IL “MARACANAZO” DI DILMA - DOMENICA LA PRESIDENTA, IN CADUTA LIBERA NEI SONDAGGI, SARÀ AL MARACANÀ PER LA FINALE (CON LA MERKEL E LA KIRCHNER) E SI BECCHERÀ ALTRI FISCHI - SE VINCE MESSI, LA ROUSSEFF PUÒ ANCHE DIRE SUBITO ADDIO ALLA RIELEZIONE

1. GUERRE DI POTERE E INVADENZA DELLA TV COSÌ IL BRASILE HA SGONFIATO IL PALLONE

Rocco Cotroneo e Luca Valdiserri per il “Corriere della Sera

 

Rousseff Dilma tristeRousseff Dilma triste

Se sette gol sono peggio di uno, e la vergogna è più cocente dell’eliminazione, in molti oggi in Brasile si augurano che la disfatta di Belo Horizonte serva a ricostruire dalle macerie tutto il sistema futebol brasiliano. Tutto è vecchio, antiquato, in mano a centri di potere che si autoriproducono. I club, polisportive di soci come negli albori — quelli di Rio portano ancora nel nome il canottaggio dal quale sono sorti — sono oggetto di lotte di potere, spesso collegate alla politica locale.

 

Ogni gestione lascia alla successiva una marea di debiti, i giocatori più importanti finiscono per essere creditori, con il potere di interdizione che questo comporta. La Federcalcio locale, la Cbf, è un altro gruppo chiuso, che procede per autogenesi. Basti pensare che per quasi mezzo secolo è stata in mano di fatto a due persone, João Havelange (a lungo poi presidente della Fifa), e poi il genero Ricardo Teixeira, entrambi finiti nel mirino della giustizia per presunti arricchimenti con gli sponsor e i diritti tv.

 

dilma rousseff 3dilma rousseff 3

L’altra grande padrona del calcio brasiliano è la Rede Globo , detentrice da sempre dei diritti di trasmissione, senza concorrenti. Gli orari delle partite sono fissati sulla base del suo palinsesto, e non viceversa. Un esempio: spesso in Brasile si gioca dopo le 22, per non disturbare la telenovela in prime time.

 

Le proteste dei giocatori cadono nel vuoto. Lo stesso è avvenuto in questo Mondiale, ma la Globo esercita la sua enorme influenza (tocca il 60-70 per cento dello share nazionale) anche nelle partite della Seleção che si svolgono lontane dal Brasile. Alle 20.30 locali, per esempio, non la si vedrà mai giocare. I conflitti di interesse non si contano: Ronaldo è sia membro del comitato organizzatore del Mondiale, emanazione della Cbf, sia commentatore della tv Globo . Il sistema «annette» quasi tutti gli ex idoli più popolari.

 

IL FATTURATO

dilma rouseff in tribuna brasile croaziadilma rouseff in tribuna brasile croazia

Per questi ed altri motivi, il calcio di Rio de Janeiro è ai margini nello scenario nazionale, con successi sul campo sempre più rari. Idem nel Nordest, dove le consorterie locali sono ancora più potenti, mentre le cose vanno un po’ meglio a San Paolo, Belo Horizonte e nel sud del Brasile, dove la gestione è più manageriale. Il Corinthians è, da tempo, la società più ricca del Brasile. Guida, nettamente, la classifica del fatturato che, nel 2012, è arrivato a 113 milioni di euro. Peccato che nella classifica mondiale sia al 23° posto. Il Santos, nel 2012, ha fatturato 73,1 milioni (con 8,8 legati alla cessione di Ganso al San Paolo). Poi sono arrivati anche i soldi di Neymar.

 

MESSI ARGENTINAMESSI ARGENTINA

Il Brasileirão, serie A nazionale, dal 2007 al 2011 ha aumentato del 98% il fatturato. Un bel risultato sulla carta. Peccato che siano aumentati con la stessa proiezione anche i debiti. La composizione delle entrate è schizofrenica. Dal 2008 al 2011 gli introiti da diritti tv sono passati dal 24% al 40%, la biglietteria è calata dal 13% all’8%, le plusvalenze da cessioni di giocatori sono scese dal 27% al 14%. Marketing e merchandising sono rimasti stabili. La crescita, insomma, nasce solo dalle tv.

 

IL MERCHANDISING

In Germania si vendono 1.782.000 magliette (dati da: «Il calcio conta», di Teotino, Uva e Donna, edizioni Bur/Eri), in Italia 1.104.000 e in Brasile non c’è un dato certo. Il Bayern riceve da sponsorizzazioni e commerciale 237,1 milioni di euro, il Milan 96,2 e il Corinthians 23,5.

 

L’Allianz Arena è di proprietà di una società controllata al 100% del Bayern Monaco, che ha rilevato anche le quote del Monaco 1860, che gioca nello stadio le sue partite pagando un canone di affitto. Biglietti esclusi, incassa oltre 50 milioni a stagione. In teoria il Corinthians dovrebbe restituire allo Stato i prestiti urgenti senza i quali il suo stadio nuovo costruito per i Mondiali non sarebbe mai stato ultimato, così come i club locali a Curitiba e Porto Alebre. Probabilmente non lo faranno mai.

Cristina Fernandez de Kirchner Cristina Fernandez de Kirchner

 

LA FORMAZIONE

In Germania, dopo il crollo all’Europeo 2000 (un punto nella fase a gironi, un solo gol segnato), Federcalcio e Bundesliga hanno messo a punto un programma per rivitalizzare i vivai. È stato introdotto, obbligatoriamente, il sistema della Academy (studiato su modelli francesi e olandesi): strutture giovanili di primo livello per infrastrutture, budget, qualità e quantità degli staff tecnici impiegati a tempo pieno. A 10 anni dall’introduzione (fonte: «Il calcio ai tempi dello spread», Teotino e Uva, Il Mulino editore) questi sono stati i risultati: dei 525 giocatori impegnati nella Bundesliga 2010-2011 il 52,4% (275) era stato formato dalle Academy.

 

Migliorando conti, monte ingaggi, carta d’identità, fidelizzazione della tifoseria, bacino in cui possono pescare le squadre nazionali. Il Brasile è da sempre esportatore di calciatori, ma la formazione è lasciata spesso al caso. Il talento non viene raffinato e, proprio per questo, come avviene in tutti i settori commerciali, la vendita della materia prima viene spesso fatta a prezzo di costo. Non c’è valore aggiunto.

 

 

vagina gesture merkelvagina gesture merkel

2. DILMA È RASSEGNATA SARÀ PRESENTE ALLA FINALE PER PRENDERSI I FISCHI

Rocco Cotroneo per il “Corriere della Sera

 

Dilma ci sarà. Preferirebbe non esserci, starsene in poltrona davanti alla tv, ma sono gli inconvenienti del potere. Le voci che la «presidenta» del Brasile avrebbe rinunciato ad assistere alla finale tra Germania e Argentina, domenica al Maracanã, sono infondate.

Il costo politico di una eventuale diserzione sarebbe enorme. Il ruolo istituzionale non comporta appena la consegna della Coppa ai vincitori, ma l’accoglienza ai numerosi capi di Stato che saranno presenti allo stadio. E prima della partita la Rousseff li inviterà a un pranzo ufficiale. Ospiti d’onore le due signore più interessate al risultato in campo: Angela Merkel e Cristina Kirchner.

brasile germania 2014 4brasile germania 2014 4

 

Al Planalto — il Quirinale di Brasilia — si dà per scontato che al Maracanã Dilma verrà fischiata e magari accolta con cori volgari. È successo all’apertura dei Mondiali a San Paolo, in vari altri stadi (pur senza la sua presenza) e il clima per lei è ovviamente peggiorato dopo la disfatta della squadra di casa a Belo Horizonte. Tenendo conto che almeno tre quarti degli spettatori alla finale saranno brasiliani, i decibel del malcontento sono presto calcolati.

 

Rio de Janeiro non ci farà una gran figura davanti al mondo, questo è certo, la Rousseff ha il vantaggio e la magra consolazione di arrivare preparata. Se poi dovesse consegnare il trofeo nelle mani di Leo Messi, capitano dei rivali storici del Brasile, la situazione potrebbe essere per lei ancora più sgradevole.

 

brasile germania 2014 3brasile germania 2014 3

Al governo brasiliano resta la consegna di amministrare la situazione. Silenziosa per tutto il Mondiale, tranne la goffa uscita sui social network in appoggio a Neymar, Dilma Rousseff si è fatta intervistare dalla Cnn. Ha parlato della sconfitta al Mineirao come il «peggior incubo» e aggiunto che confida nel popolo brasiliano, «abituato a risollevarsi nei momenti difficili».

 

Nel suo staff la consegna è voltare pagina, neutralizzare l’effetto Mondiali nella campagna elettorale, che entrerà nel vivo tra poche settimane. A tutti Dilma ha raccomandato di andare avanti, motivare il Paese per riprendersi dallo choc e guardare il bicchiere mezzo pieno.

 

SCOLARI CT BRASILE SCOLARI CT BRASILE neymar contro il cileneymar contro il cile

Dopotutto il malcontento popolare era legato all’organizzazione dell’evento, e da questo punto di vista tutto è andato abbastanza bene in Brasile, soprattutto rispetto alle aspettative. Muoversi con cautela è l’opzione anche rispetto alle mosse degli avversari, che non possono certo utilizzare contro la Rousseff la bruciante eliminazione. L’accoglienza ai leader stranieri tenterà anche di accreditarla come «statista» di livello nel mondo.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…