CHE FIGURA DI TOLLA PER PASSERA E FORNERO: AL MEETING DI RIMINI HANNO SOLO SPARATO CAZZATE – MONTI E GRILLI GETTANO NEL CESTINO L’IPOTESI DI FORNERO DI RIDURRE IL CUNEO FISCALE PER I LAVORATORI, COSÌ COME L’IDEA DI PASSERA DI USARE I PROVENTI DELLA LOTTA ALL’EVASIONE PER ABBATTERE LA PRESSIONE FISCALE PER I REDDITI PIÙ BASSI, O LA PROPOSTA DEL SUO VICE ALLE INFRASTRUTTURE, MARIO CIACCIA, DI “STERILIZZARE L’IVA” PER I CANTIERI DELLE OPERE PUBBLICHE…

Francesco Bei per La Repubblica

Il messaggio è arrivato, forte e chiaro: basta fughe in avanti. Perché per Monti questo agosto, sulla carta molto a rischio, ha portato due segnali positivi, elencati ieri mattina dal premier al Consiglio dei ministri.

«Non si è verificato il temuto attacco speculativo», favorito dai volumi bassi di scambi sui mercati finanziari; e le agenzie di rating - Moody's e Fitch - «hanno iniziato a riconoscere gli sforzi del paese verso il risanamento ». Ma proprio per questo non si può abbassare la guardia, mandando segnali in controtendenza. Come quelli lanciati dai ministri e viceministri al meeting di Rimini sulla delicata materia della riduzione delle tasse. Anche il faccia a faccia mattutino tra il premier e il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha evidenziato la fragilità della situazione.

Non che ci sia stato bisogno di una bacchettata pubblica, del resto lo stile accademico e seminariale con cui Monti conduce le riunioni di governo è molto lontano dall'approccio "hard boiled" di un Tremonti. Nessuna scomunica, nessuna sceneggiata e nessuna minaccia di dimissioni di Grilli. In linea con quella «mobilitazione generale per la crescita» chiesta a tutti dal premier. E tuttavia una voce di palazzo Chigi, scorrendo il lungo e dettagliato comunicato sull'agenda per la crescita, fa notare che «forse sono politicamente più importanti le cose che non sono state scritte rispetto a quelle che ci sono».

E in quell'elenco, vistato da Monti, manca per l'appunto l'ipotesi di Fornero di ridurre il cuneo fiscale per i lavoratori, così come manca la suggestione di Passera di usare i proventi della lotta all'evasione per abbattere la pressione fiscale per i redditi più bassi, o la proposta del suo vice alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, ovvero quella di «sterilizzare l'Iva» per i cantieri delle opere pubbliche. Niente da fare.

È stata la lunga e dettaglia relazione di Vittorio Grilli sulla situazione italiana, europea e mondiale a raffreddare gli animi. «La congiuntura economica internazionale sta peggiorando», ha spiegato il ministro dell'Economia. Persino i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che finora hanno fatto da locomotiva, stanno rallentando. Non parliamo degli Stati Uniti, dove «si prevede addirittura una recessione nel 2013».

Grilli ha citato le stime del Congressional Budget Office, la commissione Usa bipartisan che studia il bilancio, secondo le quali «se non sarà risolto il cosiddetto "fiscal cliff"», ovvero l'accoppiata tagli alla spesa pubblica e aumento delle tasse, il Pil del 2013 «scenderà di mezzo punto percentuale spingendo il tasso di disoccupazione al 9,1%». E dunque se tutti frenano, persino la potente Germania, per l'Italia non c'è da immaginare vie d'uscita a breve. La strada dunque resta quella di agire su due leve per «cancellare definitivamente l'aumento dell'Iva ». I due fronti sono quelli della spending review, per abbattere la spesa pubblica, e della lotta all'evasione fiscale, per «aumentare la base imponibile».

Grilli ha quindi illustrato il suo programma di dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico, con l'obiettivo di un avviare un percorso «prudente e graduale» di rientro del debito dell'1% del Pil all'anno.

Altri segnali positivi si possono lanciare. C'è l'agenda per la crescita elaborata da Passera e dal ministero dello Sviluppo. Le semplificazioni e le liberalizzazioni, la riforma della pubblica amministrazione a cui lavora Patroni Griffi. L'anticorruzione della Severino. E c'è l'idea, sponsorizzata da Antonio Catricalà (ma su cui si registra una certa freddezza di Grilli) di recepire in fretta la direttiva europea sui tempi di pagamento dello Stato nei confronti delle imprese.

Il termine ultimo sarebbe marzo del 2013 e l'Italia detiene il primato del debito più alto nei confronti delle imprese: in tutta l'Unione ammontano a 180 miliardi e solo in Italia sarebbero 70-80 miliardi. Pagarli subito, come ci impone l'Ue, equivarrebbe ad aprire una voragine di almeno 4 punti di Pil nel bilancio. L'ultima relazione nel Consiglio dei ministri è quella del ministro per gli affari europei Moavero. Che parla delle misure pro-crescita che sta adottando l'Ue con il suo nuovo bilancio. E che «possono fare da volano per far ripartire un po' di sviluppo anche da noi».

Il Consiglio dei ministri finisce dopo otto ore di suggerimenti e giri di tavolo. Poi Monti, Passera, Grilli e Patroni Griffi si appartano per mettersi d'accordo sulla «comunicazione » del summit. Circolano infatti già le voci di uno scontro tra il ministro dell'Economia e quello dello Sviluppo. Viene incaricato Passera di scendere dai giornalisti e spargere miele: «È stato importante il grande spirito di collaborazione tra i ministri». C'era bisogno di farlo notare.

 

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