CARAMAZZA, E IL PEONE S’INCAZZA - FORZA ITALIA LANCIA L’EX AVVOCATO DELLO STATO PER LA CONSULTA, PER MOLTI BERLUSCONES E’ SOLO UN “TECNICO” - MINA DEL M5S: “ANCHE VIOLANTE È INCANDIDABILE, NON HA I REQUISITI”

1. CONSULTA: M5S, ANCHE VIOLANTE INCANDIDABILE

CARAMAZZA CARAMAZZA

 (ANSA) - "Luciano Violante è incandidabile per la Consulta". Dopo il caso di Teresa Bene per il Csm il M5s è andato a controllare i requisiti richiesti per la nomina alla Consulta e, annuncia il deputato Danilo Toninelli, "abbiamo scoperto non ha nessuno dei requisiti richiesti perché un politico di professione".

 

"La Costituzione parla chiaro e Luciano Violante non è magistrato, neanche a riposo, delle giurisdizioni superiori ordinaria e amministrative, non ha mai esercitato la professione di avvocato, non è più professore ordinario in alcuna università da almeno cinque anni né - aggiunge Toninelli - ha mai svolto attività accademica a tempo pieno da quando è in politica". "Il nome di Violante, su cui il Pd si è scandalosamente inchiodato, non è meno dubbio di quello di Teresa Bene", conclude.

 

 

2. CONSULTA, NUOVO TICKET - FI LANCIA CARAMAZZA EX AVVOCATO DELLO STATO

Liana Milella per “la Repubblica

Luciano Violante Luciano Violante

 

Caramazza-Violante. L’ex avvocato generale dello Stato e l’ex presidente della Camera. È la nuova coppia per la Consulta. Formalizzata alle ore 20 da Forza Italia dopo una riunione con Berlusconi. L’idea di scegliere Francesco Ignazio Caramazza, una carriera e una vita spesa in via dei Portoghesi, con una breve parentesi da sottosegretario all’Interno nel governo Dini, arriva da Gianni Letta che l’ha conosciuto quando era sottosegretario a palazzo Chigi.

 

Dicono sì i capigruppo Romani e Brunetta che poi parlano con gli omologhi del Pd, Zanda e Speranza. Berlusconi conferma anche il sì per Violante. Un altro paio di candidature — Maurizio Paniz e Francesco Paolo Sisto — vengono prese in considerazione, ma scartate a favore di un tecnico. Il Pd conferma Violante.

DONATO BRUNO DONATO BRUNO

 

Ma già nella tarda serata cominciano a venir fuori i mal di pancia di deputati e senatori forzisti che non mandano giù il «sacrificio» di Bruno, e dicono che non voteranno mai per Caramazza perché «non è uno dei nostri». Il grosso rischio è che si torni allo scenario di due settimane fa, quando un altro tecnico, l’ex Antitrust Catricalà, è stato bruciato dal rifiuto di molti peones di votarlo. Allora il nome sulla scheda fu quello di Bruno (ben 120 voti), ora potrebbero esserci quelli di Paniz e Sisto. Scarso gradimento, anche se sotto traccia, pure tra gli alfaniani di Ncd.

 

Ufficialmente il gruppo dice sì a Caramazza, ma dietro le quinte più d’uno rivela «di non avere nessuna voglia di votarlo». Meglio Sisto, che per Ncd avrebbe il vantaggio, se eletto, di far subentrare alla Camera un’”on” di Alfano, il quale andrebbe a compensare l’uscita di Antonio Leone, votato per il Csm.

DANILO  TONINELLI  DANILO TONINELLI

 

Logiche spartitorie che poco c’entrano con l’urgenza di mandare alla Corte due giudici capaci. Da questo punto di vista Caramazza ha i titoli. Primo classificato nei concorso per l’Avvocatura e per la Corte dei conti, diventa avvocato dello Stato nel ’64. Nel ’68 passa tra i magistrati contabili, ma torna alla “casa madre”.

 

Teresa BeneTeresa Bene

Dove resta fino all’agosto 2012. Lascia dopo aver controfirmato, per conto del Quirinale, il ricorso sulla necessità di distruggere le intercettazioni tra Napolitano e Mancino. Atto che gli provocherà tuttora delle critiche. Come l’aver seguito, per conto di palazzo Chigi e per quattro diversi premier (Berlusconi, Prodi, Monti, Letta), il caso Abu Omar e la tutela del segreto di Stato. Indietro nel tempo ecco il conflitto tra Ciampi e il Guardasigilli Castelli sulla grazia a Sofri.

 

giorgio napolitanogiorgio napolitano

A Caramazza si strappa solo un «per me è un grande onore che sia stato fatto il mio nome». Negli stessi minuti però cominciano a diffondersi le voci dell’agitazione dei peones di Fi. Paolo Romani, capogruppo di Fi al Senato e presente all’incontro con Berlusconi, parla di Caramazza come di «una candidatura di alto livello, non identificata politicamente, che il partito mette a disposizione del Parlamento per superare ogni divisione». Un tecnico nella pienezza dei titoli che dovrebbe evitare il ripetersi del caso Bene.

 

GIOVANNI LEGNINI 
GIOVANNI LEGNINI

Proprio il Csm crea un altro cortocircuito. Raccogliendo l’input di Napolitano che raccomanda di chiudere in fretta sulle nomine, la Camera decide di votare subito il nuovo consigliere del Csm. Ma dopo un’ora la convocazione decade. Il mistero è presto spiegato. Ancora non si sa se Teresa Bene, la giurista di Napoli esclusa dal Csm, farà ricorso contro la decisione. Chi dice al Tar, chi in Cassazione.

 

Lei, da Napoli, risponde provata: «Sto studiando il caso con consulenti autorevolissimi. Non voglio parlare ma usare il tempo per mettere a riparo la mia immagine ingiustamente bistrattata ». Un nuovo ricorso? Se così fosse, la Camera non può eleggere un altro consigliere perché se Bene resiste e vince si rischia di ritrovarsi con un consigliere in più. Un altro pasticcio.

 

 

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