macron eliseo

CHI E’ IL LUPIN DELL’ELISEO? NEL PALAZZO PRESIDENZIALE RUBATE SETTE OPERE D’ARTE (SEI STATUETTE E UN BUSTO IN BRONZO) PER UN VALORE DI MOLTE MIGLIAIA DI EURO - LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA AVREBBE SMARRITO PIÙ DI 1.000 OPERE D'ARTE. TRA QUESTE, COME RIPORTATO DAL 'PARISIEN', ANCHE IL DIPINTO "ANTICHE ROVINE DI ROMA" DEL PITTORE PIACENTINO GIOVANNI PAOLO PANNINI

Mauro Zanon per “Libero quotidiano”

 

eliseo

Nessun palazzo della République è stato risparmiato dalla diffusa cleptomania che, dalla fine dell' Ottocento a oggi, ha fatto sparire in Francia più di 50mila opere d' arte. Nemmeno l' Eliseo, dove ne sono state rubate sette per un valore di molte migliaia di euro, è immune.

Il quotidiano Le Parisien ha rivelato che il Centre national des arts plastiques (Cnap) ha sporto denuncia, lo scorso giugno, per il furto di sette oggetti d' arte, sei statuette in legno e in terracotta, ma anche un busto di bronzo.

 

francia emmanuel macron con brigitte

Una denuncia che ha fatto sobbalzare dalla sedia la Brigade de répression du banditisme (Brb), proprio perché lo scippo non è avvenuto in un appartamento o in una galleria privata, ma all' interno del palazzo presidenziale, attuale dimora di Emmanuel e Brigitte Macron. Ma quando ci si è resi conto che le sette opere erano sparite? Tra il novembre 2012 e il gennaio 2013, scrive Le Parisien, quando venne fatto un inventario e si constatò che mancavano sette oggetti tra quelli che erano stati depositati all' Eliseo tra il 1879 e il 1984.

 

BRIGITTE ED EMMANUEL MACRON ALLA FESTA DELLA MUSICA DELL ELISEO

Negli ultimi sei anni, le ricerche delle autorità francesi sono state approfondite, ma non hanno prodotto alcun frutto: spingendo così il Cnap a sporgere denuncia. Il problema, come riportato il quotidiano parigino, è che queste statuette rappresentano soltanto una piccolissima parte delle opere di proprietà dello Stato francese che sono sparite dai musei, dai comuni, dalle ambasciate, ma anche da Matignon, sede del governo, dall' Assemblea nazionale e dal Senato.

 

FUJIKO E LUPIN

«Ne mancano più di 50mila», ha fatto sapere la Commission de récolement des dépôts d' oeuvres d' art (Crdoa), creata nel 1997 dopo un rapporto allarmante dei Corte dei conti. E la maggior parte di queste opere è considerata «definitivamente dispersa», a causa dell' assenza di una documentazione precisa e di una «pessima tenuta dei registri».

Per colpa di questa negligenza, la presidenza della Repubblica avrebbe smarrito più di 1.000 opere d' arte.

 

Tra queste, come riportato dal Parisien, anche il dipinto "Antiche rovine di Roma" del pittore piacentino Giovanni Paolo Pannini (1691-1765). Entrata all' Eliseo nel 1970, negli anni di Georges Pompidou, è irrintracciabile dal 1977. Il suo valore? Vicino ai 200mila euro. Jean-Philippe Vachia, presidente della Crdoa, ha riconosciuto la tendenza cleptomane di alcuni suoi concittadini: «Fino agli anni 2000, bisogna riconoscerlo, avevamo molti dipendenti delle grandi istituzioni che prendevano un souvenir quando lasciavano gli edifici». Chiamalo «souvenir».

panninipannini

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA