chiara ferragni matteo renzi

A FERRAGNI E FUOCO - NELLO SCAZZO TRA I FERRAGNEZ E RENZI, LA COPPIA SOCIAL HA RISPETTATO LA PRIMA REGOLA DEI SOCIAL: “SAPERE POCO, COMMENTARE TUTTO”, MATTEUCCIO HA INFRANTO QUELLA DELLA POLITICA: “MAI SCENDERE A LIVELLO DEI TUOI AVVERSARI” – UNA DIATRIBA STERILE DOVE REGNANO QUALUNQUISMO, POPULISMO, GRANDI PATRIMONI E I DIRITTI CIVILI SONO TREND ACCHIAPPA-LIKE – A SINISTRA DOVE PRIMA RISPLENDEVA L' ARCOBALENO, ORA VOLANO STRACCI E SI SCATENA IL BULLISMO WEB SU SCALFAROTTO CHE…

1. IL QUALUNQUISMO SOCIAL DEI FERRAGNEZ

Luigi Mascheroni per "il Giornale"

 

FERRAGNI RENZI

La più grande impresa di Chiara Ferragni e del marito Fedez - in arte, e business: «Ferragnez» - alla fine sarà quella di averci reso simpatico Matteo Renzi. Anche se resta ancora da capire chi sia il più insopportabile fra i tre. I primi due sono furbi. L' altro, cinico. E non si sa cosa è peggio.

 

Solo in una Repubblica 2.0 in cui la democrazia è fondata sui like invece che sui voti poteva succedere che un ex presidente del Consiglio che gioca a fare il ragazzino si mettesse a litigare sui social con due ragazzini che si credono gli Obama. In mezzo: il Ddl Zan. Prima la influencer su Instagram accusa Renzi di boicottare il decreto pro gender, aggiungendo: «I politici fanno schifo». Renzi replica su Facebook: «Banale e qualunquista, parliamone se hai coraggio. Io ho firmato la legge sulle unioni civili, mettendoci la fiducia: quella legge dura più di una storia su instagram...». E alla fine, a chiudere il post, arriva Fedez, fine politologo: «Stai sereno Matteo. C' è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendogli che è pioggia».

renzi ferragni

 

I Ferragnez hanno rispettato la prima regola dei social: «Sapere poco, commentare tutto». Renzi ha infranto quella della politica: «Mai scendere a livello dei tuoi avversari».

La celebre coppia dello spettacolo che da tempo si è buttata in politica ha dimostrato di non avere idea di come sia fatta una proposta di legge: ignora cosa sia un iter legislativo. Il famoso politico al quale è sempre piaciuto dare spettacolo ha confermato di mancare di senso delle proporzioni: se hai il 2% è suicida polemizzare con chi ha 24 milioni di follower.

 

renzi ferragni

Come l' ideologia da salotto e il fatturato dei clic possono battere l' intelligenza e l' arte della politica. Ferragnez supremacy.

E così, la Sinistra - che ha perso il popolo e ha guadagnato le «celebrity» - riparte dai #Ferragnez: qualunquismo (dire che i politici fanno schifo è solo un gradino sotto i Cinque Stelle), populismo (aizzare i propri follower contro il nemico lo è) e grandi patrimoni. L' élite all' italiana.

 

I diritti civili ultimamente sono un trend sui social. E i #Ferragnez sono un marchio. Il combinato disposto, oltre a aumentare i ricavi della Ditta, influenza il dibattito pubblico. Probabilmente Enrico Letta ha anche messo un «Mi piace» alle Instagram Stories dei due influencer... Opportunismo commerciale, rap omofobo, unghiette arcobaleno e protagonismo comunicativo. Non ne usciremo, nonostante tutto l' impegno di Mario Draghi.

fedez PRO DDL ZAN

 

E per il resto, se i #Ferragnez vogliono fare politica, come disse quel tale (di Sinistra), fondino un partito. E vediamo quanti voti prendono! (Speriamo di no).

 

2. A SINISTRA SI SCATENA IL BULLISMO WEB SUI COMPAGNI REI DI TENTATO DIALOGO

Giuliano Guzzo per "la Verità"

 

video tette chiara ferragni

Da quando domenica, in prima pagina su Repubblica, è uscita la notizia di alcuni emendamenti da parte di Italia viva al ddl Zan, il clima festoso tra i sostenitori della legge contro l' omotransfobia è improvvisamente venuto meno, lasciando spazio a critiche velenose, frecciatine, perfino insulti. Così, dove prima risplendeva l' arcobaleno, ora volano stracci.

 

Ad accendere la miccia dello scontro ci ha pensato direttamente il primo firmatario del ddl, Alessandro Zan. Il deputato del Pd, in una diretta su Facebook lunedì pomeriggio, ha preso di mira il partito di Matteo Renzi e, in particolare, l' idea di Italia viva di espungere dal testo già approvato alla Camera a novembre il concetto di identità di genere, riprendendo quelli di omofobia e transfobia contenuti nel ddl a suo tempo proposto da Ivan Scalfarotto. Una proposta giudicata irricevibile.

 

ddl zan

«La locuzione "contro tutte le discriminazioni motivate da omofobia e transfobia" del testo Scalfarotto», ha spiegato Zan, «non si può utilizzare da un punto di vista giuridico.

Perché in una proposta di legge si devono inserire termini neutri, per garantire la tassatività dell' azione penale».

 

«Per questo abbiamo usato "identità di genere", "orientamento sessuale" e "sesso", che sono parole che comprendono tutti», ha concluso il dem.

ddl zan 18

Ora, a parte che il ddl Scalfarotto fu firmato appena due anni fa pure dallo stesso Zan, il quale dunque dovrebbe spiegare come mai ieri sottoscriveva proposte che invece oggi boccia così sonoramente, comunque il parlamentare Pd sul punto ha ragione. Nel senso che, in effetti, «omofobia e transfobia» sono termini che difettano di precisione e univocità. Beninteso, la stessa identità di genere è in realtà un concetto di vaghezza notevole - tanto che il suo significato ricade nell' inafferrabile sfera delle «percezioni di sé» -ma non si può dire che «omofobia e transfobia» siano parole il cui senso sia da tutti condiviso.

 

ivan scalfarotto foto di bacco

Da tale constatazione, però, scaturisce un dilemma di non poco conto, e cioè: perché allora questi termini, così poco «neutri» da non poter rientrare in una norma a detta di Zan, possono restare centrali sui media e, ancor prima, nel dibattito pubblico? L' ambiguità non dovrebbe esser rifiutata sempre? L' impressione è che omofobia e transfobia, proprio per la loro vaghezza, siano clave lessicali perfette in mano al movimento Lgbt, che grazie ad esse può bollare in malo modo chiunque si opponga ai diktat arcobaleno. Del resto, gli indizi che vanno in questo senso abbondano.

 

alessandro zan 8

Per dire, nel marzo 2017 perfino Repubblica venne accusata di omofobia solo perché in un articolo aveva definito «compagno» - anziché marito - il partner del premier lussemburghese Xavier Bettel. A muovere l' accusa sul suo profilo Facebook, manco a dirlo, fu proprio Ivan Scalfarotto. Lo stesso che oggi, per aver detto che «il ddl Zan è un' ottima legge, ma senza modifiche non passerà», è sotto il fuoco delle critiche.

 

renzi

Per rendersene conto, basta farsi un giro su Twitter, dove Scalfarotto è descritto in un modo al cui confronto Giuda Iscaritota diventa un emblema di fedeltà: «Stai deludendo tanti di noi», «non ti vergogni?», «ipocrita», «pagliaccio». Questo il tenore dei commenti grandinati a decine sul suo profilo in queste ore.

 

Per completezza, va precisato che i critici non sono stati più teneri con Matteo Renzi.

Contro l' ex sindaco di Firenze e quanti osano giudicare emendabile il ddl Zan sono infatti scesi in campo nientemeno che i Ferragnez. «Fate schifo», è stato il raffinato commento della reginetta delle influencer postato sotto una foto di Renzi, mentre il marito, per non essere da meno, ha rincarato la dose: «Stai sereno Matteo, oggi c' è la partita. C' è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendogli che è pioggia».

SCALFAROTTO RENZI FOTO LAPRESSE

 

Così, tra richiami urinari e accuse di tradimento, sia Renzi sia Scalfarotto sono finiti nel tritacarne social di chi osa dissentire dal verbo Lgbt. Il risultato è quindi che il ddl Zan finirà nell' aula del Senato il 13 luglio, e non solo manca un accordo tra le forze di governo, ma potrebbero davvero non esserci i numeri. Del resto, se si pensa che l' ago della bilancia è ancora una volta nelle mani di Italia viva - che, come dimostra il naufragio del Conte bis, quando si impunta poi son dolori -, c' è da aspettarsi di tutto. Nel frattempo, per tornare a noi, non si può che ringraziare Alessandro Zan per aver confermato che omofobia e transfobia sono termini da prendere con le molle. Peccato che siano tra quelli che lui per primo, ogni santo giorno, usa di più.

ddl zanddl zanivan scalfarottoscalfarottoivan scalfarotto foto di bacco (1)alessandro zan firma il logo di scomodo foto di baccoalessandro zan 3ddl zanddl zan 18ddl zan 7FEDEZ CHIARA FERRAGNIintervento del deputato alessandro zan foto di bacco (2)

Ultimi Dagoreport

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...

massimiliano filippo romeo matteo salvini luca zaia

DAGOREPORT – AL CONGRESSO DELLA LEGA DEL 6 APRILE, SALVINI SARÀ RIELETTO SEGRETARIO PER LA TRAGICA ASSENZA DI SFIDANTI. L’UNICO CHE AVREBBE POTUTO IMPENSIERIRLO SAREBBE STATO IL COORDINATORE DEL CARROCCIO IN LOMBARDIA, L'EX FEDELISSIMO MASSIMILIANO ROMEO: MA IL COINVOLGIMENTO DEL FRATELLO, FILIPPO DETTO ''CHAMPAGNE'', NELLO SCANDALO LACERENZA-GINTONERIA NE HA AZZOPPATO LE VELLEITÀ – MA SUL TRIONFO DI SALVINI GRAVA UNA NUBE: CHE FARÀ IL “DOGE” ZAIA? SI PRESENTERÀ O RIMARRÀ A SCIABOLARE AL VINITALY DI VERONA?

stephen schwarzman jonathan grey giorgia meloni giancarlo giorgetti blackstone

DAGOREPORT: CHI TOCCA I FONDI, MUORE... – CHE HANNO COMBINATO DI BELLO IN ITALIA I BOSS DI BLACKSTONE, LA PIU' POTENTE SOCIETA' FINANZIARIA DEL MONDO? SE IL PRESIDENTE SCHWARZMAN ERA A CACCIA DI VILLONI IN TOSCANA, JONATHAN GRAY, DOPO UNA VISITA A PALAZZO CHIGI (CAPUTI) CON SALUTO VELOCE A MELONI, HA AVUTO UN LUNGO COLLOQUIO CON GIORGETTI SULLO STATO DEGLI INVESTIMENTI IN ITALIA (TRA CUI ASPI, DOVE I DIVIDENDI SONO STATI DECURTATI) – MENTRE IL FONDO USA KKR POTREBBE VALUTARE UN'USCITA ANTICIPATA DALLA RETE EX TIM (3 ANNI ANZICHE' 5)PESSIMI RUMORS ARRIVANO ANCHE DAL FONDO AUSTRALIANO MACQUARIE, PRESENTE IN ASPI E OPEN FIBER: MEGLIO DISINVESTIRE QUANDO I DIVENDENDI NON SONO PIU' CONVENIENTI....