino a 25mila euro l'anno lordi, cioè al massimo 1.500 euro netti al mese. Ancora non è chiaro se il «veicolo» normativo sarà lo stesso o se, per ragioni di stampo mediatico, palazzo Chigi opterà per due distinti provvedimenti. La sostanza, in ogni caso, non cambia: nel giorno in cui il Primo ministro scenderà in conferenza stampa cantando vittoria per lo sconto Irpef assicurato a chi guadagna poco, dovrà fare più di una acrobazia per giustificare la beffa per chi invece ha un reddito più alto.
Le cifre non sono note. Una delle ipotesi prevede di colpire le retribuzioni che superano la fetta degli 80-90mila euro lordi annui con un «contributo di solidarietà » non inferiore al 3%. Una aliquota che, sommata al tetto Irpef massimo (43%) e alle addizionali regionali e comunali che possono valere altri due punti percentuali, potrebbero portare il livello totale del prelievo statale sui redditi a sfiorare il 50%. Insomma, altro che meno tasse.
Una mossa che dimostra non solo come il governo sia in difficoltà , ma pure che i conti pubblici non consentono spazi di manovra. Non a caso, il ministro Padoan ha informato ieri il Parlamento di aver trasmesso alla Commissione europea la lettera per avviare lo slittamento di un anno (al 2016) dei termini per il pareggio di bilancio. Roma ha fatto sapere a Bruxelles di voler rinviare al 2016 l'obiettivo già concordato e previsto dalla procedura Ue.
Il titolare dell'Economia ha spiegato che se nel 2014 ci sarà un aumento del deficit (cioè del rosso nel bilancio), sarà dovuto al finanziamento dei fondi europei anticrisi, allo scarso livello di crescita nominale e al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione che il governo intende portare avanti per dare spinta alla crescita.
Il negoziato con l'Ue sui conti è appena partito e l'esito non è scontato. Fredda la reazione della Commissione che ieri in serata si è limitata a far sapere di aver ricevuto la lettera e di «prendere atto della deviazione temporanea annunciata». Per Renzi è la sfida più difficile. Servono soldi. Del resto, con la spending review - parola di Banca d'Italia - i risultati sono ancora una volta modesti.
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