LO SBALLO DEL QUA QUA - FACCI: “LO STORDIMENTO DIVENTA PERICOLOSO (ALLA GUIDA, PER ESEMPIO) O POCO COMPATIBILE CON UNA VITA LAVORATIVA; DUNQUE UNA PERSONA CHE RITENESSE DI DOVERSI STONARE ANCHE DA ADULTA FORSE NON DOVREBBE ESSERE INCORAGGIATA DALLO STATO”

Filippo Facci per "Libero"

Si può essere a favore della legalizzazione e però non della cannabis. L'equivoco è credere che legalizzarla sia obiettivo anzitutto dei consumatori - quelli che si fanno le canne, cioè - e non anche di chi della cannabis resta sostanzialmente un nemico culturale, e pensa perciò che questa abitudine vada combattuta in altro modo rispetto a come si fa o non si fa oggi.

Poi, siccome sui temi civili siamo un Paese sottosviluppato, da noi il dibattito embrionale sulla legalizzazione prende le forme schizoidi per esempio già raccontate da Libero di ieri: l'assessore leghista Gianni Fava si è detto a favore della legalizzazione (via twitter) al punto che Roberto Maroni ha rilanciato e sottoscritto, ma poi è intervenuto Matteo Salvini con la solita formula tartufesca («non è una priorità», espressione per dire che non si vuol saperne) e allora anche Maroni si è tirato indietro: peccato che l'assessore Fava intanto avesse rilanciato.

Ecco, è tutto un po' così, sospeso tra la ratio di chi ci ha semplicemente riflettuto e di chi teme di perdere voti, di passare per amico dei drogati, propugnatore di una comunità che si abbruttisce di canne da mane a sera. Come se la recente legalizzazione in Colorado e in altri Stati statunitensi (o in Svizzera, in Uruguay o nello Stato canadese del British Columbia) mirasse a stordire l'umanità e non più semplicemente a debellare i narcos, a colpire al cuore i cartelli del traffico senza che tuttavia - è il punto chiave - aumentino i consumatori.

La vera scommessa infatti è questa: verificare se la legalizzazione possa far calare i consumi eliminando l'aura del proibito - come accadde a suo tempo per l'alcol, ovviamente dopo una prima fase di euforia - o se invece le cose peggiorerebbero e basta. Oddio, difficile che peggiorino, visto che oggi farsi una canna è la cosa più semplice e comune del mondo e la proibizione non fa che regalare status a un consuetudine tutto sommato banale.

C'è chi giura che a una legalizzazione ci arriveremo tutti, anche perché porterebbe soldi all'erario: ma è frustrante che l'Europa - figurarsi l'Italia - debba andare a rimorchio di esperimenti e cambiamenti che al solito vengono anticipati oltreoceano, diversamente da come accadeva in passato.

Nel nostro Paese, in particolare, resta in vigore la malfamata legge Fini-Giovanardi che ha reso opaca la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e ha creato un bacino di potenziale criminalità che coinvolge tutti gli strati sociali, oltretutto stipando le carceri all'inverosimile. La legge non funziona, e siamo fermi a questo.

Dopodiché c'è il discorso sobrio e comprensibile di chi è a favore della legalizzazione ma non della cannabis, che resta - con la marijuana - un piacere sperimentale e tipicamente da giovani. I danni da consumo, limitati, sono comunque provati da vari studi scientifici: ma a questo si potrebbe obiettare che il consumo e la dipendenza da alcol producono danni assai peggiori.

È noto che la maggior parte dei consumatori fanno uso di cannabis in gioventù e poi smettono gradualmente, senza strappi o drammatiche decisioni: lo stordimento diventa pericoloso (alla guida, per esempio) o comunque poco compatibile con una vita lavorativa o di relazione; dunque una persona che ritenesse di doversi stonare anche da adulta - troppo spesso, cioè - forse non dovrebbe essere incoraggiata dallo Stato: tutto qui, il discorso è questo.

È come se le farmacie di mettessero a distribuire psicofarmaci senza ricetta: e beninteso, poco ci manca. Ma è un discorso delicato. Uno stile di vita legato alla cannabis difficilmente potrà essere definito come costruttivo: il problema è che pontificare su questo, al tempo stesso, comporta il sostenere che un modello di vita sia migliore di un altro.

È complicato, è poco liberale ma soprattutto è contraddittorio rispetto ad altri stili di vita che lo Stato certo non incoraggia - le sigarette, l'alcol, certi cibi, il gioco d'azzardo - ma al tempo stesso non proibisce.

Uno Stato moderno dovrebbe rendere eticamente accettabile tutto ciò che sia legale: ha poco senso legalizzare qualcosa e contemporaneamente disincentivarne l'uso o condannarlo moralmente.

Nel dubbio, nazioni cattoliche come la nostra preferiscono scegliere di proibire e contemporaneamente di tollerare che le leggi vengano evase: dunque il consumo della cannabis è proibito, per esempio, ma è come se non lo fosse, col dettaglio che in tutto questo si arricchiscono le organizzazioni criminali e si alimenta un infinito indotto illegale. È assurdo. E non stupisce che oltreoceano se ne siano accorti da un pezzo.

 

 

FILIPPO FACCI TWEET IL TENORE RIPROVA IL SECONDO ATTO DELLA TRAVIATA DOPO L INSUCCESSO DELLA PRIMA SCALIGERA FILIPPO FACCI E FEDERICO CORONA In fila per la marijuana in Colorado MARIJUANA MARIJUANA marijuana

Ultimi Dagoreport

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)