CHE FA GIORGIA ORA CHE MACRON HA SCOPERTO LE SUE CARTE SU DRAGHI? – L'EURODEPUTATO DI RENEW EUROPE, PASCAL CANFIN, HA LANCIATO LA PROPOSTA PER CONTO DEL TOY BOY DELL'ELISEO: DARE A MARIOPIO LA POLTRONA DI SUPERCOMMISSARIO ALL'ECONOMIA, UN RUOLO AD PERSONAM CON UN SUPER-PORTAFOGLIO – LA MOSSA DI MACRON METTE IN CRISI LA MELONI: I PIANI EUROPEI DELLA DUCETTA NON CONTEMPLANO L'EX PRESIDENTE DELLA BCE, CONSIDERATO “POCO GESTIBILE” (TRADOTTO: TROPPO COMPETENTE E INDIPENDENTE PER “DARE ASCOLTO” ALLA REGINA DI COATTONIA)
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo e Marco Bresolin per “La Stampa”
EMMANUEL MACRON E MARIO DRAGHI
Mario Draghi in Europa: da ieri esiste ufficialmente una nuova ipotesi. Supercommissario all'economia. Tutta da provare, ma di certo significativa perché è indice dell'interesse attorno all'ex premier ed ex presidente della Banca centrale europea. Troppo ingombrante e troppo federalista, agli occhi di molti leader, per poter guidare la Commissione. Troppo poco incline alla mediazione e troppo slegato dalle famiglie politiche per la presidenza del Consiglio europeo [...]
Per Draghi si sta però aprendo la possibilità di giocare un ruolo diverso, disegnato ad personam, nel corso della prossima legislatura: guidare un super-portafoglio all'Economia nella Commissione che sarebbe nuovamente guidata da Ursula von der Leyen. Un incarico diverso da quello attualmente ricoperto da Paolo Gentiloni.
Si pensa al grado di "vicepresidente esecutivo" e a una supervisione diretta su tutti i dossier economici: competitività, attuazione del Pnrr e del nuovo Patto di Stabilità. Dietro ci sarebbe sempre lo zampino di Emmanuel Macron. La suggestione, fatta trapelare tra le righe dall'eurodeputato di Renew Europe Pascal Canfin con un'intervista a Politico, è considerata «interessante e realistica» da diversi attori di Bruxelles.
Anche se ovviamente il puzzle delle nomine è ancora un cantiere aperto e bisognerà prima fare i conti con l'oste, che in questo caso sono due: Giorgia Meloni, alla quale spetta la nomina del commissario italiano, e lo stesso Draghi, che dovrebbe accettare di accomodarsi a una scrivania tre metri sotto l'ufficio presidenziale di Palazzo Berlaymont.
Meloni ha in mente piani completamente diversi, che in teoria non contemplerebbero Draghi. Da presidente dei Conservatori europei (Ecr) sa di avere un peso specifico minore, non sufficiente per poter scalfire l'asse popolari-socialisti-liberali, i tre gruppi che decideranno i futuri vertici di Consiglio e Commissione. Nelle conversazioni delle ultime settimane con i suoi uomini di fiducia, Meloni ha fatto capire chiaramente di non voler subire un nome da Macron a capo della Commissione.
A maggior ragione se è Draghi che – come spiegano da Fratelli d'Italia – è considerato «poco gestibile». I meloniani non credono, poi, che l'ex banchiere centrale si accontenterebbe di un ruolo di vice di Von der Leyen. Ed è la stessa impressione che si ha, raccogliendo le reazioni delle fonti vicine a Draghi. Meloni invece non esclude l'ipotesi del Consiglio europeo.
La premier non si sta spendendo per il suo predecessore, ma se il gioco a tre tra Macron (liberali), il cancelliere tedesco Olaf Scholz (socialisti) e il premier polacco Donald Tusk (popolari) dovesse convergere su Draghi, lei preferirebbe dirigerlo verso il Consiglio, in modo da poter conservare per l'Italia – alla Commissione – la casella della Concorrenza, dove potrebbe finire il ministro Raffaele Fitto.
Certo è che Draghi è percepito come una figura troppo ingombrante per i partiti. I piani dell'ex numero uno della Bce per l'Ue, che saranno delineati nel suo rapporto sulla competitività, sollevano ancora parecchio scetticismo in Germania e soprattutto nei Paesi Bassi, dove i partiti del nuovo governo di centrodestra che sta per nascere hanno già lanciato un avvertimento.
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN MEME
Ma a differenza del presidente della Commissione o di quello del Consiglio, il ruolo di commissario non deve essere negoziato tra i governi, ma tra lo Stato membro e il presidente della Commissione. E qui si apre la questione von der Leyen. La tedesca sta conducendo una campagna elettorale molto intensa con il Ppe per tenersi stretta la poltrona di presidente. Da qualche settimana, le sue quotazioni sono nuovamente in risalita dopo un periodo decisamente incerto.
Accogliere Draghi nella sua squadra potrebbe essere visto come una sorta di "commissariamento", ma – spiega una fonte diplomatica – «di fronte all'alternativa concreta di perdere il posto, difficilmente si opporrebbe a questa soluzione, che inoltre le garantirebbe il sostegno certo di Meloni e dei suoi eurodeputati».
MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN METTE FREDERIKSEN
La stessa fonte ricorda un episodio. Il 3 maggio scorso l'ex premier e Ursula von der Leyen si sono visti per un faccia a faccia a Bruxelles. Fonti di Palazzo Berlaymont spiegano a La Stampa che si è trattato di «una riunione di lavoro nel quadro della preparazione del rapporto sulla competitività al quale sta lavorando Draghi, come consigliere di von der Leyen». L'incontro, però, non è mai stato annunciato nell'agenda ufficiale della presidente [...]