conte letta salvini

PAROLA D'ORDINE: IMBRIGLIARE IL "CAPITONE" - DOPO LETTA ("SALVINI SCELGA SE STARE AL GOVERNO O ALL'OPPOSIZIONE") ARRIVA CONTE: "BISOGNA SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE" - LA RACCOLTA FIRMA DEL LEGHISTA PER SPOSTARE IL COPRIFUOCO ALLE 23 HA RIMESSO IN AGITAZIONE IL GOVERNO - DRAGHI SI E' RESO CONTO CHE GLI APPELLI ALLA RESPONSABILITA' SONO INUTILI: IL CARROCCIO VUOLE AGIRE DA GUASTATORE PER RICONQUISTARE CENTRALITA' E CONSENSI…

DRAGHI 8

Ilario Lombardo per "la Stampa"

 

Mario Draghi lascia che siano due suoi predecessori a cercare di arginare Matteo Salvini. Dopo Enrico Letta, che domenica aveva intimato al leghista di scegliere tra il governo e l' opposizione, si fa vivo Giuseppe Conte, sempre più proiettato verso la leadership del M5S. «Bisogna scegliere da che parte stare: se da quella di chi soffia sul fuoco o da quella di chi si rimbocca le maniche per spegnere l' incendio».

 

letta conte

La raccolta firme lanciata da Salvini per spostare il coprifuoco alle 23 non poteva non scatenare una reazione tra gli alleati di governo, che in questo modo esprimono tutto il disagio di trovarsi in coabitazione con il leghista. Contro Salvini, Conte cerca una strada per aprire un dialogo con Palazzo Chigi, in vista della sua investitura a leader, e salda l' alleanza con Letta e il Pd.

 

Non cita mai il capo del Carroccio, ma si rivolge ai ministri leghisti, consapevole di buttare sale sulle fratture interne al partito di centrodestra: «Cosa faranno adesso?

Si accoderanno ad apporre le proprie firme all' iniziativa propagandistica contro il coprifuoco o si dissoceranno?».

 

MATTEO SALVINI NO COPRIFUOCO

Anche Draghi, raccontano fonti di governo, non ha preso bene l' iniziativa, soprattutto non dopo che la Lega aveva già clamorosamente scelto la strada dell' astensione in Consiglio dei ministri sul decreto delle riaperture. Un precedente che per il premier doveva rimanere isolato e che non tollererà nuovamente se dovesse riproporsi. E che ora costa un altro cortocircuito tra maggioranza e opposizione. Perché Salvini da una parte risponde a Letta e Conte («insultano perché non si fidano degli italiani»), dall' altra è costretto a prendere le distanze da un ordine del giorno di Fratelli d' Italia sul coprifuoco alle 23. Non è facile per Draghi trovare un equilibrio con i partiti.

MARIO DRAGHI RECOVERY PLAN

 

Ogni giorno che passa lo intuisce sempre un po' di più. L' idea di una maggioranza che avrebbe lasciato da parte gli attrezzi della propaganda per rimboccarsi le maniche e lavorare a un piano di rinascita comune dell' Italia si è già infranta contro la voglia di piazza di Salvini e le frustrazioni dei partiti decisi a ritrovare una propria centralità politica.

Il presidente del Consiglio ha scelto poche, precise parole, durante il suo discorso di ieri in Aula, alla Camera, per lasciare due precisi messaggi.

 

matteo salvini a palermo

Il primo rivolto ai partiti che, come poi faranno anche i sindacati in una nota comune, lamentano uno scarso coinvolgimento sulla stesura del Piano di rinascita e di resilienza. Cita il Parlamento, lo ringrazia per l'«impulso politico» che anima tutto il piano, per l' attenzione posta su ambiente, giovani, donne e mezzogiorno. Un passaggio che è anche frutto di un lavoro diplomatico e di una riunione, convocata attorno all' ora di pranzo, tra le forze di maggioranza e il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D' Incà, per buttare giù la risoluzione che coronerà la discussione sul Recovery plan.

 

enrico letta giuseppe conte

Durante l' incontro in tanti prendono la parola e tutti i rappresentanti dei partiti, che manifestano la propria delusione per aver partecipato poco alla stesura del Recovery, chiedono di avere maggiori garanzie nella fase di implementazione del piano attraverso le riforme che partirà il 30 aprile.

 

Ma già durante l' ultimo Cdm, sabato notte, D'Incà aveva chiesto a Draghi di andare incontro alle richieste dei parlamentari, pur consapevole che la marginalizzazione del lavoro di deputati e senatori non è un problema che nasce con questo governo. Il premier non ha problemi a concedere un passaggio, ma lo accompagna con un secondo messaggio sempre rivolto ai partiti, per spronarli a superare «miopie» e «visioni di parte», e a realizzare i progetti senza ritardi e inefficienze.

 

matteo salvini 1

Sa che c'è un pantano storico in Italia, che ha inghiottito tutte le buone intenzioni dei suoi predecessori, e ora vuole spendere tutto il credito di cui gode nel Paese e in Europa per poterlo evitare. Quando cita la «governance» del Pnrr, che tanto agita i partiti e i sindacati, non fa nemmeno un accenno al loro coinvolgimento diretto nella cabina di regia, come chiedono. Liquida la governance con una battuta: «Quella che altri chiamano così», dice con un sorriso che la mascherina non riesce a nascondere.

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)