carlo fuortes luigi di maio ludovico di meo matteo salvini

FACILE FARE I GIORNALI CON LE NOTIZIE DI DAGOSPIA - “LA STAMPA” DEDICA UN ARTICOLO AGLI INCONTRI DI CARLO FUORTES CON DI MAIO E SALVINI, MA SI DIMENTICA DI CITARE QUESTO DISGRAZIATO SITO, CHE LI HA RIVELATI - IL FLOP DELLA RAIDUE SOVRANISTA E L’INCAZZATURA DELL’AD CON DI MEO (ANCHE QUELLA NOTIZIA, GUARDA CASO, ERA UN DAGO-SCOOP)

 

carlo fuortes foto di bacco (3)

1 - FLASH - CHE CI FACEVA FUORTES ALLA FARNESINA DA LUIGINO DI MAIO? AH SAPERLO… - VISTO CHE, COME HA RACCONTATO A “REPUBBLICA”, I PARTITI NON BUSSANO ALLA SUA PORTA, TOCCA ALL’AD DELLA RAI ANDARE DI PERSONA A INCONTRARE I POLITICI. UNA DECINA DI GIORNI FA AVEVA INCROCIATO SALVINI…

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/flash-che-ci-faceva-fuortes-farnesina-luigino-maio-ah-288103.htm

 

2 - TROPPO FUORTES! – L’AD DELLA RAI È FURIBONDO CON LUDOVICO DI MEO, COMMISSARIA RAI2 E ORDINA LA CHIUSURA DI 14 PROGRAMMI, TRA PRODUZIONI INTERNE E ESTERNE, GIÀ SPALMATI NEL PALINSESTO INVERNALE – L’ATTENZIONE DI FUORTES SI È CONCENTRATA ANCHE SULLA “STANDBYME” DI SIMONA ERCOLANI, DALLA QUALE DI MEO HA  ACQUISTATO (A COSTI FARAONICI) “VOGLIO ESSERE UN MAGO” – “POSSIBILE CHE SI DEBBANO BRUCIARE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO OGNI GIORNO  PER FARE L’UNO PER CENTO DI SHARE? E’ INCONCEPIBILE!”, AVREBBE TUONATO FUORTES CON I SUOI STRETTI COLLABORATORI…

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/troppo-fuortes-ndash-rsquo-ad-rai-furibondo-ludovico-288030.htm

 

CARLO FUORTES MARINELLA SOLDI

3 - RAI, FLOP SOVRANISTI E CRISI DI NERVI M5S. FUORTES VEDE DI MAIO

Ilario Lombardo e Michela Tamburrino per “La Stampa”

 

Nell'autunno dello scontento Rai nessuno si aspetti la fine della lottizzazione. Viale Mazzini è una creatura che perpetua se stessa, nelle patologie politiche, nei rituali di carriera, nell'eterna spartizione. A quanto pare, la Rai di Carlo Fuortes non farà eccezione.

 

luigi di maio.

Il manager messo da Mario Draghi alla testa della tv pubblica ha incontrato l'ex capo grillino Luigi Di Maio e il leader leghista Matteo Salvini. Se c'è una cosa che accomuna l'amministratore delegato Rai al premier-banchiere che lo ha scelto per risanare «la più grande azienda culturale del Paese», è la capacità di fare i conti con la politica.

 

Che vuol dire sapere quando si può fare a meno dei partiti, e quando no. I colloqui con Di Maio e con Salvini, gli indiscutibili registi dell'era gialloverde, sono la certificazione che delle rovine di quel governo è rimasta un'eredità in Rai di cui Fuortes - sospettato da M5S, Fratelli d'Italia e Lega di avere un ascendente a sinistra - ha difficoltà a liberarsi. Le nomine per le principali poltrone di reti, Tg e le nuove direzioni dei generi, già slittate a inizio novembre, non si faranno prima di metà mese.

MATTEO SALVINI

 

Troppi i malumori, i desideri da soddisfare e le caselle che non si incastrano. Ma a emergere come le grane che più assillano l'ad sono il Tg1 e Raidue. Gli ascolti della rete finita in quota ai sovranisti hanno fatto sbarrare gli occhi a Fuortes. Programmi che galleggiano tra l'uno e il due per cento di share trattati da uffici di collocamento di Lega e di Fdi con costi di produzione sproporzionati rispetto ai risultati: fallimenti che il manager addossa all'ex direttore della rete Ludovico Di Meo, nel frattempo finito alla sede di San Marino.

alessandro giuli vitalia

 

Sono almeno una decina i programmi in palinsesto che dovrebbero finire sotto la scure. Nelle informazioni raccolte da Fuortes, Di Meo viene descritto come in balia della leader di Fdi Giorgia Meloni, e si parla di cene dove sono state decise le sorti dei talk show e dei relativi conduttori. Tra questi Alessandro Giuli, fratello di Antonella Giuli, portavoce di Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera e cognato di Meloni.

 

Il giornalista, ex Foglio, oggi Libero, è passato da un programma sovranista all'altro, da «Povera Patria» a «Seconda Linea» fino ad «Anni 20», considerati dei flop, e chiusi o ricollocati in seconda serata, con il loro carico di «prime utilizzazioni» (un costume che Fuortes ha detto di voler stroncare) e di autori affiliati alla destra.

 

gennaro sangiuliano foto di bacco

È il caso di Anni 20, dove lavora la moglie di Marcello De Angelis, ex estremista di destra di Terza Posizione, ex deputato e già direttore del Secolo d'Italia, e dove a condurre è rimasta Francesca Parisella, voluta da Giampaolo Rossi, ex membro del Cda indicato da Meloni e fatto fuori alle ultime nomine dei vertici.

 

Poi c'è il caso Tg2. Nei primi quindici giorni di ottobre il crollo, rispetto allo stesso periodo del 2020, è stato di oltre mezzo milione di telespettatori. I consiglieri Rai hanno chiesto a Fuortes di fare chiarezza sullo share dei Tg prima delle nomine. Ma Salvini ha detto chiaramente al manager che il direttore Gennaro Sangiuliano non si tocca.

 

giovanna botteri foto di bacco (1)

Una complicazione non da poco, visto che è intenzione dell'ad cambiare il direttore del Tg1 Giuseppe Carboni che invece sugli ascolti si è difeso. E qui veniamo alla seconda grossa grana. Carboni è alla guida del telegiornale per volontà del M5S. La visita dell'ad a Di Maio, non apprezzata dai nuovi vertici del Movimento, e le telefonate a Giuseppe Conte sono servite a sondare gli umori.

 

La reazione era prevedibile: senza più il Tg1 i grillini rischiano di rimanere tagliati fuori dalla nuova Rai. Lo schema di Fuortes prevederebbe Raidue al centrodestra, Raitre ai giallorossi (a trazione Pd), mentre Raiuno, rete-guida dell'azienda, conserverebbe un'anima più istituzionale, come proiezione mediatica del «draghismo». Da Palazzo Chigi è giunta a Fuortes una richiesta, sopra tutte: il direttore deve essere donna. Da settimane è candidata quasi in solitaria Monica Maggioni, ex presidente Rai ai tempi di Matteo Renzi. Nelle ultime ore sono emersi anche i nomi di Lucia Goracci e Giovanna Botteri, preferite anche dai 5 Stelle.

 

alessandro giuli vitalia 8

Carboni pagherebbe la debolezza proprio del M5S ma anche il fatto di aver minimizzato la sua sconfitta alle amministrative. Un'accusa che gli ha mosso per primo Michele Anzaldi della commissione di Vigilanza. Era stato il deputato di Iv - che ha anche attaccato Lucia Annunziata per aver ospitato Conte e i suoi cinque vicepresidenti a «In Mezz' ora» - ad avvertire Fuortes, dopo l'audizione in cui l'ad denunciò il buco da 300 milioni. «Gli dissi di ridurre e non di moltiplicare gli spazi».

 

giuseppe carboni

Il piano di Fuortes invece ha confermato le dieci direzioni dei Generi, ereditate dal predecessore Fabrizio Salini, che di fatto esautorano le reti e offrono nuove poltrone agli appetiti dei partiti. Nel domino degli spostamenti Carboni finirebbe al Giornale Radio al posto di Simona Sala, che a sua volta sostituirebbe Mario Orfeo al Tg3. Ma non è chiaro dove andrebbe Orfeo: a un tg, a una rete o a un genere. E quindi non è improbabile che rimanga dov' è, in quota centrosinistra. Il puzzle è incompleto e la Vigilanza ha già convocato Fuortes per conoscere i profili per le nuove direzioni e sapere come farà a risparmiare.

carlo fuortes foto di bacco (2)alessandro giuli vitalia 9

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…