di maio salvini

ATTENTI A QUEI DUE: ARICICCIANO SALVINI E DI MAIO! -  DOPO AVER MANDATO AVANTI CONTE E TRIA A PIETIRE UN VIA LIBERA DALLA UE, I VICEPREMIER CERCANO DI RIATTIZZARE IL PROPRIO ELETTORATO E SI TUFFANO NELLA CAMPAGNA PER LE EUROPEE - IL LEADER LEGHISTA: “DIRE CHE ABBIAMO FATTO LA MANOVRA PER IL PAPÀ DI DI MAIO MI SEMBRA UN PO' ECCESSIVO” (SOLO “UN PO'”)

Laura Cesaretti per il Giornale

 

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

E improvvisamente rispuntano Bibì e Bobò. Dopo alcune settimane passate acquattati, fischiettando e facendo finta di occuparsi d'altro mentre il loro governo inanellava epocali figuracce sulla «manovra del popolo», Salvini e Di Maio rifanno capolino.

 

 

E tentano la complessa operazione di raddrizzare una barca alla deriva. La ex manovra del popolo è stata un disastro, comunicativo e sostanziale: dal pavoneggiamento grillino sul balcone alla fiducia nottetempo su un testo raffazzonato, scritto a matita mentre lo si votava e inzeppato di brutte sorprese e di mancette clientelari, sembra sia passato un secolo. Gigino e Matteo, abbassate le penne sullo sbandierato 2,4%, si sono nascosti e hanno mandato avanti Conte, Tria e compagnia a pietire un via libera dalla Ue. Sono spariti dalle conferenze stampa sulla manovra, dalle commissioni e dai banchi del governo in Parlamento.

 

matteo salvini luigi di maio

Ora però devono cercare di porre rimedio agli ingenti danni di immagine subiti: persino i giornali governativi, come il Fatto Quotidiano, non riescono a trovare argomenti per difendere metodo e merito della manovra. Così Matteo Salvini tenta l'approccio realistico del «più di tanto non si poteva»: «Non siamo geni» (nessuno del resto aveva dubbi), «non sono Batman. Non sono Gesù Bambino. Non abbiamo fatto miracoli», ma «la manovra merita un 7»: appena sopra la sufficienza. Poi però si riprende dal «down»: «Ma questo è solo l'inizio del percorso», promette. «Sono contento di aver fatto le tre di notte per dare agli italiani dei fatti, lavoro vero. In sei mesi abbiamo fatto più noi che altri chiacchieroni in sei anni», si esalta. Infine l'apoteosi: «Finalmente ora c'è un governo con le palle», proclama. Poi prova a pompare i risultati: la finestra super-condizionata di tre mesi per quota 100 diventa «la legge Fornero smontata pezzo per pezzo». Il taglio alle pensioni più alte? «Balle, solo un piccolo contributo. E le altre non si toccano». E comunque è tutta colpa delle opposizioni: «Sentire dare lezioni di buona economia da chi ha portato l'Italia a questo disastro fa sorridere».

conte salvini di maio

 

Le «palle» spuntano anche sulle labbra di Di Maio, stavolta però in senso negativo: «Stanno girando un po' troppe "palle" di Natale sulla manovra del popolo», esordisce con piglio virile. Il vicepremier grillino ieri è stato rispedito su Facebook dalla Casaleggio, con un nuovo foglietto preconfezionato: la solita lista della spesa, ma stavolta al posto dell'entusiastico «fatto!» (che aveva se non altro fatto ridere mezzo mondo) c'è la casella «vero/falso». Ovviamente nel magico mondo di Gigino tutte le cose belle (per i grillini), sono vere: dal «taglio delle pensioni d'oro» (contemporaneamente negato da Salvini) al «superamento della Fornero» al «taglio delle spese militari». Quelle brutte? False: aumento Iva? Macché. Riduzione degli investimenti? Ma figuriamoci. Riduzione della platea del reddito di cittadinanza? Giammai.

 

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

Certo la china da risalire è ripida, e le delusioni interne non aiutano i due vicepremier: l'allarme dei governatori leghisti del Nord, i musi lunghi di molti esponenti del Carroccio, il dissenso aperto di diversi grillini. Ma Salvini e Di Maio guardano alle prossime Europee e sanno di dover rianimare i rispettivi elettorati. Facendo dimenticare la trattativa con la Ue, rispolverando lo scontro con l'Europa e riaprendo la competizione interna. «Dire che abbiamo fatto la manovra per il papà di Di Maio mi sembra un po' eccessivo», dice perfido Salvini. Solo «un po'».

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…