matteo renzi venezia

IL DOPPIOPESISMO DI MATTEO - GARANTISTA CON GLI AMICI, GIUSTIZIALISTA CON I NEMICI - SE NEI GUAI FINISCONO QUELLI DEL PD, MATTEUCCIO E’ SOLIDALE, ALTRIMENTI… SCANDALO! - DALL’”ERRANI, RIPENSACI” ALLA BARRACCIU SOTTOSEGRETARIA, LA STORIA SI RIPETE

Mattia Feltri per “La Stampa

 

VASCO ERRANIVASCO ERRANI

Il garantismo di Matteo Renzi e del Partito democratico vive di oscillazioni regolari. Secondo la teoria di Antonio Caridi, senatore del Nuovo centrodestra, «se un politico del Pd viene condannato si tratta di una persona perbene che opera solo nell’interesse dello Stato, delle istituzioni e dei cittadini», «se invece si ha la disgrazia di essere di centrodestra e di ricevere una condanna allora si è automaticamente un truffatore (...) e si viene massacrati mediaticamente...».

 

L’ambiguità è stata rimarcata ieri su twitter da Claudio Cerasa (giornalista del Foglio e autore delle Catene della sinistra, libro sulle relazioni castali e sui tic perbenisti che da decenni inchiodano un mondo), per il quale il Pd ora contesta le sentenze della magistratura, attività sempre rimproverata al centrodestra.

Angelino Alfano Angelino Alfano

 

La vicenda è quella di Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna che si è dimesso subito dopo una condanna in appello per falso ideologico. Tutta la dirigenza del partito, fino al segretario - che lo ha incontrato ieri mattina a Palazzo Chigi - ha chiesto (invano) ad Errani di ripensarci in attesa della Cassazione. E a Cerasa ha risposto, sempre su twitter, il premier medesimo: «Finché non c’è sentenza passata in giudicato un cittadino è innocente. Si chiama garantismo, ricordi?».
 

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

In effetti Renzi per un po’ se l’è vista brutta dentro al suo partito proprio perché non gli andava di scansare Silvio Berlusconi col catalogo delle indagini: «Sono stato anni a dire che non importava un articolo di giornale o un’inchiesta di procura: un cittadino è innocente fino all’ultimo giorno». A Berlusconi non voleva levare i diritti civili, ma i voti. E, anche una volta condannato in via definitiva, il capo del centrodestra è rimasto a negoziare le riforme in quanto titolare di consenso.

 

ANNAMARIA CANCELLIERI ANNAMARIA CANCELLIERI

Eppure il sospetto che il premier sia garantista soprattutto con gli amici ha attraversato tutta la giornata di ieri (di «doppiopesismo» ha scritto sul solito twitter un altro biografo di Renzi, David Allegranti). È’ stata ricordata la richiesta di dimissioni che Renzi avanzò per il ministro della Giustizia di Enrico Letta, Annamaria Cancellieri: «Mi scandalizza che il ministro dica alla compagna dell’arrestato che “l’arresto non è giusto”, non va bene». Infuriava il caso Ligresti così come per Angelino Alfano infuriò il caso Ablyazov: «Se Alfano sapeva, ha mentito. E questo è un problema. Se non sapeva è anche peggio». Altre dimissioni invocate e non ottenute.

 

nunzia de girolamo nunzia de girolamo

Difficile dire se la Cancellieri fosse di destra o di sinistra, più facile dirlo di Nunzia De Girolamo - ex berlusconiana, ora alfaniana - che secondo Renzi avrebbe dovuto lasciare per i sospetti sulle nomine alla Asl di Benevento: «In effetti Josefa Idem si è dimessa dimostrando uno stile profondamente diverso».
 

Una mutevolezza complicata da interpretare: Luciano D’Alfonso (condannato in primo grado, assolto in appello, ancora sotto inchiesta) vinse le primarie del Pd in Abruzzo e poi è diventato governatore. E Francesca Barracciu, indagata in Sardegna per i rimborsi, è stata nominata sottosegretario alla Cultura. E però il Pd votò per l’arresto preventivo del suo deputato Francantonio Genovese: una mossa furba, si disse, per non lasciare ai grillini la patente di antimafiosi.
 

Luciano  D’Alfonso Luciano D’Alfonso

In realtà il presidente del consiglio non è incoerente: magari segue un percorso tortuoso, e criticabile, ma consequenziale. Se le vicende sono politiche (le imbarazzanti spiegazioni di Alfano, le telefonate della Cancellieri, la prosa gradassa della De Girolamo), se ne occupa la politica secondo le unità di misura della politica. Se invece sono giudiziarie, se ne occupano i magistrati, e sinché uno non è condannato in Cassazione rimane innocente e al suo posto.

 

Giorgio OrsoniGiorgio Orsoni

Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, se n’è dovuto andare perché ha patteggiato, e il patteggiamento non essendo appellabile è definitivo, ed è un’implicita ammissione di colpa (secondo le interpretazioni un po’ brusche del Pd). Genovese è stato consegnato alla galera («come ogni altro cittadino», disse Renzi) ma non venne costretto a lasciare scranno e partito. Tutti gli altri - Errani compreso - fino al terzo grado di giudizio rimangono innocenti: berlusconianamente, verrebbe da dire. 

francantonio genovese francantonio genovese

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