IO SPERIAMO CHE ME LA CAV - CON FI DIETRO GRILLO E RENZI, È PRONTO IL ‘TRAVASO’ DI PARLAMENTARI AZZURRI A SOSTEGNO DEL GOVERNO - IL ‘DERBY’ CON ALFANO: SE NCD TIENE, BERLUSCONI NON AVREBBE PIÙ LA GOLDEN SHARE NELLA RICOSTRUZIONE DEL CENTRODESTRA

Paola Di Caro per ‘Il Corriere della Sera'

L'ultima paura si chiama «diaspora». Così la chiama un Silvio Berlusconi sempre più scorato rispetto alla piega che sta prendendo la sua campagna elettorale. Doveva essere una cavalcata verso l'obiettivo (probabilmente dall'inizio irrealistico) del 25%, si è rivelata una strenua resistenza, quasi un corpo a corpo, per non scendere troppo rispetto alla soglia psicologica e non solo del 20%.

In attesa del voto di domenica, e degli ultimi giorni di battente e furiosa campagna elettorale tutta volta a convincere gli indecisi a non votare «chi vuole solo tasse e Grillo», non sembra infatti che FI sia riuscita almeno nell'intento di riprendersi i voti persi rispetto agli altri partiti di centrodestra: né Ncd, né Fratelli d'Italia, né tantomeno la Lega - a quanto raccontano gli uni e gli altri - starebbero perdendo consensi in favore degli azzurri. Il travaso verso «il voto utile» tanto invocato da Berlusconi, insomma, non c'è. E se lunedì i voti veri dovessero vedere una Forza Italia a livelli molto bassi e un Ncd e altri piccoli ben in sella, la ristrutturazione del centrodestra sarebbe tutta da inventare. Con il coltello non più dalla parte del manico di Berlusconi.

Un cruccio enorme per Berlusconi, che ai suoi chiede «come sia possibile» quello che sta accadendo, ma che non ha ancora trovato né l'arma per contrastare i piccoli, né quella per cercare di non perdere altri voti nei confronti di Grillo e di Renzi. Sì perché ormai, tra gli azzurri lo dicono tutti, la vera competizione è a due, e Berlusconi è molti passi indietro. Impossibilitato com'è ad usare i toni virulenti del leader del M5S sull'Europa (è nel Ppe e ne sostiene il candidato Juncker) come quelli contro Renzi, con il quale ancora non ha deciso di rompere sulle riforme, il messaggio che manda risulta poco chiaro.

Anzi, in Forza Italia ormai il caos è tale che nessuno ha idea di cosa potrebbe succedere se davvero Grillo vincesse le elezioni, e il governo ne uscisse enormemente indebolito. Perché nello stesso Berlusconi convivono due pensieri opposti: «Potrebbe essere il momento per tornare al governo e organizzare tutti insieme la resistenza contro quel pazzo», ha detto ad alcuni. Pronto però a scegliere anche la via opposta: «Se tutto crolla, forse converrà andare al voto con questa legge, e magari formare dopo un serio governo di larghe intese».

In questo clima, si moltiplicano le voci di chi dà già per pronto una sorta di «soccorso bianco» per Renzi: un gruppo di forzisti, secondo alcuni con la benedizione di Verdini, in aggiunta a senatori sparsi, sarebbe pronto a staccarsi dalla casa madre per andare a puntellare almeno nei numeri il governo: «C'è un sacco di gente che ci sta pensando...», confermano i bene informati. Aggiungendo che, in caso di risultato drammatico, l'esodo potrebbe essere ancora più massiccio. Ma una sola cosa sembra mettere d'accordo tutti in FI: «Berlusconi - dicono in coro - non lascerà». Comunque vada. Il sostegno della famiglia al partito e il suo personale non verranno meno, troppo cruciale è mantenere una presenza pesante in politica.

Ma certo, in caso di sconquassi, molto andrà riorganizzato. E presto. Un ufficio di presidenza è stato già convocato per martedì per analizzare il voto e prendere eventuali decisioni. Tra le più urgenti, quella di dare un forte organo dirigente al partito visto che le dimissioni di Bondi da amministratore sono sempre più irrevocabili. Ma chi entrerà nel direttorio, con che poteri, lo si capirà anche dai risultati delle Europee. Cruciali per tutti.

 

 

Silvio berlu silvio berlu occhiali RENZI E BERLUSCONI CON MAGLIETTA SU DELLUTRI RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMACROSETTO GIORGIA MELONI E IGNAZIO LA RUSSA CON LA TESSERA ELETTORALE AL QUIRINALEGRILLO E VESPA c d dfe f e b

Ultimi Dagoreport

mario draghi praga

DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA' AFFOSSATO IL SUO GOVERNO E LA SUA AMBIZIONE QUIRINALIZIA? E SE È ANDATO VIA SBATTENDO LA PORTA, STIZZITO (“VEDO CHE GUARDATE L’OROLOGIO, PER CUI VI RINGRAZIO”) - EPPURE LE SUE PAROLE CONTENEVANO UNA PROPOSTA IMPORTANTE: FINANZIARE IL RIARMO CON EUROBOND - DIETRO IL NO A URSULA, CHE GLI AVEVA PROPOSTO DI COORDINARE IL PIANO REARM EU, PRIMA PASSO A UNA FUTURA DIFESA EUROPEA, CI SONO DUE MOTIVI... -VIDEO

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...