matteo salvini luigi di maio

DI MAIO E SALVINI FINISCONO AI MATERASSI: DUBBI SUI MITTAL-BOND DELLA LEGA, LUIGINO: “COME ERA QUELLA STORIA? SOVRANITÀ E POI I LEGHISTI VANNO A COMPRARE I TITOLI DELLE MULTINAZIONALI CHE MINACCIANO LO STATO DI VOLER METTERE IN MEZZO AD UNA STRADA MIGLIAIA DI LAVORATORI?” – IL LEGHISTA CENTEMERO: "I BOND ARCELOR SONO STATI VENDUTI A GENNAIO DEL 2015" – E SALVINI MINACCIA QUERELE…

Giuliano Foschini per repubblica.it

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

Se ci fosse stato bisogno di una dimostrazione, eccola: tra la Lega e i 5 Stelle è finita malissimo. In tribunale, precisamente. E l' oggetto dello scandalo è stata la crisi dell' Ilva di Taranto, o meglio l' investimento che la Lega di Matteo Salvini aveva fatto sui bond di Arcelormittal, la multinazionale dell' acciaio con la quale oggi il governo è in guerra perché vuole lasciare l' Ilva.

 

Giovedì il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni - seguito a ruota da molti deputati 5 Stelle - aveva attaccato: «La Lega ha investito 300mila euro in bond di ArcelorMittal.

 

Spero che arrivati a questo punto pensino ai lavoratori e non ai soldi che hanno investito». Ieri mattina Salvini ha risposto: «Querelo chi dice che abbiamo bond» seguito a ruota dall' ex ministro e tesoriere della Lega, Giulio Centemero: «I bond Arcelor sono stati venduti a gennaio del 2015».

 

I MEME SULLE REGIONALI IN UMBRIA - DI MAIO - CONTE - SALVINI

A distanza di poche ore il Movimento ha però rilanciato. Prima con il capogruppo alla Camera, Leonardo Donno: «Bene le querele: finalmente Salvini verrà in tribunale a spiegare cose oscure» e poi direttamente con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: «Come era quella storia? Sovranità e poi i leghisti vanno a comprare i titoli delle multinazionali che minacciano lo Stato di voler mettere in mezzo ad una strada migliaia di lavoratori?».

 

Repubblica è in grado di mettere in ordine le cose. La Lega - come hanno documentato Giovanni Tizian e Stefano Vergine sull' Espresso e nel Libro nero della Lega- nel 2013, quando Salvini diventa segretario, ha nel portafoglio 300mila euro di bond di Arcelor Mittal.

 

LA CRISI TRA DI MAIO E SALVINI BY OSHO

Gli investimenti totali sono per 1,2 milioni (ci sono anche poste su Mediobanca e sugli spagnoli di Gas Natural) e lì rimangono per almeno due anni.

 

Eppure, non potrebbero: una legge sul finanziamento dei partiti del 2012 vieta infatti di scommettere in borsa se non su titoli di stato italiani o dei paesi europei. Perché, quindi, la Lega tiene in pancia il bond di Arcelor almeno fino al 2015, quando Centemero lo dismette? Tra l' altro la dismissione avviene nel periodo peggiore per le casse della Lega, nonostante i bilanci del Carroccio raccontino di maggiori entrate (tra cui appunto la dismissione dei titoli, probabilmente, anche se non viene indicato esplicitamente) e minori spese. Tizian e Vergine contano che il patrimonio netto leghista alla fine del 2014 valeva 13,1 milioni e un anno dopo, assai a sorpresa stando ai numeri, si dimezza: la Lega in un anno perde cinquecentomila euro al mese.

 

matteo salvini luigi di maio

Tornando al tema Arcelor, Repubblica ha ricostruito anche i rapporti tra il partito e l' azienda.

 

Sin dal principio i dirigenti della multinazionale dell' acciaio hanno trovato, infatti, in Salvini e nei suoi uomini anche di governo la sponda migliore per cercare di fermare le spinte anti azienda dei 5 Stelle. È la Lega a firmare un ordine del giorno per evitare che già un anno fa fosse tolto, come effettivamente non accadde, lo scudo penale. La vicenda più strana accadde però a giugno, quando nel governo giallo-verde spuntò - per paura che la Corte Costituzionale cassasse la norma - l' ipotesi della cancellazione dello scudo penale. Gli uffici legislativi del Mise e gli uomini di Arcelor avevano trovato una sorta di accordo. Ma poi improvvisamente da Londra arrivò la bomba: «Se salta la norma noi andiamo via».

 

«Chi e che partita si sta giocando? » chiese Di Maio, allora ministro allo Sviluppo economico ai suoi. Che gli rivelarono un particolare: pochi giorni prima l' ex sottosegretario leghista Edoardo Rixi aveva avuto un lungo incontro con gli uomini di Arcelor.

matteo salvini luigi di maio

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…