“EGOISTE!” - I SOCIALISTI FRANCESI CONTRO LA MERKEL, “INTRANSIGENTE ED EGOISTA” NELLA CRISI

1. LA MERKEL È UN'EGOISTA" MA DOPO L'ATTACCO DEI SOCIALISTI LA FRANCIA RICUCE CON BERLINO
Giampiero Martinotti per "la Repubblica"

Un doppio tweet in francese e in tedesco per calmare le acque e lanciare un segnale a Berlino: il premier Ayrault è intervenuto personalmente per rassicurare l'alleato di fronte alla crescente irritazione anti-tedesca che circola nel Partito socialista: «L'amicizia franco- tedesca è indispensabile per ridare nuovo slancio al progetto europeo e ritrovare le strade della crescita. Non risolveremo i problemi dell'Europa senza un dialogo intenso e sincero tra Francia e Germania ». Parole ben più moderate di quelle che i socialisti stavano per mettere in un testo di riflessione sull'Ue per condannare «l'intransigenza egoista della cancelliera Merkel». Una frase cancellata solo all'ultimo momento.

Il premier Ayrault si è mosso, forse, spinto anche dall'editoriale del quotidiano Le Monde che ha definito «infantile e pericolosa» la linea del Ps. Le critiche frontali alla Germania rischiano solo di alimentare i movimenti «populisti ed euroscettici », vera mina vagante per l'Ue. Non solo.

Le Monde aggiunge che la piccola Cipro può attaccare i tedeschi, mentre una nazione come la Francia è tenuta ad «un dovere di responsabilità» in seno all'Unione europea. L'intesa franco-tedesca è in crisi non da oggi e nemmeno solo per colpa di Hollande. I rapporti con la cancelliera, anche se politicamente tesi, sono buoni sul piano personale, ma i due Paesi sembrano incapaci di riannodare il filo di un dialogo costruttivo: in gennaio, avevano promesso un'iniziativa comune per maggio su crescita e competitività, che oggi, dicono a Berlino, sarebbe bloccata dall'assenza di proposte francesi.

Qui sta forse il cuore del problema: se un dissidio più o meno larvato tra le due capitali è sotto l'occhio di tutti, Parigi sembra oggi assente dalla scena europea. I diplomatici a Bruxelles sono su questo punto molto netti: la Francia non fa proposte, dicono, non ha una presenza attiva e di conseguenza blocca tutto, poiché Berlino non intende andare avanti da sola e vedersi rimproverare dagli altri la sua volontà egemonica. Una lunga analisi dell'agenzia Reuters ha messo sul tavolo, pochi giorni fa, la scarsa incisività francese nel dibattito che agita l'Ue.

Un episodio, già citato poco tempo fa da Le Monde, ha suscitato un certo malessere: durante il negoziato per Cipro, il ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici, si sarebbe addormentato. Suscitando il commento feroce della direttrice dell'Fmi, Lagarde: «Ecco perché non si sente la voce della Francia».

Assopirsi durante una maratona notturna è un peccato veniale e Moscovici ha smentito l'episodio. Ma esso è diventato il simbolo della scarsa presenza francese a Bruxelles. Secondo i diplomatici, Parigi manterrebbe un profilo basso perché non è stata capace di mantenere la sua promessa di riportare il deficit al 3% (a fine anno, nel migliore dei casi, sarà al 3,7%). E c'è di più: pur prendendo le distanze con la linea della Merkel, la Francia avrebbe allentato anche i rapporti con Roma e Madrid. Motivo: non identificarsi con l'Europa mediterranea in un anno in cui la Francia deve chiedere ai mercati 200 miliardi per finanziare il proprio debito.

Ce n'è insomma abbastanza per tracciare un quadro preoccupante dello stato di salute dell'Ue e dei suoi rapporti interni. Nessuno, tuttavia, ha interesse ad accentuare i dissensi. I tedeschi pensano che la Francia sia in ritardo con le riforme strutturali e si guardano ben dal dirlo, mentre Parigi spera che la linea dell'iper-rigore potrà essere ammorbidita dopo l'elezione del Bundestag in settembre.

 

2. SE LA CANCELLIERA DIVENTA CAPRO ESPIATORIO
Andrea Bonanni per "la Repubblica"

L'Europa ha, fortunatamente, abolito anche le frontiere della politica e della democrazia. Per cui è bene abituarsi all'idea che sia perfettamente legittimo da parte dei socialisti francesi criticare Angela Merkel, come erano legittime le critiche dei democristiani tedeschi a Berlusconi o il tifo malcelato della Merkel per Sarkozy. Non sono più «indebite ingerenze», come si diceva un tempo, ma legittime manifestazioni di interessi in un gioco democratico.

Proprio per questo, però, le critiche devono essere pertinenti. Ed ha perfettamente ragione Le Monde quando contesta ad una frangia consistente del PS francese di usare la Merkel come capro espiatorio per nascondere i propri fallimenti e la propria incapacità a varare le riforme di cui il Paese ha bisogno. Questa è una tendenza che, purtroppo, da qualche tempo dilaga anche tra i politici italiani.

La Francia, come l'Italia, soffre di un deficit di competitività oltre che di finanze pubbliche. E, a Parigi come a Roma, il primo deficit è molto più grave del secondo. E' legittimo criticare Angela Merkel per non aver voluto costringere più di tanto i contribuenti tedeschi a ripianare i debiti altrui, anche se, mettendosi nei suoi panni, pare difficile agire altrimenti.

Ma se queste accuse mascherano la scarsa volontà di fare a casa propria le riforme dolorose che la Germania ha fatto nei primi dieci anni di questo secolo, si torna ad usare «lo straniero» come capro espiatorio per nascondere le proprie manchevolezze. Per fortuna il dibattito politico ormai è talmente aperto che si può assistere allo spettacolo di un giornale francese che critica un partito francese per aver attaccato un cancelliere tedesco. Vuol dire che l'Europa esiste, ed è servita a qualcosa.

 

 

JEAN MARC AYRAULTFRANCOIS HOLLANDE MARIO MONTI JEAN MARC AYRAULT ANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE MERKEL E HOLLANDEmerkel e sarko ridono PIERRE MOSCOVICILAGARDE E SCHAUBLE LE MONDE 26 APRILE 2013

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