
MAFIA CAPITALE, DOPO I PIZZINI ARRIVANO I “BUZZINI” – SALVATORE BUZZI DAL CARCERE: “COLPISCONO LA MIA COOP PER DARE UNA BOTTA A BERSANI. UN MANDANTE POLITICO DIETRO L’INCHIESTA PER FARE FUORI LA VECCHIA DITTA PD” – OK, È PRONTO PER UN VISITA DEL SENATORE MINEO
salvatore buzzi con il quarto stato alle spalle
Brunella Bolloli per “Libero Quotidiano”
Ci sono le lettere di Salvatore Buzzi che inguaiano il Pd, e i nomadi che si costituiscono parte civile contro la cupola del malaffare: a causa della corruzione non si è potenziato a dovere il campo rom. C' è Luca Odevaine in gran forma, nonostante 11 mesi passati in carcere, che ha voglia di collaborare e di parlare con i giornalisti. C'è un via vai di toghe circondate da assistenti e portaborse, ci sono 55 legali per altrettante parti civili, telecamere e curiosi, semplici cittadini e cittadini a Cinquestelle, come la deputata Roberta Lombardi che da romana si sente offesa e vuole un risarcimento.
Ci sono tutti e anche di più nell' aula del tribunale di Roma intitolata al giudice ucciso Vittorio Occorsio. Folla delle grandi occasioni per la prima udienza del maxi-processo che consacra Roma città degli scandali e del potere facile, del marcio trasversale a cui ormai ci si è abituati, delle brusche cadute, ma poi anche delle risalite.
Davanti al tribunale ci sono tutti: associazioni antimafia, cantanti (Povia), curiosi, ma i protagonisti attorno ai quali ruota l' intera inchiesta non ci sono: sia Salvatore Buzzi, difeso da Alessandro Diddi, che Massimo Carminati, assistito da Giosuè Bruno Naso e dalla figlia Ippolita, possono seguire solo in videoconferenza, cosa prevista dalla legge per chi ha il 416 bis come il «cecato» Carminati, inutile chiedere di farli venire a Roma.
Richiesta respinta e giù polemiche fin dalla mattina. L' ex Nar, tuttavia, fa sapere che «stavolta parlerà», e già si attende con trepidazione l' udienza in cui il boss che terrorizzava Roma nord e che ieri dal monitor, vestito rigorosamente di nero, appariva immobile e attentissimo farà sentire la sua voce, racconterà la sua versione dei fatti. A qualcuno, in città, fa paura anche il solo pensiero.
Di tutta questa storia, spiega Naso, «a Carminati ha dato particolarmente fastidio il fatto che il suo nome sia stato accostato alle parole mafia e droga. Con la mafia non c' entra proprio nulla e la droga gli fa veramente schifo. E non parliamo delle armi che non sono mai state trovate».
BUZZI CARMINATI c9a-9ae7-82877f658d6a
Carminati è recluso in isolamento nel carcere Parma, ieri in aula c'era suo fratello. Il socio, Buzzi, è in cella a Tolmezzo e secondo Diddi le sue condizioni di salute non sono buone. La sua compagna, Alessandra Garrone, madre di una bambina di sei anni, e imputata nel medesimo procedimento, ieri ha seguito l' udienza in silenzio, «molto provata». Nelle prime file ci sono gli imputati che hanno ottenuto i domiciliari, dal consigliere comunale di Forza Italia Giordano Tredicine, accompagnato dal papà e difeso dagli avvocati Tognozzi e Coppi, al collega del Pd Pierpaolo Pedetti, difeso da Alessandro Iannelli. In videoconferenza dal carcere l' ex ad di Ama Franco Panzironi, Riccardo Brugia, Franco Testa, il commercialista fedelissimo di Carminati, Carlo Guarany, difeso da Cataldo Intrieri e molti altri.
In tutto sono 46 imputati per un processo monstre che ieri ha registrato 55 richieste di costituzione di parte civile, dalle più scontate come quella del Comune di Roma, della Regione Lazio, del ministero dell' Interno, della Legacoop, di Confindustria, del consigliere radicale Riccardo Magi, tirato in ballo nei verbali come un argine scomodo agli affari del clan, a quelle più sorprendenti di un gruppo di 37 rom del campo nomadi di Castel Romano perché «l' associazione mafiosa e la corruzione ha dissipato fondi che sarebbero dovuti servire per espandere l' area del campo». Tra le istanze anche quella di un rifugiato politico pachistano e di tre profughi del Darfur.
Nella lunga giornata nell' aula Occorsio ha tenuto banco lo scontro tra pm e difesa, con i primi a insistere sull' aggravante per mafia, sull' associazione mafiosa che si è radicata a Roma, e l' avvocato Naso che ha attaccato «il processetto dopato, drogato da una campagna mediatica e con una precisa regia». «Non c' è mafia a Roma» neppure per Diddi, e in effetti le accuse di mafia sono cadute anche per l' ex sindaco Gianni Alemanno, per il quale è stato comunque chiesto il rinvio a giudizio per corruzione e illecito finanziamento e che giura di non avere mai conosciuto Carminati.
Buzzi, poi, non ci sta a essere scaricato così da quello che una volta era il suo partito di riferimento. Dal carcere scrive missive, una decina, quasi dei pizzini, diffusi ieri da Corrado Formigli a Piazza pulita: «Colpiscono la mia cooperativa per dare una botta a Bersani. Un mandante politico dietro l' inchiesta per fare fuori la vecchia Ditta Pd e tutto il mondo che le stava attorno. Prossima udienza il 17 novembre nell' aula bunker di Rebibbia.