RUBY MAIOR, MINOR CESSAT - COSA FARÀ IL BANANA SULLE RIFORME IN CASO DI CONDANNA-BIS NEL PROCESSO RUBY IL PROSSIMO 10 LUGLIO? ENTRO QUELLA DATA L’AULA NON RIUSCIRÀ AD APPROVARE LA RIFORMA DEL SENATO
Ugo Magri per “La Stampa”
RENZI ALFANO CASINI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Chi s’intende di motori, apprezzerà la metafora di Calderoli che delle riforme è relatore insieme alla Finocchiaro: «Procediamo come un diesel», cioè lenti ma costanti, ha detto. Precisando in veste di meccanico: «Finora abbiamo riscaldato le candelette, ora si va avanti senza perdere tempo...».
In realtà dobbiamo aspettarci ulteriori scampoli di quella che a Napoli definirebbero senza dubbio «ammuina», cioè una laboriosa perdita di tempo fino a giovedì prossimo, quando Forza Italia si deciderà a decidere, e Berlusconi farà sapere se sulle riforme è d’accordo oppure no.
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Per cui, fino all’assemblea dei parlamentari «azzurri», la Commissione affari costituzionali del Senato si darà un gran daffare mettendo ai voti gli emendamenti dei relatori e i relativi sub-emendamenti. Ma girerà al largo dalle questioni politiche più spinose perché senza Forza Italia, numeri alla mano, le riforme di Renzi farebbero poca strada, dunque tanto vale attendere altri 3 giorni.
Se poi arriverà il beneplacito berlusconiano, allora sì che il diesel aumenterà di giri. La Commissione licenzierà in fretta le rimanenti questioni, così da arrivare nell’emiciclo di Palazzo Madama il 10 luglio. La data è un po’ scomoda, perché difficilmente l’aula farà in tempo ad approvare la riforma entro venerdì 18. E quel venerdì fatidico a Milano verrà pronunciata la sentenza d’appello per Ruby.
Di qui l’interrogativo che aleggia su tutti i discorsi politici: come reagirà Berlusconi, in caso di condanna-bis? I segnali che arrivano da Arcore sono alquanto contraddittori. Romani, capogruppo al Senato, vede delle «premesse positive» (domenica sera aveva colloquiato con l’ex Cavaliere, ricavandone indicazioni in tal senso).
Viceversa Brunetta, capogruppo alla Camera, invita a «non dare nulla per scontato» in quanto lui, personalmente, non acquisterebbe «da Renzi una macchina usata». Non è da escludere che, già prima di giovedì, Renzi voglia vederci chiaro tramite un faccia a faccia con l’ex Cavaliere. Nel frattempo, il premier brinda all’«ottima giornata iniziale, alla faccia dei gufi»: la Commissione ha bocciato senza colpo ferire un pacco alto così di emendamenti. I grillini, con atto di fair play del tutto inatteso, hanno accettato di rinviare il loro emendamento sul Senato elettivo. Anche loro partecipano all’«ammuina» in attesa di leggere la lettera con cui il Pd risponderà, nella giornata odierna, alla loro proposta in tema di legge elettorale che venne illustrata direttamente al premier.
Di tutto questo si parlerà più avanti insieme con le altre questioni vere che sono 1) l’immunità per i futuri senatori, 2) la composizione più o meno proporzionale dell’assemblea e 3) la «new entry» rappresentata dal quesito: chi eleggerà il futuro Presidente della Repubblica? Cento senatori conterebbero davvero poco a fronte di 630 deputati. Si ipotizza dunque un riequilibrio, allargando la platea. Sanna (Pd) propone di coinvolgere gli europarlamentari; altri di raddoppiare i rappresentanti regionali. Qualcuno di ridurre il numero dei deputati, già sapendo che questi ultimi non saranno d’accordo.