
LA DOMENICA DI ‘’ARFIO’’: “CORRIERE” E “REPUBBLICA” INCORANO LA DISCESA IN CAMPO DI MARCHINI - "NÉ A DESTRA, NÉ A SINISTRA. SÌ AI VOTI DI BERLUSCONI, MA STO CON LA MIA LISTA. IO OLTRE I PARTITI" – ‘’A ROMA PIÙ CHE POTERI FORTI ABBONDANO POTERI MARCI’’ – ‘’DICONO CHE SONO BELLO PER DIRE CHE SONO STUPIDO"
1. MARCHINI IN CAMPO A ROMA: MA CORRO CON IL MIO SIMBOLO, IO OLTRE I PARTITI
di Ernesto Menicucci per il Corriere della Sera
L'uomo del giorno, il personaggio chiave della decadenza di Ignazio Marino, con le dimissioni di 26 consiglieri comunali, passa il day after nel relax familiare: la casa sul lago Trasimeno, tré dei cinque figli intorno, i cani che scodinzolano, il telefonino che squilla m continuazione. Lo chiamano tutti: centrodestra, centrosinistra, i più stretti collaboratori.
Perché, alla fine, senza il contributo di Alfio Marchini — imprenditore romano, 50 anni, un'antica famiglia di costruttori comunisti (erano i famosi «calce e martello»), nipote del nonno Alfio partigiano, dello zio Alvaro che fu anche presidente giallorosso, amico personale di Shimon Peres — Marino oggi sarebbe ancora in carica, nel suo studio con vista Fori.
A Marchini, che oggi inizierà il suo tour nella capitale e che tutti a Roma chiamano «Arfio» (c'è anche un suo fake su Facebook, che chiude i suoi post con «Roma ti amo»), si è rivolto Matteo Orfini: «Ti chiamo anche a nome di Renzi. Dacci una mano». Marchini è tornato a Roma da Milano e il suo «sbarco» sulla Piazza del Campidoglio, venerdì pomeriggio, è stato salutato come quello del Messia: «Gli avrebbero perfino mandato il notaio a Milano per firmare le dimissioni, oppure lo andavano a prendere col cavallo», scherzavano i suoi. Senza contare le battute della piccola folla radunata: «Marchini atterra con l'elicottero, direttamente sopra al cavallo di Marc'Aurelio».
Marchini, lei e gli altri 4 che le sono vicini avete fatto un favore al Pd?
«È il Pd ad averci fatto un grande regalo, dimostrando che avevamo ragione».
Ragione su cosa?
«Due anni fa dissi che Marino era un gran furbone e invocai il commissario. Allora anche i grillini mi diedero dell'irresponsabile. Oggi tutti convertiti sulla via di Damasco. Questo epilogo dimostra che i partiti non sono stati capaci di far dimettere il loro sindaco senza il "soccorso civico"».
Ma Marino lo ha sentito?
«Gli consigliai di venire subito m aula, appena dimessosi. Avrebbe evitato questa telenovela farsesca e riportato la crisi nell'alveo istituzionale».
L'epoca dei partiti, secondo lei, è finita?
«È giunto il momento di innovare la proposta politica, con un progetto fuori dai partiti, che coniughi politica e civismo. È un'esperienza che a Roma viviamo da tre anni. Dicevano che sarebbe stata velleitaria. Oggi si è rivelata determinante».
Eppure lei è stato «benedetto» da Silvio Berlusconi come candidato del centrodestra...
«Berlusconi, qualche giorno fa, mi ha detto: "Sei un folle, ma hai dimostrato di amare Roma e di saper fare politica, per questo se vivessi nella capitale ti voterei..."».
La formula che usò nel '93 con Fini...
«Ma con grande autoironia ha aggiunto: "Tranquillo, ti eviterò l'abbraccio mortale"».
Quindi, vicino alla sua candidatura a sindaco, non ci sarà il simbolo di Forza Italia?
«Correrò col nostro simbolo, il cuore di Roma. Non criminalizzo i partiti ma hanno avuto mille occasioni e hanno fallito. Venerdì a Roma è iniziata una nuova stagione politica».
Forza Italia si o no?
«Ognuno è signore in casa propria. Quella non è casa mia e non mi permetto di dare consigli ad alcuno».
Giorgia Meloni dice che non l'appoggerà.
«Rispetto la loro storia e la coerenza con la quale difendono la loro ideologia».
Il Movimento Cinque Stelle è favorito?
«Lo dicevano anche nel 2013 e anche ora già cantano vittoria. Cosa posso dire? Suerte.'».
E con Renzi, ultimamente, ha parlato?
«No, anche se ho letto fantasiose ricostruzioni di trattative notturne prima di venerdì».
Orfini però l'ha chiamata: è vero che le avrebbe mandato anche il notaio a Milano? «Orfini è un "comunista combattente", sempre pronto a immolarsi per la causa. Ma il notaio a domicilio sarebbe stato un eccesso di zelo».
Sul suo nome si potrebbero costruire le prove tecniche del «Partito della nazione»? «Assolutamente no. È solo la rivincita della realtà sulla finta narrazione che si ostina a cercare nei vecchi schemi del centrodestra e centrosinistra la risposta efficace ai mali di Roma».
antonello caporale e alfio marchini
E quali sono questi mali?
«Una corresponsione di responsabilità dalla società civile agli imprenditori, dai sindacati alla politica. Ma anche l'operaio Atac che di giorno fa le manutenzioni e di notte lavora in nero per la concorrenza è un esempio chiaro di quanto tutti dobbiamo farci un sano esame di coscienza».
Il commissario Tronca che arriva da Milano. Il «modello Expo» invocato da Renzi. La «capitale morale» evocata da Cantone. C'è in corso una «milanesizzazione» di Roma?
«C'è un problema di governance e la necessità di una profonda riforma amministrativa. Ma su Milano "capitale morale" forse Cantone si è fatto un po' prendere dall'entusiasmo».
Cosa esporterebbe, comunque, dell'Expo anche in vista del Giubileo?
«Ad esempio il modello su pulizia e raccolta dei rifiuti varato dal commissario Giuseppe Sala: nonostante il grande afflusso di persone, era tutto pulito. Giusta l'idea di una squadra di operatori che controlli il lavoro di chi pulisce strade e marciapiedi, chi svuota cassonetti e cestini. E un contratto di servizio con penali e premi sia per l'azienda che per l'addetto alla pulizia».
La piaga dei trasporti come si risolve?
«Stiamo già lavorando alla nuova rete di esercizio. Anziché una fermata ogni 100 metri, i cittadini ne preferirebbero una ogni 200, con bus puntuali e non stracolmi. E investimenti sulle infrastrutture primarie che dopo dieci anni di mancata manutenzione cadono a pezzi».
Ma è possibile che la capitale abbia la stessa governance di un qualunque Comune? «Certo che no. Senza poteri legislativi, quelli che ha Berlino, non puoi fare nulla: trasporti, rifiuti, ospedali. Il sindaco in caso di attacco terroristico non gestisce neppure il 118. Roma dovrebbe essere una Città Regione».
alfio marchini con la figlia amalia
Sta già lavorando a un programma?
«Abbiamo unità di crisi, con esperti e grandi professionisti divisi per aree: mobilità, sicurezza e campi nomadi, cultura e sviluppo economico, burocrazia e amministrazione, decoro e rifiuti, strade e verde pubblico. Chi oggi identifica le soluzioni, domani dovrà realizzarle».
Marchini, cosa le è rimasto della tradizione comunista della sua famiglia?
alfio marchini auguri all auditorium 3
«Premesso che non ho mai votato Pci, l'ossessione, che era di mio nonno, di dare lavoro e la passione politica nascono da lontano. Respiro politica da sempre. E il motto con il quale mio nonno concludeva le riunioni era: "Al lavoro e alla lotta!"».
Ma è vero che eravate minacciati dalla Banda della Magliana?
«E storia, vivevamo sotto scorta».
Marchini candidato cos'è: un aristocratico, un popolano, un figlio di Roma, un uomo dei poteri forti...
«A Roma più che poteri forti abbondano poteri marci. Ecco, un figlio di Roma nemico dei poteri marci è una bella sintesi».
Marino ha citato Che Guevara, Allende, ha evocato Giulio Cesare. Nel «Pantheon» politico di Marchini chi c'è?
«I miei modelli di sindaco sono Nathan e Petroselli. Come modello di servitore dello Stato Guido Carli, che mi fu amico e guida preziosa».
2. MARCHINI: "NÉ A DESTRA, NÉ A SINISTRA. SÌ AI VOTI DI BERLUSCONI, MA STO CON LA MIA LISTA"
Francesco Merlo per La Repubblica
ALFIO MARCHINI CON IL PADRE
marchini moglie pz
Mette in conto che Roma potrebbe diventare la sua tomba politica ora che Berlusconi lo ha cresimato o forse meglio scresimato: "Piace alle donne e dunque appoggeremo Alfio Marchini " . Ma come, il figlio del Pci, l'erede della tradizione ghibellina, a capo dei guelfi? E Marchini racconta di un bisnonno ghibellino che fu cacciato da Firenze: "A lui dobbiamo il nome Alfio: era un fabbro che amava la cavalleria Rusticana".
Nell'Italia dove Renzi passa per il figlio politico di Berlusconi, questo figlio della sinistra candidato della destra sarebbe l'ultimo paradosso. Perciò gli dico che se davvero si presentasse con il Centrodestra non solo non lo voterebbe, come ha già detto, sua cugina Simona Marchini, ma neppure sua madre, la signora Milly.
ALFIO MARCHINI CON IL CELEBRE NONNO
E Marchini ride: "Amor omnia vincit". Poi si fa serio: "Nel 2013 quando mi presentai da solo con il cuore come simbolo, tutti dissero: quel giovane signore capriccioso sarà spazzato via e il mondo riderà di lui. Non è andata così e abbiamo sfiorato il 10 per cento". Dunque, di una cosa Marchini è sicuro: "Correrò di nuovo con lo stesso simbolo, il cuore, e correrò da solo ".
Berlusconi del resto è stato il primo a dirgli: "Il mio abbraccio potrebbe esserti mortale". Si sono visti, ma Marchini non è mai andato in via del Plebiscito né tanto meno ad Arcore: "Se Berlusconi facesse un passo indietro e, come ha detto ieri, desse davvero l'indicazione di votare Marchini, io lo ringrazierei. Ma io non mi sposto di un millimetro, non cambio e non contratto posizioni, non vado in casa di nessuno, non sarò mai ospite nelle liste di destra o di sinistra: hospes e hostis, ospite e nemico, appartengono allo stesso campo semantico".
ALFIO MARCHINI
IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE
Davvero lei pensa che Berlusconi abbia la saggezza di esserci senza starci, la lungimiranza di tenersi a distanza, la generosità di dare senza prendere? "E' quello che mi ha detto e non è certo uno stupido. Perché non dovrei credergli? ". E se fosse astuzia? "Si rivelerebbe con le gambe corte, come tutte le bugie".
Con Renzi, invece, non si sono visti. "Se potessi dargli un consiglio non richiesto lo inviterei a riunire, almeno una volta al mese, tutti gli ex presidenti del Consiglio e gli ex capi dello Stato. Sono loro i veri senatori". Anche a sinistra, dove tutto dovrebbe essergli più facile, Marchini sa riconoscere gli abbracci insidiosi. E infatti mi racconta che ci sono molte personalità che pensano a una lista "Democratici per Marchini".
marino marchini de vito alemanno
Per la prima volta dunque la minaccia a Renzi non verrebbe dalla sinistra ideologica e neppure dal populismo di piazza, ma dalla tradizione più rossa e allo stesso tempo dalla borghesia più rassicurante: "Siamo riusciti a liberare Roma da Marino perché era inadeguato. Il Pd, che insieme a noi lo ha cacciato, dopo due anni è venuto sulle mie posizioni. Non c'è però alcun dubbio che la sconfitta di Marino è una sconfitta del Pd".
Marchini di sé dice: "Sono un innovatore e sono un conservatore ". Pensa davvero che Roma, "l'emergenza della nostra amatissima Roma", non abbia bisogno dei soliti indipendenti di sinistra o di destra, dei furbi neutrali di una volta "ma di coraggiosi che si sospendano dai luoghi mentali noti, come sono appunto la destra e la sinistra, e si appendano in quelli ignoti, e non per ignavia ma per formare, sul campo della capitale occidentale più bella e degradata del mondo, i nuovi codici della politica".
Mancano ancora otto mesi alle elezioni "e otto mesi in politica sono un'eternità", ma Marchini sta già preparando la squadra : "Ci saranno personalità di alto livello, sarà una specie di manifesto per Roma. Sono convinto che l'ottanta per cento dei romani capisce che coprire le buche o pulire le strade non è né di destra né di sinistra". Gli faccio notare che, senza nomi, la trasversalità delle liste è solo una slogan, campagna elettorale: "Lo capisco, ma io ci credo davvero e so tacere quando devo tacere ".
Di fronte al lago Trasimeno, dove si rifugia tra cani e cavalli, Marchini mi racconta di questa sua strana stirpe, del nonno comunista, quello che costruì Botteghe Oscure, "ma non mi convinse mai a votare Pci. Votavo repubblicano". Tutti sanno che nonno Alfio e lo zio Alvaro, che fu a lungo presidente della Roma, erano soprannominati "Calce e martello" oppure "Rosso San Pietro", a riprova che a Roma perfidia e grandezza sono da sempre la stessa cosa o, se preferite, che non esiste l'univocità e non bastano le chiavi etiche per acchiappare la storia.
ALFIO MARCHINI CON LA REGINA ELISABETTA
In fondo, questo nuovo Alfio, trasversale tra le macerie della destra e quelle della sinistra, si ricongiunge davvero alla Roma dei ponti, quella che dal Vaticano portava a Botteghe Oscure, un ponte pubblico e tuttavia segreto. Alfio Marchini va a messa ogni mattina e in Argentina ha conosciuto bene questo Papa, anche se non riesco a strappargli nulla sull'argomento, neppure quando gli dico che lo hanno visto entrare nella Domus Santa Marta ... E' stato amico di Cuccia, di Shimon Peres, di don Giussani "che una volta mi portò a braccetto dentro l'arena del Meeting di Rimini e, io che pure avevo litigato con i ciellini romani, mi presi tutti quegli applausi ". Con D'Alema e Veltroni è ancora amico. Marchini ha spesso mediato tra i due: "Una volta che non si parlavano, organizzai un incontro a casa mia, e fu una bellissima notte d'amicizia ".
Un giorno nonno Alfio lo nominò capofamiglia e lo mandò in cantiere: "Studiavo e lavoravo". Poi arrivò la stagione dei sequestri: "Rapirono un mio zio". E allora cominciarono a spostarsi, a disinvestire dall'Italia: Londra, l'Argentina ...: "Io non sono mai stato mondano, mi piace la solitudine, al rosso fuoco dell'Inferno o al giallo del Paradiso preferisco il pastello, le sfumature tenui la cui forza sta nella durata, amo la sobrietà e la discrezione. Eppure mi chiamano il bel Ridge, dicono che sono bello per dire che sono stupido".
ALFIO MARCHINI
SIMONA MARCHINI
Anche la lieve balbuzie che in lui viene liquidata come l'imperfezione che turba, una variante dello strabismo di Venere, è in realtà pensiero affollato. Infatti Marchini balbetta di più in privato, quando perde il controllo. "Mio nonno mi diceva: Non sottovalutare mai nessuno e sii contento quando ti sottovalutano".
C'è la foto che lo ritrae mentre gioca a Polo e quella con la regina Elisabetta che lo premia. E però nel retroscena della sua vita non c'è la futilità e neppure il libertinaggio che sospetta Berlusconi. C'è invece una ferita che si può infettare ma mai si rimarginerà : "Era una serata come oggi, stessa ora, più o meno ...".
cal21 alfio marchini
cal08 alfio marchini
Marchini era in macchina e squillò il telefono. Gli dissero di accostare. Gli passarono la madre ... "e fu un dolore talmente grande da non riuscire neanche a disperarsi ". Alessandro, il padre, aveva scelto di andarsene dal mondo: era delicato, aveva una sensibilità acuta e soffriva di diabete. "Mio nonno una volta mi disse: sei sopravvissuto a ogni cosa, anche a me, sopravviveresti a tutto. Non era vero".
Marchini ha cinque figli. Il più grande si chiama Alessandro, come quel fragile nonno. Capitò che, mentre andava in motorino, fu travolto da un'auto e rimase in coma per sette giorni. "Mi rivolsi a Dio e gli dissi di perdonarmi, ma che non ce l'avrei fatta a sopravvivere a mio figlio". Il settimo giorno il ragazzo si svegliò "e io mi risvegliai con lui: decisi di tornare in Italia e di mettermi in gioco".
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Oggi i sondaggi gli attribuiscono il 25 per cento, in competizione con il grillino Di Battista e con Giorgia Meloni. Marchini è una specie di Giano di Roma, quello che dà nome al Gianicolo, il colle dell'epopea risorgimentale, e ha due facce: una per sbrogliare gli ultimi nodi del Novecento, l'altra per imbrogliarne gli ultimi sfilacci.
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ALFIO MARCHINI
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