DURA LAVITOLA! (IN GALERA) - SHOW IN TRIBUNALE DELLA PREMIATA DITTA VALTERINO E DE GREGORIO

A. Mass. per "Il Fatto quotidiano"

Ma come si fa a paragonare me, Valter Lavitola, a uno come Tarantini!". Si sfoga, Lavitola, nelle pause dell'udienza nel Tribunale di Napoli. Indossa un abito beige e chiede costantemente informazioni sul decreto salva-carceri. A fine udienza scende al bar, appoggia il gomito alla mensola, accanto a una cartellina zeppa di verbali e atti giudiziari, addenta un trancio di pizza e dice a un amico: "Tarantini! Ma l'hai visto mai? Uno che portava donne a Berlusconi, che piacevo a sua moglie e non si lamentava, perché io ero amico di Berlusconi!".

Riaddenta il trancio di pizza sotto lo sguardo di due agenti, che lo scorteranno fino all'uscita del tribunale, e continua a sfogarsi, come ha fatto con gli avvocati nelle pause dell'udienza. O parlando con Sergio De Gregorio: "Tredici mesi di carcere sono duri, Sergio". "Non ne valeva la pena, Valter: è inutile tanta sofferenza per Berlusconi, che non rispetta né gli alleati, né gli amici".

Certo, in aula ha dovuto sopportare la presenza di Niccolò Ghedini, che difende Silvio Berlusconi, e già questo dev'essere stato un boccone difficile da digerire visto che Ghedini, lui, l'avrebbe preso volentieri a bastonate. Fu proprio Ghedini a raccontarlo: "Avevo consigliato a Berlusconi di non frequentare questo signor Lavitola". Fu anche colpa di Ghedini, in fondo, se Lavitola non fu candidato alle elezioni con il Pdl tanto che, ricorda lo stesso Ghedini in un interrogatorio, il nostro Valter voleva "bastonarmi fisicamente".

Acqua passata. Forse. Di sicuro più affettuoso l'approccio con De Gregorio. Strette di mano. Abbracci. Un'amabile chiacchierata. Anche con Ghedini. Perché in fondo, certi dissapori, non si risolvono certo in un'aula di tribunale. Soprattutto tra navigati depositari di esplosivi segreti per Berlusconi. Non è spiazzato dalla scelta di De Gregorio, che ha chiesto il patteggiamento, perché lo ascoltiamo dire che, in fondo, "De Gregorio ha detto quello che voleva dire, sì, ma la sua è solo una scelta difensiva, di rito processuale. Tutto qui".

È il carcere il suo incubo, ora che è tornato a casa, ai domiciliari, indossando il braccialetto elettronico: "Il carcere è un'esperienza terribile. Eravamo in due in una cella piccolissima. Stavo con uno che aveva commesso un omicidio con 48 coltellate. Non ci stava con la testa. Dovevo persino pulire per terra, senza guanti, la sporcizia che lasciava... mi sparivano le medicine, quelle di cui ho proprio bisogno.. a volte tentava di picchiarmi, terribile".

 

SERGIO DE GREGORIO E VALTER LAVITOLAlavitola tarantiniBerlusconi e Ghedini

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