1- FESTIVAL DI ROMA: PROVE TECNICHE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE PER IL CAMPIDOGLIO 2- IL PD DI BETTINI-ZINGARETTI VEDE SFUGGIRE LA PREDA (IL FESTIVAL È UNA CUCCAGNA PER RACCATTARE CONSENSO, A PARTIRE DALLE ASSUNZIONI DI AMICI E PARENTI: VERO BETTINI?) E SI SCATENA CONTRO IL DIKTAT DELLA POLVERINI (“O ARRIVA MÜLLER O LASCIAMO IL FESTIVAL”): “NOMINARE MÜLLER SAREBBE COME METTERE DRACULA A CAPO DELL’AVIS” 3- DIMENTICANO “L’ARTICOLO QUINTO, CHI HA I SOLDI HA VINTO”, E CHI PAGA È SDE-RENATA 4- DALLA PATAGONIA SI FA VIVO ALE-DANNO: “NON SONO ACCETTABILI VETI SULLE PERSONE, L’ISTERISMO DELLA SINISTRA CONTRO MÜLLER NON È COMPRENSIBILE” 5- MA IL FRONTE DELLA SINISTRA NON È COMPATTO. IL PRESIDENTE DELL’ANICA TOZZI: “QUANDO SENTO NOMI COME FERRARI E MÜLLER, PENSO CHE IL FESTIVAL PUÒ DIMOSTRARE UNA GRANDE FORZA PROFESSIONALE E SOPRATTUTTO L’INDIPENDENZA DALLA POLITICA”

1- "NO AI DIKTAT DELLA POLVERINI" - È SCONTRO SUL FESTIVAL DI ROMA
Mauro Favale per Repubblica-Roma

Un litigio costante, una polemica continua tra chi vuole cambiare a tutti i costi e chi, su questi cambiamenti, vorrebbe avere voce in capitolo. Tanto che, attorno al Festival del film di Roma, sembra si stia giocando «una campagna elettorale, una vicenda politica». È questa l´opinione di Piera Detassis, attuale direttore artistico del Festival, al posto della quale Polverini e Alemanno vedrebbero bene Marco Müller, per sette anni alla guida della Mostra di Venezia.

Anzi, per la governatrice «o arriva Müller o lasciamo il Festival». Un aut aut che la Polverini è costretta a rettificare: «Noi abbiamo il dovere di partecipare a un evento nel quale la Regione investe risorse, quindi abbiamo lavorato per portare a Roma, a nostro avviso, la professionalità più importante». Toni più soft per riparare a una dichiarazione che aveva scatenato una bufera.

Per il senatore del Pd Luigi Zanda, la governatrice ha «un´idea padronale» del Festival: «Così la cultura muore». Il capogruppo alla Pisana, Esterino Montino invita la Polverini a evitare «le solite piazzate». E da Sel, Gianluca Peciola parla di «inaccettabile ricatto». Il sindaco, fianco a fianco con la governatrice nella scelta di Müller, giudica quello della sinistra «un isterismo incomprensibile e pretestuoso».

Rimanda alla prossima assemblea dei soci per un confronto «sereno sulle prospettive del Festival ma non sono accettabili veti sulle persone». E per la prima volta nella querelle interviene Piera Detassis: «Penso che il cinema e le istituzioni si debbano interrogare sul metodo, su quali siano le relazioni che devono intercorrere tra politica e cultura quando si tratta di scegliere un direttore o un altro. In questo senso mi apre che la vicenda ponga un problema più vasto di Detassis o Müller».

2- ALE-DANNO: "NON SONO ACCETTABILI VETI SULLE PERSONE, L'ISTERISMO DELLA SINISTRA CONTRO MÜLLER NON È COMPRENSIBILE"
Gloria Satta per Il Messaggero

Festival di Roma sempre più nella bufera. Dopo le dichiarazioni di Renata Polverini al Messaggero («o Müller direttore artistico o la Regione lascia la rassegna») i toni dello scontro rimangono alti. E non si prospetta facile il lavoro dei soci fondatori (Comune, Regione, Provincia, Musica per Roma, Camera di Commercio) che venerdi 13, data fatidica, si riuniranno per venire a capo della pasticciatissima situazione.

Il braccio di ferro tra l'asse Polverini-Alemanno e le opposizioni sulla nomina dell'ex timoniere di Venezia rischia di radicalizzarsi ulteriormente. La previsione generale è che l'atteso confronto tra le parti finirà per ratificare lo status quo: Gian Luigi Rondi presidente fino a giugno con funzioni di direttore artistico ad interim.

Bene fa a evitare commenti Paolo Ferrari, nuovo presidente in pectore, «congelato» dallo scontro politico. «Prima di tutto conta il Festival», si limita a dire con signorilità l'ex presidente dell'Anica e di Warner Bros, «e sono certo che gli organismi competenti troveranno una soluzione proprio nell'interesse della rassegna».

Già, gli organismi competenti. Cioè i soci fondatori e il cda della Fondazione Cinema per Roma ai quali, a dispetto dei politici in guerra, spetta l'ultima parola. Il sindaco invoca un «confronto sereno» e si augura che ognuno «prenda una posizione chiara così come ha fatto la presidente della Regione». Ma puntualizza: «Non sono accettabili veti sulle persone, l'isterismo della sinistra contro Müller non è comprensibile».

Da parte delle opposizioni, le reazioni all'uscita del governatore del Lazio fioccano. «Le idee di Polverini sono da Minculpop», dice Giulia Rodano dell'Idv. «Ma Roma ha ancora un sindaco?», si domanda il consigliere comunale Paolo Masini (Pd). «Con i diktat della presidente della Regione non si va molto lontano», afferma Michele Meta.

Nella stessa direzione si esprimono anche Marta Leonori, Esterino Montino, il vicepresidente del gruppo Pd al Senato Luigi Zanda («Quando intervengono padroni alla Polverini la cultura muore), mentre Vincenzo Vita propone il «ritorno alle regole» e Gianluca Peciola di Sinistra Ecologia e Libertà parla di «ricatto inaccettabile».

Ma davvero Müller, l'uomo dei trionfi al Lido, sarebbe incompatibile con il Festival di Roma? Il consigliere provinciale Pd Pino Battaglia, rivangando gli antichi attacchi dell'ex direttore della Mostra di Venezia contro la rassegna concorrente, fa una battuta: «Nominarlo sarebbe come mettere Dracula a capo dell'Avis».

Riflette il deputato Pd Enrico Gasbarra: «Alemanno e Polverini si sono mossi come elefanti in una cristalleria. Siamo passati dall'affermazione che con la cultura non si mangia, cara al governo Berlusconi, alla destra romana che vorrebbe mangiare la cultura. Prima di indicare dei nomi, come se fossimo al mercato dei direttori, ci facciano capire qual è il loro progetto, poi si apra il confronto. La destra fermi questo braccio di ferro».

E da destra, insorge Francesco Giro: «Giù le mani da Polverini. Basta con quest'accanimento contro di lei». Si schierano con il governatore Veronica Cappellaro e Angelo Mele, mentre il coordinatore romano del Pdl Gianni Sammarco definisce Müller «un valore aggiunto per la rassegna». «E' giusto puntare su di lui», rincara il vicepresidente della regione Luciano Ciocchetti (Udc).

E Polverini: «C'è stata una risposta con toni assolutamente oltre le righe, soprattutto da parte del partito democratico e di chi considerava la festa del Cinema di Roma come qualcosa di personale o familiare».

Michele Lo Foco, consigliere della Fondazione Cinema per Roma in rappresentanza del Comune, non ha mai nascosto di essere contrario a Müller perché «troppo raffinato e cinefilo». Oggi dice: «I soci ricordino che la sede appropriata delle nomine è il cda. Le indicazioni dall'alto rappresentano una prevaricazione della regolarità giuridica».

Piera Detassis, direttore scaduto il 31 dicembre scorso, commenta: «Il problema val al di là della scelta della guida artistica. Stiamo vivendo una campagna elettorale». E il presidente dell'Anica Riccardo Tozzi conclude: «Quando sento nomi come Ferrari e Müller, penso che il Festival può dimostrare una grande forza professionale e soprattutto l'indipendenza dalla politica».

RIASSUNTO DELLE PUNATTE PRECEDENTI
L'incontro. Alla vigilia di Natale s'incontrano Polverini, Alemanno e Müller. E' la presidente della Regione che presenta l'ex direttore della Mostra di Venezia al sindaco con l'idea di affidargli la direzione artistica del Festival al posto di Piera Detassis, in scadenza. L'incontro doveva rimanere segreto ma trapela. E scoppia la polemica.

Le proteste del Pd. Insorge il Pd, accusando Alemanno e Polverini di «inciuciare» alle spalle della Provincia. «Müller non può venire a Roma, è nemico del Festival», dice Zingaretti, ricordando gli attacchi dell'ex timoniere di Venezia contro la rassegna.

Il duello. In gioco sono Detassis, sostenuta dalla sinistra e dal presidente Rondi, e Müller candidato del centrodestra. Qualcuno spera che Rondi, l'unico titolato a nominare il direttore, si dimetta prima della scadenza, prevista a giugno.

Interim. Ma Rondi non lascia e nello stesso tempo si rifiuta di nominare Müller. Non nominerà nemmeno Detassis, assumendo la direzione artistica ad interim.

La resa dei conti. Mentre lo scontro politico infuria, i soci fondatori si danno apopuntamento al 13 gennaio. Il sindaco, che conferma la fiducia a Rondi, ha invece promesso di «azzerare» altre cariche del Festival.

 

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