CRISTO SI È FERMATO ALL’EBOLA - L’EPIDEMIA AFRICANA SPAVENTA USA E EUROPA - PER LONDRA “È UNA MINACCIA”, PER L’UE E IL NOSTRO ISTITUTO DI SANITÀ “BASSISSIMI RISCHI” - MA NEL CONTINENTE NERO IL VIRUS FA PAURA

Leonard Berberi per “Il Corriere della Sera

 

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L’Europa rassicura e stanzia fondi. L’Istituto superiore di Sanità esclude gli scenari più gravi. Ma Obama si dice preoccupato. Gli Usa alzano il livello d’allerta. E Londra lancia l’allarme. In tutto questo l’epidemia in Africa occidentale si aggrava e rischia di estendersi ad altri Paesi. Liberia e Sierra Leone chiudono uffici, scuole e luoghi di aggregazione. 

 

Ebola ora fa paura anche lontano dai focolai. «Il virus è una minaccia per il Regno Unito», ha detto alla Bbc il ministro britannico degli Esteri Philip Hammond, annunciando che presto l’esecutivo di David Cameron terrà un «Cobra meeting», una di quelle riunioni convocate per questioni urgenti, proprio sulla questione.

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La Commissione europea stanzia altri due milioni di euro (portando i fondi a 3,9 milioni) per combattere la malattia in Africa, ma spiega anche che sono «bassissimi» i rischi che l’epidemia arrivi nel Vecchio Continente. E se anche dovesse succedere, Bruxelles fa sapere che l’«Ue è attrezzata per rispondere all’eventualità che il contagio si estenda».

 

«Non c’è nessun rischio che qualche persona che abbia contratto il virus Ebola in Africa arrivi nel nostro Paese e faccia innescare un focolaio epidemico», ragiona Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma, certo, «l’epidemia in corso è comunque senza precedenti — spiega l’esperto all’Agi — sia per numero di persone colpite che per estensione, per cui è auspicabile un rapido intervento internazionale da parte degli operatori per contenere quanto più possibile la diffusione del virus». 
 

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Quanto sta succedendo in Africa però preoccupa gli Stati Uniti: il Center for diseases control (Cdc) di Atlanta ha deciso di alzare la sorveglianza e si prepara a un eventuale arrivo del virus. «La probabilità che la malattia si propaghi al di fuori dell’Africa occidentale è molto bassa — sostiene Stephan Monroe, responsabile del Cdc —, ma comunque dobbiamo essere preparati anche a questa possibilità». 

 

L’Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto la creazione di una task force di oltre duecento specialisti (medici, virologi, clinici, rianimatori) per supportare le attività di sanità pubblica nelle zone interessate. «Si tratta di un fenomeno senza precedenti e assolutamente fuori controllo, la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra Leone», ha denunciato il direttore delle operazioni di «Medici senza frontiere», Bart Janssens, in un’intervista al quotidiano La Libre Belgique.

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Il bilancio globale — da marzo — è di almeno 1.201 casi accertati e 672 decessi da quando, all’inizio dell’anno, l’epidemia è scoppiata prima in Guinea, per estendersi poi in Liberia e Sierra Leone. Tra le vittime c’è anche Sheik Umar Khan, 39 anni, il medico-eroe che combatteva contro Ebola. Il virus martedì scorso è stato segnalato anche in Nigeria dove si è registrato il primo caso mortale.

 

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Il governo della Sierra Leone ha chiuso teatri, cinema, bar. In Liberia i vertici del Paese hanno disposto la chiusura di tutte le scuole e — con l’aiuto dell’esercito — la messa in quarantena di diverse comunità per cercare di contenere il più possibile l’epidemia. La federazione calcistica ha sospeso ogni gara. Non solo. Il governo ha deciso di dare una licenza di 30 giorni a tutto il personale «non essenziale» dell’amministrazione. Mentre la compagnia aerea africana Asky ha sospeso i voli da e per Monrovia e Freetown, capitali di Liberia e Sierra Leone, «a causa della crescente preoccupazione per il diffondersi del virus».

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