LA GRANDE UCCELLIERA RENZIANA - DOPO I GUFI, ORA MATTEUCCIO SE LA PRENDE ANCHE CON GLI “AVVOLTOI” E POI ESORCIZZA IL FANTASMONE DELLA TROIKA DENTRO CASA: “E’ UNA CAVOLATA. IO NON PRENDO ORDINI DA NESSUNO” (CIAO CORE)

Maria Teresa Meli per “Il Corriere della Sera

 

renzi porta a porta renzi porta a porta

«Le riforme hanno un senso solo se si fanno tutte insieme»: parola di Matteo Renzi. Di quel Matteo Renzi che, nonostante le critiche, insiste sul tracciato da lui disegnato. C’è il Jobs act, certo che c’è. E certo che l’Europa lo vuole. Ma c’è anche la legge elettorale: «Perché dobbiamo arrivare finalmente a un sistema in cui nella notte del voto sia chiaro chi ha perso e chi ha vinto».

 

Renzi continua a ritenere indissolubilmente legate le riforme, sia quelle istituzionali che quelle che toccheranno più direttamente la vita degli italiani e la situazione economica. Lo dirà anche oggi, nel suo discorso parlamentare sui «mille giorni». In cui, preannuncia già ai collaboratori, «non arretrerò di un millimetro, perché io non ho paura». Le mediazioni, è ovvio, sono sempre possibili, ma di mediazioni, appunto, si tratta, non di «compromessi al ribasso».

pier carlo padoanpier carlo padoan

 

Dunque il capo del governo non accetta i consigli di chi gli suggerisce di lasciar decantare la riforma del Senato e quella del Porcellum per dedicarsi esclusivamente ad accontentare l’Europa. «Io non prendo ordini da nessuno», è il mantra del premier in questi giorni. Al quale si aggiunge un altro leitmotiv dell’inquilino di Palazzo Chigi: «Non si può stare appresso ai giornali perché delle molte cose che abbiamo fatto non è rimasta traccia sui quotidiani».

 

Eppure ci sono l’Ocse e S&P che incombono con i loro giudizi negativi e prefigurano un futuro non certo fausto per l’Italia: «Io non sto lì a rincorrere dati e parole, risponderò con i fatti. Lavorerò per attrarre investimenti e creare occupazione, farò politica industriale. Non mi farò crocifiggere dalle parole».

 

STANDARD AND POOR'SSTANDARD AND POOR'S

Già, il premier non accetta il quadro che si sta dipingendo dell’Italia: «Chi pensa che io sia in difficoltà si sbaglia», spiega ai collaboratori in questa vigilia del suo doppio discorso parlamentare alla Camera e al Senato. Il discorso in cui metterà anche i «suoi» puntini sulle i rispetto agli alleati della Ue e, soprattutto, alla Commissione.

 

«Un tassello dopo l’altro e riusciremo nell’impresa», assicura l’inquilino di Palazzo Chigi. E aggiunge, sempre rivolto ai collaboratori: «Il giochino è sempre lo stesso, quello di provare a fermare il cambiamento. Ma io non mi farò condizionare. Nessuno potrà pormi dei paletti o decidere quale strada il governo debba imboccare».

 

Nessuno, già. Renzi non si perde d’animo: «Quelli che mi criticano sono sempre gli stessi. Quelli che dicevano che le elezioni europee sarebbero andate male, che sostenevano che sugli 80 euro non avrei mantenuto la parola data, gli stessi che sperano che non ce la faccia. E, invece, mi dispiace per loro, io ho la pelle dura e ce la farò».

 

ocse ocse

Sulla linea da tenere in Europa non ha cambiato idea: «L’Italia rispetterà tutti gli accordi, ma la Ue rispetti l’Italia. La linea dell’austerità non porta da nessuna parte. Il nostro Paese porta in Europa milioni di voti e miliardi di euro. Perciò quello che farà l’Italia lo deciderà l’Italia».

 

Sì, l’Italia che, asserisce Renzi, «non fallirà». Le previsioni fosche non lo fanno arretrare: «Io prendo sempre con le molle qualsiasi previsione necessariamente pessimistica. La situazione è complicata e va gestita con grande serietà, ma gli avvoltoi se ne stiano a casa».

 

Avvoltoi, e anche i «professionisti della gufata» . Renzi li vede approssimarsi, e anche moltiplicarsi, però non demorde. «O noi o loro». E quando lo dice, lo dice sul serio. È intimamente convinto del fatto che questa sia la battaglia in cui «chi vuole riformare davvero» o vince o perde. E scendere a compromessi non conviene. A lui, «ma anche all’Italia, perché il tempo delle riforme non è più procrastinabile».

 

jean claude junckerjean claude juncker

Ma si torna a parlare della possibilità che la troika venga a farci una visita. «È una cavolata», confida il premier ai fedelissimi. E si parla anche dei compiti che l’Italia dovrà fare sotto l’occhio guardingo della Commissione. «Nessuno può dire all’Italia di fare i compiti, basta con questo pregiudizio negativo sul nostro Paese», ripete da giorni Renzi.

 

Il quale è convinto che, alla fine, «gli italiani ci seguiranno», perché ciò che facciamo (e lo ribadirà anche oggi) «non è per il nostro interesse personale, ma per l’interesse nazionale». È quest’ultimo il faro che, a giudizio del premier, deve guidare l’azione del governo. L’interesse nazionale, già, che non sempre coincide con il tracciato che l’Europa vorrebbe delineare per noi: «Ma il tempo dei governi tecnici è finito, è bene che se ne rendano conto tutti».

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