LE ELEZIONI IN AUTUNNO? UN SOGNO PROIBITO - NAPOLITANO MAI SCIOGLIERÀ LE CAMERE SE PRIMA IL PARLAMENTO NON AVRÀ APPROVATO UNA LEGGE ELETTORALE NUOVA DI ZECCA - SOPITA LA BUFERA KAZAKA, ALFANO LASCIA IL MINISTERO

Ugo Magri per La Stampa

Dall'Imu alla giustizia il rullo di tamburi è assordante, come se l'assalto finale del Pdl al governo sia questione di giorni, anzi di ore. Nel gruppo dirigente berlusconiano si vive un clima elettrico di vigilia, al punto che nessuno stacca realmente la spina, tutti si tengono pronti ad ogni accadimento.

Cicchitto, per dire, passerà Ferragosto «a due passi da Roma perché non si sa mai». D'Alessandro, capo ufficio stampa del partito, confida: «Siamo tutti in pre-allarme, metti caso che scoppi il casino...». Bonaiuti, che del Capo è consigliere e amico, vive costantemente al telefono. E solo ieri Mariarosaria Rossi, assistente del Cavaliere, è riuscita a prendersi qualche ora libera profittando del compleanno di Marina Berlusconi, che Silvio ha voluto festeggiare con la figlia.

Ma senza allegria, in un clima che rimane cupo e depresso perché di spiragli al carcere domiciliare se ne vedono pochi, la grazia presidenziale sembra una sfuggente chimera. Potrebbe arrivare, forse; però non subito e certo non nelle forme assolutorie che Berlusconi gradirebbe. Dunque la tensione rimane altissima.

I più scatenati ne profittano per spingere verso elezioni anticipate in autunno come estremo tentativo di rimescolare le carte, vedi mai che il centrodestra riuscisse a vincere, anche solo di un soffio (gli ultimi sondaggi di Euromedia danno il Pdl in vantaggio, al 29,1 per cento).

Questo è ciò che appare. Poi però gli stessi personaggi che in pubblico si avventano contro Epifani e Fassina, oppure tirano per la giacca il Capo dello Stato, privatamente riconoscono che far cadere il governo è un attimo, andare al voto invece sarebbe assai più complicato. Anzi, le elezioni in autunno rischiano di rivelarsi un sogno proibito perché, pure qui, c'è di mezzo Napolitano. Il quale mai scioglierà le Camere se prima il Parlamento non avrà approvato una legge elettorale nuova di zecca.

La ragione è quella illustrata dal ministro delle Riforme Quagliariello, sempre in contatto con il Colle più alto: il 3 dicembre la Corte costituzionale si pronuncerà sul «Porcellum», e tutto fa ritenere che lo giudicherà illegittimo. Solo un folle manderebbe l'Italia alle urne con un sistema elettorale destinato alla bocciatura. C'è tempo per riformarlo in modo da votare a novembre? Sulla carta sì, ma la nuova legge andrebbe approvata entro il 2 ottobre (questo è il calcolo fatto in alto loco), e al momento non se ne vedono i presupposti.

Se il Pdl provasse a forzare la mano del Presidente, causando la crisi e addirittura facendo dimettere i propri parlamentari, Napolitano si dimetterebbe a sua volta, questo ha fatto sapere di nuovo con fermezza, costringendo le Camere a riunirsi per eleggere un altro Capo dello Stato disposto a sottoscrivere il decreto di scioglimento... Risultato: come minimo si voterebbe nella primavera 2014.

La strategia dei «falchi» berlusconiani più scatenati, insomma, mostra la corda. E pure nel gruppo dirigente le «colombe», o perlomeno il fronte dei perplessi, comincia a prendere le contromisure nei confronti del tandem Verdini-Santanché: considerati troppo spericolati e, al tempo stesso, troppo in simbiosi col Grande Capo. sul quale esercitano un ascendente giudicato eccessivo.

Si moltiplicano in queste ore le pressioni su Alfano perché riprenda nelle sue mani la guida operativa del partito, a costo di lasciare il ministero dell'Interno e di tenersi la vice-presidenza del Consiglio. Pare che l'interessato ci stia seriamente riflettendo. Di sicuro, il caso kazako ha dimostrato che Angelino fa fatica a dividersi in tre. Nell'interesse della stabilità politica e di governo, gli conviene trascorrere più tempo ad Arcore.

 

 

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