“E SE CI STESSERO FREGANDO?” - I FEDELISSIMI DI CONTE SONO PREOCCUPATI CHE LA RIAPERTURA DELLA TRATTATIVA CON BEPPE GRILLO DIVENTI UN “BIDONE” PER I SOGNI DI GLORIA DI “GIUSEPPI”: “IL RISCHIO È CHE ESCA MOLTO INDEBOLITO. L’IMMAGINE ALL’ESTERNO È CHE FICO E DI MAIO SONO I VERI PADRONI DEL MOVIMENTO” - GRILLO POTREBBE SCONGELARE LA SITUAZIONE CANDIDANDO AL COMITATO DIRETTIVO I BIG COME LUIGINO O IL PRESIDENTE DELLA CAMERA. E A QUEL PUNTO L’AVVOCATO DI PADRE PIO FINIREBBE COMMISSARIATO…
VIGNETTA KRANCIC - ROBERTO FICO - ROCCO CASALINO - GIUSEPPE CONTE - BEPPE GRILLO
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Dieci giorni per un' intesa, forse persino due settimane. Si allungano i tempi al tavolo dei sette «saggi» e si allungano le ombre sulla trattativa. Giuseppe Conte si è imposto un atteggiamento di «piena fiducia» nel lavoro dei pontieri scelti da Beppe Grillo e sta bene attento a non interferire, almeno pubblicamente, con il tentativo del comitato di trovare una quadra sul nuovo statuto del Movimento. Ma tra i fedelissimi dell' ex premier e i parlamentari che guardano a lui la preoccupazione aumenta col passare delle ore e dei giorni.
I SETTE SAGGI M5S - DI MAIO - FICO - PATUANELLI - LICHERI - CRIMI - BEGHIN - CRIPPA
«E se ci stessero fregando?». Questo il tam tam che scandisce il brivido, la paura di essere finiti con le spalle al muro. «Giuseppe doveva andare per la sua strada e farsi il partito, invece si è voluto fidare - rivela così il timore del "bidone" un senatore -. Il rischio è che esca da questa trattativa molto indebolito, se non commissariato. Perché ora l' immagine all' esterno è che Fico e Di Maio sono i veri padroni del Movimento».
LUIGI DI MAIO E ROBERTO FICO PARLOTTANO ALL ACCADEMIA DEI LINCEI
Aver letto sul Corriere che il comico e fondatore lavora a un piano B ha allarmato non poco tutti coloro che vedono la scissione come unica via d' uscita. Il regolamento del M5S in teoria non lo consente. Eppure l' ipotesi che Grillo, in assenza di accordo con il leader designato e poi ripudiato, possa scongelare le elezioni del Comitato direttivo e candidare alla guida del M5S pezzi da novanta (o quasi) come Lugi Di Maio, Roberto Fico e Virginia Raggi, agita gli animi dei fedelissimi contiani.
E forse anche il suo. Ma l' avvocato pugliese vuole si sappia che lui è «molto tranquillo» e che ha convintamente apprezzato la mediazione, il passo indietro di Grillo e la partenza di una trattativa per salvare la nave in tempesta. «La scelta dei nomi è equilibrata», è stato il giudizio a caldo del giurista sceso in politica.
Ora però la trattativa è partita e nessuno sa prevedere dove porterà. Altri colpi di scena sono dietro l' angolo. In settimana Grillo tornerà alla Camera per incontrare i deputati e la notizia suscita fermento. Che piani ha, il comico? Davvero accetterà di rinunciare alla guida politica della sua creatura? Conte è stato chiaro: «I miei punti fermi non si toccano». I princìpi irrinunciabili sono «niente diarchia», il leader dovrà avere «piena agibilità politica», deciderà la linea e avrà l' ultima parola sulle scelte chiave.
Andrà alle consultazioni per la nascita di un nuovo governo, deciderà le alleanze e tratterà in prima persona quando si dovrà votare per il Quirinale. Insomma, il problema è tutto politico, altro che statuto. Se Grillo accetterà di «fare il garante e solo il garante» e darà il via libera all' incoronazione di Conte come vero capo politico, il miracolo della mediazione di Fico&Di Maio potrà dirsi compiuto.
Ma che accadrà qualora l' ex premier dovesse sentirsi - anche solo un poco - commissariato dai «big»? La tregua a quel punto non potrebbe reggere, perché la rottura è stata troppo radicale e le parole hanno lasciato il segno. «Come si parte, si parte male», è il leitmotiv tra i contiani più pessimisti, convinti che la mossa di Grillo abbia un solo obiettivo: mettere all' angolo il rivale.
Tutto questo pessimismo, che stride con la fiducia diffusa dall' entourage dell' ex premier, si spiega in parte con le notizie delle ultime ore. Intanto la lettera che un centinaio tra attivisti e portavoce comunali e regionali - non a caso tanti quanti sarebbero i parlamentari di fede contiana - hanno spedito a Grillo per chiedergli di dar seguito all' attacco furente del post «Una bozza e via»: «Ci stanno fregando, Beppe».
E poi le reazioni alle voci su Piero Benassi. I renziani attaccano. Michele Anzaldi vuole sapere se è vero che l' ambasciatore a Bruxelles stia lavorando al partito di Conte: «Perché non sono ancora arrivate smentite?». Provocazioni che Conte non intende raccogliere, ma che spiegano quanto il tempo (e i veleni) possano far naufragare la trattativa.
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