nicola zingaretti dario franceschini

EMILIA PARANOICA - CHE SUCCEDE AL PD SE SALTA IL BASTIONE ROSSO DELL’EMILIA ROMAGNA? PER ZINGARETTI SAREBBE UN DISASTRO – SE IL PD PERDE L’EMILIA IL FRATELLO DI MONTALBANO DOVRÀ DIMETTERSI, MA IL PD RESTA IN MAGGIORANZA CON UN TRAGHETTATORE. CHI ALTRI SE NON IL CAPO DELEGAZIONE DEI DEM AL GOVERNO SU-DARIO FRANCESCHINI?

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

JOKER INFILTRATO NELLA FOTO DI NARNI

Un «incidente» durante la manovra, ecco cosa teme adesso Palazzo Chigi. Un' imboscata, uno sgambetto, una scintilla che faccia crollare tutto. Perché se grillini e renziani continuano così, è la tesi di Dario Franceschini, dall' equilibrio instabile al caos «è un attimo».

 

renzi di maio

Si può leggere quest pre-crisi permanente attraverso gli scontri pubblici tra leader. Oppure raccontando i loro tormenti privati. Quelli che angosciano Giuseppe Conte gli rovinano il Ponte di Ognissanti. «Non replichiamo a Renzi», è il messaggio decongestionante che fa trapelare. «Non ci prestiamo al suo gioco». E però il premier continua a temere l' ambizione di Renzi più del rancore di Di Maio. Dal primo giorno dell' era giallorossa considera il capo di Italia Viva «il vero fattore di instabilità». Continua a pensarlo pure adesso che le cose vanno peggio, anche se l' ex premier è in realtà forse il più piccolo dei suoi problemi: il Pd traballa in vista del voto in Emilia, il Movimento è una bolgia. E il premier teme che sia iniziato il "si salvi chi può".

giuseppe conte nicola zingaretti 1

 

I tormenti privati sono anche e soprattutto quelli di Nicola Zingaretti. Il segretario vive malissimo l' approssimarsi delle elezioni in Emilia Romagna, fissate per il 26 gennaio. I sondaggi non gli lasciano margini rassicuranti. A Palazzo Chigi dicono: «Per Conte l' Emilia Romagna è solo uno dei tanti passaggi elettorali». Ma sanno benissimo che per il Pd non è così, tanto che aggiungono: «A patto che Zingaretti resista a un' eventuale sconfitta ».

 

zingaretti suda all'assemblea pd 3

Non è detto che possa riuscirci. Forse neanche che lo voglia. Renzi, ad esempio, descrive lo stesso scenario di quello tracciato a mezza bocca dai capi corrente del Pd che hanno incrociato il leader dem tra mercoledì e giovedì scorso al Nazareno: se perde in Emilia, si dimetterà dalla guida del partito.

lucia borgonzoni matteo salvini

 

Darà di tutto per evitare questo esito, ovviamente. Ma sa bene, Zingaretti, che altri due mesi di guerriglia quotidiana nella maggioranza avvicinerebbero di parecchio una sconfitta nella Regione più rossa d' Italia. Per questo, decreterà il destino dell' esecutivo osservando il percorso della manovra nelle prossime settimane. Il governo - quel governo che ha subìto ad agosto e poi difeso dagli attacchi di chi lo aveva proposto - va avanti «solo se è capace di governare».

 

nicola zingaretti dario franceschini

Di fronte a un incidente parlamentare sulla legge di bilancio, il segretario potrebbe dirsi stufo e trarre le conseguenze. Tirare fuori il Pd da questo gioco al massacro, dopo aver comunque approvato la manovra, ma prima del voto in Emilia. Per andare dove? «Perché - replicano dal Nazareno uomini a lui vicini - se perdiamo l' Emilia e cade lo stesso il governo, dove andiamo?».

renzi zingaretti

Di certo, Zingaretti cercherà fino all' ultimo di andare avanti. «Ormai è chiaro che in due mesi ci giochiamo tutto».

 

franceschini zingaretti

Anche perché la prospettiva di regalare a Matteo Salvini Palazzo Chigi e il prossimo Presidente della Repubblica è un forte deterrente. E poi perché nel Pd l' ala governista di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini pesa parecchio. «Dobbiamo continuare a lavorare, con calma», dice a tutti il ministro della Difesa. Provarci, resistere, addirittura investire nell' assetto attuale. Come? «Potresti anche candidarti alle suppletive a Roma del 2020 - gli hanno proposto alcuni big - entrando in Parlamento al posto di Gentiloni». Come a voler suggerire: lascia il Lazio e blinda la legislatura.

luigi di maio dario franceschini

 

Chi giura di non essere tormentato, e anzi si professa sereno, è Matteo Renzi. Ieri ha destabilizzato di nuovo la maggioranza, ma assicura di averlo fatto dopo giorni di denunce inascoltate giorni di balzelli sgraditi come la plastic tax. E di averlo fatto, soprattutto, per svelare un bluff: le elezioni anticipate quelle minacciate da Franceschini e Di Maio - non esistono, perché non convengono a nessuno. Non ai grillini, che verrebbero falcidiati.

 

Non a Zingaretti: se vince in Emilia, va avanti e il governo non rischia; se perde, si dimette, ma il Pd resta in maggioranza, affidato a un traghettatore e in attesa di un nuovo segretario. Sul secondo scenario rischia di peccare di ottimismo.

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