toninelli tav

LA PROFEZIA DI FACCI: “PREPARIAMOCI ALLE PIÙ INCREDIBILI SCENEGGIATE - TIPO TONINELLI CHE FINGE LE DIMISSIONI - DA PARTE DI DUE FORZE DI GOVERNO CHE SUL TAV FINGONO INTRANSIGENZA, MA CHE NON FAREBBERO CADERE IL GOVERNO NEPPURE SE IL RISPETTIVO ALLEATO LI PRENDESSE A MITRAGLIATE. QUALSIASI PERSONA ASSENNATA SA CHE IL TAV SI FARÀ, E LO SA DA ANNI…”

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

FILIPPO FACCI

Tre cose: 1) Di Danilo Toninelli sono chiari i costi, ma non i benefici; 2) Abbiamo avuto tanti partiti che erano incapaci di fare, ma per la prima volta abbiamo un partito che è incapace di non fare, anche volendo non fare: tipo non fare il Tav, il Tap, le trivelle nell' Adriatico, l' Ilva, il Terzo Valico, l' acquisto degli F35, il Muos di Caltanissetta, roba che i grillini dovevano bloccare e che, loro, trasformano in garanzia di attuazione; 3) Prepariamoci alle più incredibili sceneggiate - tipo Toninelli che finge le dimissioni, un antipasto - da parte di due forze di governo che sul Tav fingono intransigenza, ma che non farebbero cadere il governo neppure se il rispettivo alleato li prendesse a mitragliate.

 

Dopodiché ricominciamo da capo, anzi da zero, anzi da Toninelli. Qualsiasi persona assennata sa che il Tav si farà, e lo sa da anni, lo sa prescindendo dai grillini e - figurarsi - da uno come Toninelli: è un' opera ritenuta fondamentale dove si decidono le cose - in Europa, ma di cui l' Italia, bene o male, fa ancora parte - e che è programmata da troppi anni, gli interessi in gioco non sarebbero seriamente disturbabili neppure da un governo che dettasse l' agenda economica anziché farsela dettare.

 

DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

Come per molti altri provvedimenti governativi, anche per il Tav il problema riguarda il packaging e non il reale contenuto, il che per i grillini si tradurrà nel drammatico tentativo di salvare la faccia dopo essersela sporcata infinite volte con tutto ciò che si sono rimangiati una volta al governo.

 

ONOREVOLE SCONFITTA

Un retroscena raccontato giorni fa dal Corriere della Sera, secondo il quale Beppe Grillo avrebbe intimato a Luigi Di Maio di opporsi strenuamente sino all' ultimo (perché tanto il Tav passerà lo stesso, lo vuole tutto il resto del Parlamento e ora si è svegliato persino Zingaretti) anche se fosse un retroscena inventato, sarebbe verosimile: meglio un' onorevole sconfitta che il millesimo compromesso che scatenerebbe (in realtà ha già scatenato) la rabbia preventiva della base grillina non solo piemontese: un po' come è già accaduto, un territorio alla volta, per tutte le altre opere che proseguiranno con l' arrendevole complicità dei grillini governativi e, segnatamente, di un Toninelli che ormai non ritengono presentabile neppure in famiglia.

DANILO TONINELLI

 

I nervosismi interni verso l' allampanato ministro non si contano più, di quelli esterni manco parliamo: Pd e Fi hanno già depositato due mozioni di sfiducia da votare il 21 marzo. In altre parole, la battaglia è persa - la commissione costi/benefici è sempre stata una barzelletta - ma i grillini devono fingere di combatterla perché la caduta voti è verticale.

 

Devono fingere di stracciarsi le vesti perché non ci sono trattati italo-francesi che possano pretendere di cambiare: le dimissioni di Toninelli, nella sceneggiata della finta intransigenza, sarebbero state un bel colpo, ma il ministro si è dimostrato incapace persino di dimettersi, nella consapevolezza che alla lotteria dei ministeri, uno come lui, può vincere una volta sola.

 

CONTE TONINELLI

Ergo, Toninelli ha smentito di volersi dimettere ma nessuno ha smentito che le sue dimissioni avrebbero fatto bene a tutti, forse persino a lui. Ha capito che la sua opinione (parola forte) non ha nessun peso, e tra una figuraccia da ministro o una da dimissionario ha fatto la sua italianissima scelta. Come detto, non c' è nessun muro contro muro: dal muro spunterà la scavatrice del Tav. I bandi da 2,3 miliardi di euro della società Telt, che aspetta un input entro lunedì prossimo, partiranno e l' Italia eviterà di perdere i 300 milioni di Bruxelles. Siccome la decisione va presa ora, non c' è la possibilità di congelare la questione sino alle elezioni europee come piacerebbe a molti.

 

toninelli

SOLO PAROLE

Insomma, i grillini non ci dormono la notte ma la infiorettano come neanche Alice nel paese delle meraviglie: secondo Toninelli il dialogo è «sereno e costruttivo» e da ieri sera c' è un vertice a oltranza per giungere a una «sintesi condivisa», dunque «prendere le decisioni migliori nell' interesse del Paese», come spiegava Giuseppe Conte non creduto da nessuno. Tra fare o non fare il Tav, in realtà, non esiste sintesi: mica puoi farne solo un pezzo. Ma se la inventeranno, la sintesi.

 

toninelli

Le distanze restano ufficialmente siderali (anche se Luigi Di Maio rassicura tutti con melassa per beoti, tutto va bene madama la grillina) mentre Matteo Salvini è secco: «C' è bisogno di infrastrutture. Aspetto di confrontarmi con gli altri, ma una decisione sarà presa entro venerdì».

 

Il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, uno che farebbe saltare il governo domani mattina, prosegue legittimamente la sua sceneggiata («sono sicuro, sicuro, sicuro che questa roba resterà ferma per altri anni») e il resto è tutto così, parolame. Che ci frega di inseguirlo? Il Tav si farà. I grillini possono fare molti danni, tanti ne hanno fatti e altri ne faranno: ma a tutto c' è un limite. Il Tav si farà.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…