impianto catalent di anagni

E ORA CHE CE FAMO CON 29 MILIONI DI DOSI DI ASTRAZENECA TROVATE AD ANAGNI? QUELLE FIALE NON SONO PRONTE: VANNO SPEDITE IN BELGIO, AD ANVERSA, PER ESSERE CONTROLLATE: SERVIRANNO 30 GIORNI PER POTERLE SOMMINISTRARE - LITUANIA, LETTONIA, BULGARIA E SLOVACCHIA SONO BLOCCATE PER AVER PREFERITO IL VACCINO DI OXFORD A MENO DI DUE EURO A DOSE A QUELLI PIÙ CARI DI PFIZER E MODERNA...

Federico Fubini per www.corriere.it

 

ad anagni trovate 29 milioni di dosi di astrazeneca

Sabato a fine giornata squilla il telefono di Mario Draghi. È Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea da settimane sotto pressione per i ritardi con cui la campagna vaccinale contro Covid-19 procede in tutta l’Unione. Von der Leyen ha una richiesta per il premier. Si tratta di far eseguire una verifica ad Anagni, in provincia di Frosinone. Lì si trova un impianto usato da AstraZeneca, la più in ritardo fra le case farmaceutiche nella consegna dei vaccini, per completare i passaggi di produzione e suddividere le dosi in milioni di fiale.

 

catalent anagni

Poco dopo l’ora di cena dello stesso giorno Draghi chiama Roberto Speranza, il suo ministro della Salute. Bisognava mandare un’ispezione ad Anagni la sera stessa. Un paio di ore più tardi, alle 23:15, venti carabinieri del comando per la tutela della salute (Nas) varcano i cancelli di quegli stabilimenti del frusinate. Ci sarebbero rimasti ininterrottamente fino alle nove di mattina di domenica: hanno controllato i magazzini, gli uffici, i siti produttivi. Quindi, poiché restavano da verificare alcuni dettagli nel sistema di gestione dei dati, sono tornati per tutta la giornata di lunedì.

 

i numeri e le rotte di astrazeneca

Quell’impianto del frusinate ha circa 800 addetti e appartiene alla Catalent di Somerset, New Jersey, che l’ha rilevata dalla newyorkese Bristol Myers Squibb. In realtà, fa semplicemente operazioni per conto terzi. Con la britannica AstraZeneca — così come con Johnson & Johnson — il gruppo americano ha un contratto per miscelare, versare nelle fiale e sottoporre ai test analitici di stabilità i vaccini messi a punto a partire dalla materia prima che arriva da tutto il mondo: non solo il Belgio o altri Paesi occidentali, anche dall’India e dalla Cina. La capacità della Catalent di Anagni fa sì che dai suoi cancelli, a regime, possano uscire 50 milioni di dosi al mese.

 

impianto catalent di anagni

Il rapporto dei Nas, quanto a questo, non rivela niente di sorprendente: nelle celle frigorifere di Anagni in questo momento si trovano 29 milioni di dosi di AstraZeneca; di quello di Johnson & Johnson invece nessuna perché, in attesa delle autorizzazioni, la materia prima non è arrivata.

 

In realtà fino al mese scorso l’impianto della Catalent scorso aveva lavorato a rilento, perché anche la materia prima di AstraZeneca tardava ad arrivare dopo i problemi incontrati nelle colture cellulari di uno dei suoi stabilimenti in Belgio. Quell’intoppo ha contribuito a far sì che AstraZeneca nei primi tre mesi di quest’anno abbia consegnato all’Unione europea circa un terzo dei 90 milioni di dosi che si era impegnata a fare «il massimo sforzo» per fornire.

 

catalent anagni 1

In tutta Europa i vaccini scarseggiano. Lituania, Lettonia, Bulgaria e Slovacchia sono bloccate, per aver preferito il vaccino di AstraZeneca a meno di due euro a dose a quelli più cari di Pfizer e Moderna.

 

catalent

Anche i 29 milioni di dosi oggi ad Anagni non sono pronte: una volta completata l’analisi, le fiale partono sempre tutte verso magazzini usati da AstraZeneca vicino ad Anversa. C’è un secondo controllo ad opera delle autorità belghe, poi da lì partono verso le destinazioni indicate da AstraZeneca. Deve passare dunque almeno un mese dal momento in cui una dose è sigillata nella fiala ad Anagni, a quello in cui viene spedita dalle Fiandre a un centro di somministrazione.

 

astrazeneca

Questo procedimento ha implicazioni politiche, perché chiama in causa la ripartizione dei poteri nel caso un’autorità voglia bloccare l’esportazione fuori dalla Ue. L’Italia ha un ruolo decisivo, perché al governo spetta il compito di inviare le notifiche a Bruxelles su ogni dose in uscita da Anagni alla volta del Belgio. Ma le nuove norme europee in approvazione e le tensioni sui vaccini fanno sì che eventuali blocchi all’export, da ora in poi, verranno decisi collettivamente a Bruxelles.

 

Di certo quasi tutti i 29 milioni di dosi della Catalent erano già destinati all’Europa (e in piccola parte ai Paesi a basso reddito). E di certo da lunedì a ieri i camion refrigerati pieni di fiale sono continuati a partire da Anagni verso Anversa. Ma questa non sarà la fine delle tensioni: già oggi al vertice di Bruxelles i leader d’Europa centro-orientale che avevano puntato tutto su AstraZeneca, perdendo, chiederanno a Germania, Francia e Italia di condividere un po’ delle loro dosi delle americane Pfizer e Moderna. È su quel fronte, più che su Anagni, che si sta dilaniando oggi l’Europa.

ASTRAZENECA ASTRAZENECAASTRAZENECAIL CONTRATTO UE - ASTRAZENECA uffici di astrazeneca a bruxelles vaccino astrazeneca

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…