EURO IN STAND BY: TUTTO FERMO IN ATTESA DELLA RIELEZIONE O MENO DI ANGELA MERKEL

Alberto D'Argenio per "la Repubblica"

Oggi più che mai a pesare sul destino dell'Unione europea sono le elezioni tedesche del 22 settembre. Angela Merkel, pressata dagli euroscettici ai quali si è aggiunto il partito Alternative fuer Deutschland, prosegue nel difficile esercizio di equilibrismo che sta facendo ammattire gli altri leader del continente: far progredire l'Unione, la cui forza è necessaria per ridare fiato alla stessa economia tedesca, ma senza dare l'impressione ai suoi elettori di pagare i debiti degli spendaccioni mediterranei.

I tedeschi non esiterebbero a punire "la donna più potente del mondo" se avessero la conferma che i loro soldi vengano usati per coprire i buchi delle cicale del Sud. E così anche l'Unione bancaria resta impigliata nella rete della politica tedesca. Se fino a pochi anni fa Berlino era l'unica capitale che non condizionava l'Unione con le sue dinamiche interne, anzi era sempre pronta a uno sforzo per chiudere accordi a Bruxelles, oggi è quella che maggiormente determinerà il futuro di 500 milioni di europei.

Il dossier bancario è uno degli ostaggi più illustri della campagna elettorale tedesca. Sono quasi due anni che l'Europa pensa di costruire una vera e propria Unione bancaria per rispondere alla crisi del debito sfociata nella drammatica recessione che sta martoriando il continente. Ma ad oggi solo il primo dei suoi tre pilastri, tra mille sofferenze, è stato costruito. Si tratta della vigilanza unica in capo alla Bce.

Il secondo tassello, giudicato fondamentale per stabilizzare i mercati, è il meccanismo di risoluzione delle crisi, un fondo comune che finanzi i salvataggi delle banche in rosso. Per capire la sua importanza basta rifarsi alle parole del consigliere della Banca centrale europea Benoit Coeurè, per il quale è vitale avere un settore del credito funzionante tanto che ogni ritardo sull'Unione bancaria provoca danni alla crescita e all'occupazione.

Per questo Francoforte preme per la creazione di un istituto per il salvataggio delle banche ispirato all'americano Fdic e finanziato ex ante dalle stesse banche di tutta Europa e con una rete di sicurezza rappresentata dall'Esm, il fondo salva-Stati dell'Ue le cui casse sono rimpinguate dai governi. Ed è qui che i tedeschi storcono il naso. La Merkel teme infatti che questo schema venga letto dai suoi concittadini, anch'essi imprigionati in un dibattito sull'Europa sempre più populista, come un primo passo verso la condivisione dei rischi tra paesi Ue.

Insomma, che i contribuenti della nazione più ricca debbano pagare gli errori degli altri. Per questo il potente Finanzminister Wolfgang Schaeuble sta rallentando l'accordo bancario sostenendo che una autorità unica di risoluzione delle crisi sarebbe illegale senza una precedente modifica dei Trattati europei. Nel frattempo, propone la mente economica di Frau Merkel, si dovrebbe agire attraverso uno schema basato su "una rete" di autorità nazionali.

Insomma, ognuno paga per se e non si immagini altro fino alle fatidiche Wahlen tedesche di settembre. Ma gli altri leader non ci stanno. Il consiglio europeo del giugno 2012, quello della storica vittoria di Monti e Hollande contro la Merkel sullo scudo antispread, aveva approvato l'Unione bancaria con grande enfasi. Poi il giochino dei soliti falchi del Nord - tedeschi e olandesi e finlandesi - ha rallentato tutto. E sul summit del prossimo mese si allungano ombre sinistre.

Il premier italiano Enrico Letta ha ricostruito il montiano asse con Hollande e Rajoy per scardinare lo schema rigorista dei tedeschi e dare all'Europa gli strumenti necessari per tornare a crescere. E se il presidente del Consiglio italiano ha ingaggiato una battaglia politica per ottenere misure che spingano occupazione giovanile e rilancio economico, la realizzazione dell'Unione bancaria è una premessa affinché queste politiche siano efficaci.

Al punto che in ogni bilaterale, vuoi all'Eliseo, vuoi alla Moncloa, i protagonisti dell'asse mediterraneo hanno detto e ridetto che il loro primo obiettivo per il vertice del 27 e 28 giugno è la piena attuazione dell'Unione bancaria: «La condizione per creare lavoro - ha affermato Letta è il livello dei tassi di interesse, per questo l'Unione bancaria è necessaria, non dobbiamo perdere tempo».

Ma i tedeschi non mollano, tanto che Schaeuble all'Europogruppo della scorsa settimana è andato avanti con la linea della modifica dei Trattati che, per chi mastica cose europee, vuol dire rimandare alle calende greche qualsiasi riforma.

Appare quindi difficile che tra un mese al vertice di Bruxelles i tedeschi consentano una vera accelerazione. Più facile che si arrivi al solito pasticciato compromesso (vera specialità dei leader europei) che lasci tutto fermo dando però a ogni governo la possibilità di cantar vittoria. Per questo su qualcosa la Merkel dovrà cedere.

E lo schema che si va profilando nelle stanze del potere di Berlino è di accontentare Italia, Francia e Spagna sull'occupazione giovanile anticipando, come richiesto dall'asse mediterraneo, l'entrata in vigore dell'apposito piano da sei miliardi di euro che altrimenti partirebbe tra un anno.

Briciole se si pensa che i soldi andranno divisi tra tutti i paesi dell'Unione, ma un segnale politico che l'Europa ha superato l'ortodossia rigorista che i leader mediterranei potrebbero vendere in pompa magna alle proprie opinioni pubbliche. Facendo guadagnare tempo alla Merkel in vista delle faditiche elezioni d'autunno. Qui sotto, il presidente della Bce, Mario Draghi: all'istituto di Francoforte spetterà il ruolo più importante nella futura Unione bancaria, sia di coordinamento generale che di vigilanza.

 

merkel-mangiaANGELA MERKEL SONNECCHIA jpegLA NUOVA SEDE BCE NELLO SKYLINE DI FRANCOFORTE Wolfgang SchaeubleFRANCOIS HOLLANDE E MARIO MONTI jpegENRICO LETTA MARIO DRAGHI

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...