CHE DEMOCRAZIA VADA AFFAN-GULEN! - ERDOGAN IN CAMPAGNA ELETTORALE CHIEDE AGLI USA L’ESTRADIZIONE DELL’IMAM GULEN CON L’ACCUSA DI TRADIMENTO (SENZA CHE CI SIA UNA CONDANNA A SUO CARICO)
Marco Ansaldo per "la Repubblica"
La Turchia lo considera, senza mezzi termini, un "traditore della patria". E ora il premier Tayyip Erdogan, uscito vincitore dal recente voto amministrativo, chiede agli Stati Uniti di estradarlo. Si arricchisce di una nuova puntata il durissimo confronto fra il premier di Ankara e Fetullah Gulen, l'influente predicatore turco in autoesilio in Pennsylvania, un tempo alleato del governo conservatore islamico, ma ora accusato di essere a capo di uno "stato parallelo" e autore di un tentato "golpe giudiziario".
La Turchia è come sempre un laboratorio interessante per misurare l'avanzamento della democrazia nei Paesi musulmani. Particolarmente quello di un candidato all'ingresso nell'Unione Europea. Erdogan, in un'intervista alla Pbs, ha annunciato che la domanda partirà a breve. Gulen è accusato di aver usato la sua influenza su polizia e magistratura per orchestrare una campagna che ha coinvolto il governo turco in un maxi scandalo di corruzione.
Poco prima delle elezioni, tre ministri sono stati costretti alle dimissioni, alcuni figli di responsabili di dicasteri arrestati, il successivo rimpasto ha toccato mezzo esecutivo mettendo a forte rischio la leadership di Erdogan nel partito. Tuttavia, la risposta alle urne ha premiato ancora una volta il leader conservatore.
Fonti vicine a Fetullah Gulen si dicono sorprese: «Non abbiamo mai sentito una richiesta di estradizione senza nessuna sentenza. à una novità assoluta». E secondo Tercan Ali Basturk, segretario generale a Istanbul della Fondazione giornalisti e scrittori, gruppo affiliato a Fetullah, «poiché attualmente non c'è un causa contro Gulen, estradarlo non sarebbe compatibile con i princìpi internazionali legali, ma questo annuncio ha a che fare con questioni di politica interna ».
Difatti, proprio in vista delle presidenziali di agosto, alle quali Erdogan intende candidarsi, il premier vorrebbe indire una preghiera islamica a Santa Sofia, l'ex basilica cattolica, poi moschea, e oggi museo visitato da milioni di turisti. I passi di Erdogan sono attentamente monitorati a livello internazionale. Ieri la visita del presidente tedesco Joachim Gauck ad Ankara si è conclusa con un poco piacevole botta e risposta. Nei giorni precedenti, Gauck non aveva fatto mistero di voler esprimere a Erdogan il suo sconcerto per la chiusura in Turchia di YouTube e Twitter.
«Facciamo le stesse domande che fanno tutti: era necessario? ». Il presidente tedesco ha poi aggiunto di non comprendere perché, dopo il voto, il governo abbia sentito «il bisogno di intromettersi negli affari della magistratura, per instaurare un certo sistema. Sono spaventato». Il premier turco ha risposto parlando di dichiarazioni «inappropriate »: «Non tollereremo mai un'interferenza negli affari interni». Gauck, ha detto Erdogan, si comporta «ancora come un pastore», riferendosi alla provenienza religiosa del capo di Stato tedesco. Replica finale da Berlino: «Sono stato cauto».
Commenta la leader dei verdi tedeschi, Claudia Roth: «Erdogan insulta il presidente in modo sconcio. Questo dimostra che nel suo stile politico manca di educazione e cultura democratica».
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