renzi berlusconi

RENZUSCONI FOREVER - FERRARA: ''RENZI E IL CAV. SONO DIVERSI MA CONDIVIDONO LE STESSE BATTAGLIE (A COMINCIARE DAI TALK) E GLI STESSI NEMICI - PER FRECCERO, AD ESEMPIO, LA CRITICA DI MATTEO AI TALK È COME L’EDITTO DI SOFIA DEL CAV. VERSUS SANTORO & C.''

BERLUSCONI RENZIBERLUSCONI RENZI

Giuliano Ferrara per “il Foglio”

 

Non mi oppongo – tra l’altro come titolare del copyright sulla continuità dei due “fenomeni” non potrei proprio – quando si dice che Renzi fa le stesse cose che faceva Berlusconi, che i due sono simili per molti aspetti, che la sostanza politica e culturale è quella nonostante il discrimine tradizionale destra-sinistra.

 

Da ultimo è arrivato il buon Carlo Freccero: la critica di Matteo ai talk-show, sostiene, è come l’editto famoso di Sofia con cui furono proscritti Santoro & co. Ma prima di lui, in generale e nello specifico, in tanti hanno ripetuto la stessa cosa: per il segretario della Fiom Maurizio Landini e mille altri leader della sinistra più radicale, ecco, il Jobs Act lo avrebbe potuto fare Berlusconi.

 

La riforma del Senato, a parte il pericolo di svuotamento della democrazia (anche questa già sentita), è tipica della cultura corrosiva della tradizione costituzionale incarnata, prima di Renzi, dal suo predecessore, almeno secondo il partito dei costituzionalisti d’assalto.

 

Matteo Renzi e berlusconi Matteo Renzi e berlusconi

E così per le slide, per il partito “padronale”, per le intercettazioni, per le ragazze in politica, per la comunicazione disinvolta e lo storytelling col motore sempre acceso, per i rapporti con le imprese che cercano di fare reddito e profitti, per il governo del fare, per la scanzonata irrisione dell’impotenza della sinistra vocale o parolaia, per l’ottimismo coatto e una certa autostima da self made man. E per tante altre cose. Ora vorrei proporvi un gioco, senza troppo impegno, ma con un fondo di serietà ludica.

renzi berlusconirenzi berlusconi

 

Ve lo dico io che ho definito Matteo “il royal baby” nella dinastia di cui il Cav. è il capostipite. Bè, i due sono molto diversi. Due tipi più diversi an-tro-po-lo-gi-ca-mente non li si può immaginare. Pensateci. Non lasciatevi stregare dai miei sofismi sulla continuità. Uno è un imprenditore entrato in politica nei suoi cinquanta anni inoltrati, era amico di Craxi, l’altro fa politica fin da piccino e ci vorranno quindici anni perché raggiunga l’età del debutto del principiante suo predecessore, che ha fatto un pezzo di storia d’Italia, ed è amico di Lotti.

 

Uno è un libertino, l’altro un boy scout. Uno aveva il famoso conflitto di interessi come imprenditore della comunicazione televisiva, l’altro è stato al massimo candidato alla “Ruota della Fortuna”. Uno ha generato una cosa che non esisteva, la destra italiana, dalle ceneri della Prima Repubblica; l’altro ha rigenerato una cosa che stava per cessare di esistere, la sinistra democratica italiana, rottamando la vecchia oligarchia.

matteo renzi e berlusconi 0aa87941matteo renzi e berlusconi 0aa87941

 

E si potrebbe continuare con infiniti elementi di sostanza e di stile che, stavolta, dividono le due personalità, le distinguono per segno e per significato. Però hanno gli stessi nemici. E ogni cosa che il royal baby riesce a fare, nel solco e talvolta anche meglio del suo augusto papà, riceve esattamente le stesse critiche, egualmente motivate, sempre cadenzate sulle stesse note e disarmonie della crisi della democrazia, dell’attacco alle libertà civili, dell’indifferenza arrogante verso le leggi del dialogo e della solidarietà con i più deboli.

 

RENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL RENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL

Proviamo allora, almeno per gioco, a dirla così: ma se i due sono anche così diversi, e realizzano o perseguono le stesse cose, cioè una riforma dello Statuto dei lavoratori, il superamento della faziosità bestiale della televisione di malaparola, un Parlamento efficace e diversificato nelle funzioni e nei poteri di ciascuna Camera, e se pur diversi come sono tutti e due usano le slide per spiegarsi, se hanno partiti di follower e non di correnti, se difendono la privacy dall’origliamento di sistema, se promuovono giovani donne, se coltivano il made in Italy, se si presentano come persone pratiche e irridono le astrattezze ideologiche della vecchia sinistra in nome dell’ottimismo nazional-popolare, bè, non sarà che queste scelte hanno qualche giustificazione oggettiva al di là del consenso che le circonda e le ha circondate?

renzi con la bandana in testa come berlusconirenzi con la bandana in testa come berlusconiSILVIO SALVA RENZI SILVIO SALVA RENZI renzi e berlusconi 2 2renzi e berlusconi 2 2berlusconi renziberlusconi renzi

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…